La strana alleanza di TIM e Poste per il cloud sovrano

Un nuovo asse strategico potrebbe ridisegnare il panorama digitale italiano. Secondo fonti vicine ai due gruppi, Tim e Poste Italiane sarebbero infatti pronte a unire le proprie forze per dare vita, entro il 2026, a una joint venture dedicata ai servizi cloud e all’IA. Si tratterebbe di un progetto con una forte valenza industriale e politica, rappresentando la nascita di un polo nazionale in grado di competere con le big tech internazionali e di garantire una maggiore sovranità tecnologica per imprese e pubblica amministrazione.
L’accordo preliminare, formalizzato con una lettera d’intenti, prevede una partecipazione maggioritaria di Tim (51%) e una quota del 49% per Poste. È il primo grande passo congiunto dopo l’ingresso della società guidata da Matteo Del Fante nel capitale di Tim, di cui oggi detiene quasi il 25%. Per entrambe le aziende, l’intesa rappresenta la possibilità di valorizzare infrastrutture, risorse e competenze già esistenti, creando un ecosistema tecnologico interamente italiano.
Il progetto nasce in un contesto di forte pressione competitiva, in cui le multinazionali statunitensi del cloud, come AWS, Microsoft e Google, dominano il mercato, mentre l’Europa continua a cercare modelli alternativi di cloud sovrano. In questo scenario, la sinergia tra Tim e Poste ambisce a costruire un’offerta basata su data center nazionali, tecnologie open source e sicurezza dei dati, in linea con gli standard europei del progetto GAIA-X. La nuova società avrebbe quindi il compito di sviluppare infrastrutture e servizi destinati non solo alle grandi imprese e alla PA, ma anche alle PMI, troppo spesso escluse dai percorsi di digitalizzazione avanzata.
Per Tim Enterprise, la divisione del gruppo dedicata al B2B e alla pubblica amministrazione, l’operazione rappresenterebbe una mossa cruciale. L’amministratore delegato Pietro Labriola vede infatti nella partnership un’occasione per rafforzare la leadership di Tim nel mercato ICT e per rendere più efficiente la rete di data center dell’azienda, che già conta 17 strutture operative, 8 delle quali certificate Tier IV. Un’infrastruttura che potrebbe diventare la spina dorsale della nuova piattaforma digitale nazionale.
Dal canto suo, Poste Italiane contribuirebbe con la sua capillarità territoriale, la competenza nei servizi di prossimità e la solidità del proprio portafoglio digitale, già evoluto grazie a PostePay e PosteID. L’alleanza consentirebbe inoltre di integrare servizi cloud con piattaforme di identità digitale e pagamenti, creando un ambiente coerente e interoperabile con i progetti pubblici in corso, come il Polo Strategico Nazionale (PSN).
Proprio il PSN rappresenta uno snodo fondamentale. Secondo analisti di KPMG, l’alleanza potrebbe funzionare come una vera e propria “factory di esecuzione”, in grado di accelerare la migrazione dei dati e dei servizi pubblici verso infrastrutture sicure e interconnesse. Tim, che già partecipa al PSN, potrebbe fornire le competenze tecniche e la capacità di delivery, mentre Poste garantirebbe la prossimità con cittadini e imprese. In questo senso, la joint venture non punterebbe a introdurre tecnologie radicalmente nuove, ma a realizzare una strategia di implementazione concreta del cloud e dell’IA sul territorio.
Un ulteriore tassello del piano riguarda il settore mobile. Le trattative tra le due società includono infatti anche la migrazione di PosteMobile (attualmente su rete Vodafone) verso l’infrastruttura Tim, completando così un’integrazione verticale che andrebbe a rafforzare entrambe le realtà. Gli analisti stimano sinergie industriali e di costo per circa un miliardo di euro, con benefici distribuiti tra infrastrutture, ICT e servizi digitali.
Quella tra TIM e poste si configura però anche come una “strana alleanza”. Questo perché TIM ha già una partnership strategica con Google Cloud, mentre Poste a fine ottobre ne ha stretta una con AWS. Non è ben chiaro quindi se questa nuova piattaforma sarà una terza opzione davvero sovrana o una qualche altro tipo di combinazione. Non resta che attendere nuovi sviluppi.
(Immagine in apertura: Shutterstock)

