Stoccolma (Svezia) – Nell’edizione europea del suo evento annuale Workday Rising, l’azienda americana ha annunciato una forte crescita in Europa, grazie a una crescita nella fascia delle imprese di medie dimensioni, che sarà sempre più favorita anche dall’adozione di un modello di implementazione semplificato dall’utilizzo di “Industry Accelerator”, insieme di processi, best practice e strumenti di integrazione specifici per le aziende di diversi settori verticali (bancario e finanza, assicurazioni, healthcare e aziende tecnologiche). Secondo Workday, gli accelerator aiuteranno le aziende nella loro transizione al cloud, permettendo di arrivare più velocemente a un ritorno di valore.

In Europa si comincia con gli acceleratori per il settore bancario, finanziario e assicurativo in UK insieme ai partner Deloitte e PwC.

Nato come strumento cloud per la gestione della forza lavoro sotto ogni aspetto (recruiting, training, performance review, sviluppo della carriera…), Workday si propone oggi come piattaforma moderna per la gestione dei dati aziendali, con applicazioni che dall’ambito HR originario si espandono verso Finance, Planning e Analytics, integrandosi eventualmente con gli altri applicativi presenti in azienda.

Dei 5,15 miliardi di dollari di fatturato nell’anno fiscale 2021, 1,30 sono dovuti alla crescita internazionale. Molto di più dovrà arrivare dall’estero e dal segmento mid-enterprise, se l’azienda vuole raggiungere l’ambizioso obiettivo dei 10 miliardi di dollari ribadito dal palco dal coCEO Chano Fernandez, soprattutto se si considera che tra i suoi clienti sono già presenti metà delle aziende Fortune 500.

Chano però – forte anche di un indice di soddisfazione dei clienti superiore al 95% – prevede che l’aumento dei ricavi arriverà anche da aziende che già usano Workday e che potrebbero acquistare nuovi moduli oppure estendere l’adozione anche a categorie di collaboratori che finora erano rimaste in alcuni casi escluse dalla piattaforma, come gli operai e la forza lavoro a contratto, facendo leva sull’utilizzo di dispositivi mobile e personali.

Il coCEO di Workday Chano Fernandez

Il coCEO di Workday Chano Fernandez

Un’esperienza in questo senso l’ha fatta la catena di supermercati africana Pick n Pay, che ha 2081 punti vendita e 90.000 dipendenti, la maggior parte dei quali non ha un pc ma solo un cellulare di fascia medio-bassa. “Utilizziamo i servizi HR Core e le soluzioni per l’extended training, talent, performance e recruitment – racconta a Computerworld Chris Shortt, General Manager, Information Services, Pick n Pay e la progettazione dell’esperienza mobile è stata cruciale per poter portare i dipendenti sulla piattaforma. L’app mobile è una solida base di partenza, ma abbiamo anche dovuto progettare i moduli formativi con video di breve durata e che fossero fruibili sul piccolo schermo di uno smartphone”.

La forza lavoro in tempi di sconvolgimenti globali

L’ultima edizione di Workday Rising Europe fu a Milano a fine 2019, poche settimane prima dell’inizio della pandemia e di una serie di eventi globali che stanno trasformando completamente lo scenario in cui si muovono le imprese, dall’approvvigionamento delle materie prime, ai prezzi, all’organizzazione del lavoro.

“Se oggi ci chiedessimo qual è l’esperienza di un impiegato nel fare la pianificazione annuale, oggigiorno dovremmo prima preoccuparci di rispondere ad altre domande: Cos’è oggi un impiegato? Cos’è il lavoro di ufficio? Cos’è un piano annuale, in un panorama globale che cambia continuamente?”, chiede alla platea Pete Schlampp, Chief Strategy Officer di Workday.

Sembrano domande strane da parte di un’azienda tech, ma Workday si propone come qualcosa di diverso dal mero strumento tecnologico, per diventare un approccio data-driven alla gestione dell’azienda, proprio a partire dalla funzione dove la quantizzazione è più difficile, perché riguarda le persone.

Per esempio, oggi molte aziende sono impegnate in politiche di inclusione e supporto delle diversità (o quanto meno, provano a dimostrarlo), ma la raccolta e l’analisi di dati relativi a etnia, identità e orientamento sessuale o disabilità presentano sfide normative, giuslavoristiche e sindacali.  Eppure, paradossalmente, questi dati sono necessari per poter valutare e ottimizzare le iniziative per migliorare l’uguaglianza sul posto di lavoro.

