Favorire la crescita delle PMI italiane attive nell’intelligenza artificiale e nel cloud computing grazie all’importante volano della commessa pubblica, e sviluppare a livello nazionale competenze specifiche nel settore del cloud e della cybersecurity, anche stringendo alleanze in Europa. L’obiettivo è quello di rafforzate un settore che può trainare l’intera economia del Paese e allo stesso tempo di mantenere il controllo dei dati critici e strategici in un contesto nazionale. È il quadro che traccia l’azienda italiana Seeweb in un documento depositato alla X Commissione Attività Produttive della Camera dei Deputati, nel corso dell’Indagine Conoscitiva sugli impatti dell’IA nel settore produttivo.

Nel documento, Seeweb sottolinea inoltre che in questa fase stiamo assistendo a una dipendenza di fronte al dominio tecnologico dei fornitori esteri di servizi digitali a livello di cloud e IA, nonostante siano già presenti sul mercato valide alternative italiane di prodotti e servizi della società dell’informazione. L’Italia deve quindi superare la dipendenza digitale dai grandi fornitori globali, con soluzioni interne che garantiscano l’indipendenza tecnologica.

Per questo è fondamentale sostenere le aziende italiane attive nella filiera dell’intelligenza artificiale, con investimenti pubblici a livello nazionale che rappresentaio uno stimolo anche agli investimenti a livello locale e di conseguenza quelli dei privati. “È oggi più che mai necessario che il nostro programma di public procurement di beni e servizi indirizzati per il settore pubblico vada a sostenere le imprese italiane ad alta tecnologia, in modo da accelerare la produzione locale delle diverse soluzioni innovative per l’erogazione dei nostri servizi pubblici”, si legge nel documento.

seeweb ia

Per l’economia, gli effetti positivi riguarderebbero molteplici aspetti. Da un lato infatti, “l’impegno pubblico ad accelerare l’economia italiana è intrinseco alle finalità stesse del PNRR ricorda Seeweb, sottolineando che “per ogni euro investito in Italia nella transizione digitale si dovrebbe andare a produrre uno spill over effect su tutti gli altri settori individuati nel Piano, creando ulteriori ricadute positive su tutta l’economia italiana”.

Dall’altro lato, questo potrebbe arginare la fuga di talenti italiani all’estero, un fatto che sta penalizzando fortemente questo settore. “Purtroppo, la forza lavoro specializzata nell’Intelligenza Artificiale e nelle materie STEM viene formata dalle nostre Università, ma poi finisce inesorabilmente per essere attratta dalle aziende tecnologiche più note a livello globale” e anche questo contribuisce al nostro ritardo.

Gli incentivi alle imprese italiane della filiera dell’IA consentirebbero infine di garantire la sicurezza dei dati. “Quando un Paese come l’Italia affida i dati critici ad operatori esteri in partnership con operatori locali, deve rendersi conto che potrebbe perderne il controllo a fronte di un ordine di blocco delle forniture e dei servizi, azionato ad esempio da uno Stato estero impegnato a difendersi da un attacco cibernetico. Gli Stati Uniti, ad esempio, potrebbero ordinare ai fornitori di servizi cloud americani di estrarre i dati dei clienti stranieri, compresi l’account, l’email, il telefono e gli indirizzi IP usati per accedere al servizio”. Non è un caso allora che, come reazione a ciò, alcune grandi aziende europee abbiano sentito il bisogno di recuperare almeno in parte il controllo sulla propria infrastruttura scegliendo di affidarsi ad un cloud provider nazionale.