BambooHR, azienda produttrice di software per le risorse umane, ha commissionato un sondaggio che ha coinvolto più di 1.500 dipendenti di aziende statunitensi, un terzo dei quali lavora come quadro o manager nella funzione HR. I risultati della ricerca suggeriscono che il fenomeno del ritorno all’ufficio (RTO) all’indomani della pandemia è stato un per molti versi un fallimento, ma a spiccare è soprattutto un dato in particolare: un quarto dei dirigenti e un quinto dei professionisti delle risorse umane speravano che l’obbligo di tornare in ufficio dopo la pandemia avrebbe portato a dimissioni da parte del personale.

Molti lavoratori di grandi aziende si sono in effetti licenziati quando obbligati a tornare in ufficio, ma secondo lo studio il management si aspettava una quota di abbandoni più elevata. Più di un terzo (37%) degli intervistati che ricoprono ruoli dirigenziali ritiene che i loro datori di lavoro abbiano effettuato licenziamenti negli ultimi 12 mesi proprio a causa di un numero troppo basso di persone che si sono licenziate pur di non dover smettere il lavoro da remoto.

Come risultato finale, secondo la ricerca, si è assistito alla crescita di una cultura d’ufficio diversa, ancora più votata alla performance, sospettosa e divisiva di quella precedente alla pandemia.

Secondo il rapporto, la maggior parte dei dipendenti che lavorano da remoto e di persona sente maggiormente il bisogno di dimostrare la propria produttività, il che per più di un terzo dei dipendenti significa essere visti mentre socializzano e si muovono indaffarati in ufficio. Questa intensa necessità di essere visibili, secondo l’autrice dello studio e responsabile delle risorse umane di BambooHR, Anita Grantham, potrebbe in realtà danneggiare la produttività.

Il 42% dei dipendenti ha infatti dichiarato di presentarsi in ufficio solo per farsi vedere da capi e dirigenti e se i capi pensano che la loro presenza in ufficio faccia la differenza nella quantità di lavoro svolto, i risultati indicano che non è così.

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Sia i dipendenti a distanza che quelli in ufficio dichiarano di trascorrere circa due ore al giorno senza lavorare. Quelli che lavorano in ufficio, probabilmente, passano quelle dieci ore alla settimana a sembrare il più occupati possibile. Lontano dall’ufficio, i dipendenti sentono invece il bisogno di dimostrare la propria presenza essendo iper-disponibili e non andando mai offline.

“Le culture diffidenti e performative che alcune aziende stanno adottando sono dannose per la crescita dei profitti”, ha dichiarato Grantham, aggiungendo che le politiche RTO vanno bene, ma non se non tengono conto delle esigenze dei singoli dipendenti. “Spesso tutto il discorso si riduce al solo ritorno in ufficio, ma in realtà si tratta di un argomento molto più ampio e variegato da trattare. Il discorso sulle modalità di lavoro è una delle cose più importanti da affrontare e su cui fare chiarezza come azienda”.

Inoltre, i piani RTO sono stati un disastro. L’economista Nick Bloom ha dichiarato morto il ritorno in ufficio alla fine dello scorso anno, sostenendo che i tassi di implementazione si erano appiattiti e che il lavoro da remoto aveva vinto. A febbraio di quest’anno erano usciti risultati finanziari sufficienti per trarre alcune conclusioni sull’impatto dell’RTO sui profitti e quei dati non mostravano alcun miglioramento.

E poi ci sono le aziende e le loro impressioni sull’RTO: il 22% dei professionisti delle risorse umane che hanno risposto al sondaggio ha ammesso che, pur avendo intrapreso la strada dell’RTO, non aveva metriche per misurarne il successo.

Il risultato? Le aziende si sono affrettate a pianificare il ritorno in ufficio, alcune non hanno modo di valutare se sia stato positivo e, nel frattempo, i dipendenti (anche quelli che lavorano da remoto) sono insoddisfatti a causa dell’aumento della cultura della sorveglianza sul posto di lavoro. Le metriche di felicità dei dipendenti monitorate da Bamboo hanno raggiunto il minimo storico alla fine del 2023, anche se il fattore principale di questo crollo è la bassa retribuzione.

Secondo BambooHR, la chiave del successo, sia che il personale rimanga in remoto, sia che torni in ufficio o che diventi ibrido, è una cultura aperta che ascolti i dipendenti e non ricorra al micro management. “I carichi mentali ed emotivi che i lavoratori devono affrontare oggi sono reali e le aziende che cercano il feedback dei dipendenti con l’intento di ascoltare e migliorare sono quelle che vinceranno”, conclude Grantham.