Il recente report Istat sul settore ICT nelle imprese italiane con almeno 10 addetti per l’anno 2024 offre uno spaccato dettagliato sullo stato della transizione digitale nel tessuto produttivo del Paese. Sebbene i dati mostrino progressi in diverse aree, permangono significative differenze, in particolare nel confronto con la media europea e tra imprese di diversa dimensione.

Intelligenza artificiale: adozione in crescita, ma il gap con l’Europa persiste

Una delle evidenze più rilevanti del 2024 è l’incremento nell’adozione delle tecnologie IA. La quota di imprese con almeno 10 addetti che utilizza l’IA è infatti salita all’8,2%, un aumento rispetto al 5,0% del 2023. Tuttavia, questo dato ci posiziona ancora dietro la media dell’area UE27, che si attesta al 13,5%.

L’adozione dell’IA risulta inoltre fortemente correlata alla dimensione aziendale. Mentre quasi un terzo (32,5%) delle grandi imprese (con almeno 250 addetti) utilizza l’IA, in crescita rispetto al 24,1% del 2023, la percentuale scende significativamente per le PMI. Nonostante ciò, le imprese di medie dimensioni (50-99 addetti) hanno mostrato un notevole balzo in avanti, raggiungendo il 14,0% rispetto al 5,6% dell’anno precedente.

ISTAT ICT

Le tecnologie IA più diffuse tra le imprese italiane includono l’estrazione di conoscenza da testi (54,5%), l’IA generativa di linguaggio scritto o parlato (45,3%) e il riconoscimento vocale (39,9%). In particolare, l’IA generativa ha registrato la crescita più marcata in termini assoluti rispetto al 2023 (+163,5%). Le grandi imprese tendono a fare maggiore uso di analisi dei testi (60,8%) e apprendimento automatico (51,6%), mentre le PMI che adottano l’IA trovano nell’IA generativa (46,9%) la seconda tecnologia più utilizzata.

L’IA viene impiegata prevalentemente per migliorare le attività di marketing e vendite (35,7%), l’organizzazione dei processi amministrativi (28,2%) e le attività innovative/R&S (24,6%), ambiti che hanno visto un notevole aumento di imprese nell’utilizzo di questa tecnologia.

Settori come l’informatica (36,7%), le telecomunicazioni (27,6%) e la produzione cinematografica/video/TV (28,3%) mostrano un utilizzo di IA superiore alla media, mentre guardando al futuro un quinto delle imprese con almeno 10 addetti ha in programma investimenti in IA nel biennio 2025-2026.

Livello di digitalizzazione complessivo e infrastrutture

L’analisi basata sul Digital Intensity Index (DII) evidenzia che il 70,2% delle PMI raggiunge un livello ‘base’ di digitalizzazione (almeno 4 attività digitali su 12), mentre solo il 26,2% si colloca a livelli ‘alti’ (almeno 7 su 12). Le grandi imprese presentano livelli di digitalizzazione nettamente superiori, con il 97,8% a un livello almeno base e l’83,1% a un livello almeno alto.

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I divari più evidenti tra PMI e grandi imprese riguardano la presenza di specialisti ICT (11,3% vs 74,5%) e l’organizzazione di formazione informatica (16,9% vs 67,0%). Anche l’uso di strumenti per riunioni a distanza (47,3% vs 96,3%) e l’adozione di documenti sulla sicurezza ICT (35,0% vs 83,6%) mostrano differenze significative legate alla dimensione.

Per quanto riguarda l’infrastruttura, la diffusione della connessione fissa a banda larga con velocità pari o superiore a 30 Mbit/s è in aumento costante, raggiungendo l’88,8% nel 2024. Anche l’accesso remoto a email, documenti o software aziendali per gli addetti è cresciuto, passando dal 73,2% nel 2022 al 76,9% nel 2024.

Sicurezza informatica: più strumenti e meno attacchi gravi per le grandi aziende

Le imprese italiane stanno aumentando l’adozione di strumenti di sicurezza informatica. Il 32,2% delle imprese con almeno 10 addetti dichiara di utilizzare almeno sette delle undici misure analizzate, rispetto al 28,0% del 2022. In linea con la media europea, il 75,9% delle imprese utilizza almeno tre misure di sicurezza, sebbene strumenti più avanzati come la conservazione dei file di registro (44,7%), la valutazione del rischio (36,9%) e i test di sicurezza periodici (31,8%) mostrino tassi di adozione inferiori.

Come dato positivo, rispetto al 2022 si è ridotta la quota di imprese di maggiore dimensione che nell’anno precedente ha subito almeno un attacco informatico con conseguenze gravi: dal 22,1% al 19,8% delle imprese con 50-249 addetti e dal 33,1% al 29,9% di quelle con almeno 250 addetti (da 41,1% a 38,3% nell’UE27).

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Fattori trainanti e investimenti digitali

Ma quali sono i motori della digitalizzazione per le imprese italiane? I fattori più spesso indicati come importanti per la competitività e lo sviluppo nel prossimo biennio (2025-2026) sono le agevolazioni e i finanziamenti pubblici (57,8%), lo sviluppo di competenze tecnologiche tramite formazione interna (38,1%) e le infrastrutture in banda ultra larga (33,4%). Le grandi imprese attribuiscono una rilevanza ancora maggiore a questi elementi.

Analizzando gli investimenti digitali, la sicurezza informatica emerge come l’area prioritaria sia per gli investimenti già effettuati nel periodo 2021-2024 (47,2%), sia per quelli programmati nel biennio 2025-2026 (53,8%). Altre aree significative di investimento passato e futuro includono la formazione informatica (25,9% investito, 44,3% programmato) e il cloud computing (25,6% investito, 29,3% programmato).

Per quanto riguarda infine gli investimenti in beni e servizi legati alla formazione informatica e all’intelligenza artificiale, la maggiore differenza è a favore della quota di imprese che programmano di investire in queste due aree rispetto al periodo passato e, tra le imprese che hanno dichiarato di utilizzare IA nel 2024, il 70,3% dichiara di voler investire in questo ambito nel biennio 2025-2026, mentre tale quota scende al 15,0% di quelle che hanno dichiarato di non utilizzare IA.