È necessario che il dipendente riponga una forte fiducia nell’azienda. “Per costruirla – spiega Carin Taylor, Chief Diversity Officer in un panel dedicato al tema – è necessario spiegare molto bene perché si chiedono questi dati, con quale fine saranno usati e come saranno protetti all’interno dell’azienda”. Sul tema Diversity, Equality and Inclusion Workday ha pubblicato con Sapio Research un report con business case e linee guida per l’adozione di politiche interne.

workday ricerca DEI

Accelerazione verso il cloud pubblico

Tra gli altri fattori che possono favorire l’adozione da parte di nuovi clienti, in particolare le aziende che già utilizzano ampiamente il cloud pubblico e quelle con requisiti di governance più stringenti, c’è un’ulteriore espansione verso il cloud.

Workday, che eroga i suoi servizi da data center proprietari negli Stati Uniti, Irlanda e Olanda, già utilizzava il cloud pubblico per gestire picchi nei suoi carichi di lavoro e funzioni di machine learning, in modo indipendente e trasparente per il cliente.

Oggi è stata invece annunciata la possibilità per i clienti di utilizzare l’applicazione da un’istanza installata in una specifica region del provider (al momento AWS, con alcuni servizi disponibili anche su Google Cloud Platform). In questo modo i clienti potranno utilizzare Workday sulla stessa infrastruttura su cui risiedono gli altri applicativi e i dati aziendali, potendo contare su integrazioni semplificate, tempi di latenza più brevi, nessun costo per il transito dati e identiche valutazioni sulla governance dei dati.

Sugli aspetti di Governance, è interessante notare che anche il training di modelli di intelligenza artificiale può essere effettuato senza che i dati escano mai dalla regione AWS scelta dal cliente, come sottolinea a Computerworld il Global CTO Dave Sohigian, aggiungendo anche che chi utilizza Workday su cloud pubblico può anche beneficiare di un azzeramento delle finestre settimanali di downtime dovuto agli aggiornamenti software (passate da tre a due ore per i clienti su datacenter Workday): “l’aggiornamento viene fatto su un ambiente clonato, e poi vengono cambiati gli indirizzamenti senza dover interrompere le attività quotidiane”.

In Italia, focus su medie imprese e “nuove multinazionali”

Il panorama imprenditoriale italiano, fatto di tantissime piccole e medie imprese e poche aziende di classe enterprise, non sembrerebbe propriamente il più consono per Workday, molto forte nel segmento di aziende con più di 10.000 dipendenti. Per questo, lo scorso anno Workday ha settato il suo team italiano e messo a punto la sua strategia per servire anche aziende fino a 3.500 dipendenti. “Vediamo molto interesse da parte di aziende che hanno solo di recente raggiunto una dimensione multinazionale – con crescita organica o con acquisizioni – e che fino a oggi hanno avuto un approccio tattico su ciascuna singola geografia, ma sentono la necessità di creare una foundation digitale unificata e mettere in atto pratiche per valorizzare le risorse interne e coltivare una cultura aziendale unificata, creando inclusività e senso di appartenenza”, ci racconta Andrea Cissello, head of sales per l’Italia.

Andrea Cissello, Head of Sales Italy di Workday

Andrea Cissello, Head of Sales Italy di Workday

Con le medie imprese, Workday utilizza l’approccio chiamato Launch, che prevede un’implementazione rapida basata su 500 business process predefiniti tra HR e finance e un framework interno è fatto di processi, low-code/no-code, in cui si fa una configurazione molto flessibile, ma pochissima personalizzazione con scrittura di nuovo codice. In questo modo, Workday dichiara di poter guidare l’adozione in 4/6 mesi, anche se “CIO e responsabili HR non ci credono quando glielo raccontiamo, perché sono abituati a progetti tradizionali in stile waterfall con molte richieste di modifica del software per adattarsi ai propri flussi di lavoro consolidati – commenta Cissello. In quelle situazioni, l’IT dovrebbe entrare a gamba tesa spiegando che per andare verso il mondo cloud è necessario snellire le personalizzazioni”.

Una volta fatta l’implementazione delle fondamenta, per gestire compiti specifici è possibile utilizzare il framework Extend per creare – insieme ai partner e system integrator – applicativi specifici che, appoggiandosi sulla base dati esistente o utilizzando strutture dati create ad hoc sempre sulla piattaforma, permettono uno sviluppo rapido, con interfaccia ed esperienza utente unificate e che non necessita di modifiche a seguito di aggiornamenti sulla piattaforma Workday.