Il cambiamento del mondo bancario alle prese con l’attuale panorama digitale è uno specchio della trasformazione che stiamo vedendo in tutti i settori. È un’occasione per riflettere sulla storia tecnologica di una banca, sapendo che iniziative e successi di oggi sono il risultato cumulativo di tutte le esperienze e lezioni apprese nel passato.

Questa occasione ci è stata offerta da Piergiorgio Spagnolatti, Head of Infrastructure in Banca Popolare di Sondrio, che abbiamo incontrato a margine dell’edizione romana dell’evento Pure Accelerate Local.

Spagnolatti ha accumulato un’ampia esperienza nella continua evoluzione e digitalizzazione del settore bancario, specificatamente nella gestione delle infrastrutture. Con 28 anni di carriera alle spalle, ha assistito e partecipato attivamente all’evoluzione tecnologica della banca fin dai primi giorni di Internet, occupandosi inizialmente di compiti più pratici per poi passare a ruoli di coordinamento e gestione.

Nonostante l’incarico ufficiale si focalizzi sulle infrastrutture, grande importanza hanno avuto le interazioni anche non ufficiali con altri dipartimenti come lo sviluppo applicativo e la compliance. “Queste interazioni sono vitali per una comprensione completa e una gestione efficace in un ambiente così interconnesso”, spiega il manager.

L’evoluzione della tecnologia in Banca Popolare di Sondrio

Piergiorgio Spagnolatti, Head of Infrastructure in Banca Popolare di Sondrio“Nel corso degli anni ho potuto osservare un aumento nella dimensione, complessità e rumorosità delle operazioni infrastrutturali. Questo cambiamento ha plasmato il mio percorso professionale, richiedendo un adattamento ai crescenti requisiti, sia interni sia esterni. Tra questi, anche quelli normativi e di budget.

Sono partito dai servizi verso gli utenti interni, che progressivamente hanno fatto registrare numeri sempre più importanti almeno per le nostre proporzioni, richiedendoci di pensare ad architetture sempre più ingegnerizzate secondo criteri di robustezza e scalabilità. Fino a una decina d’anni fa questa crescita è stata in larga parte guidata da quello che il mercato metteva a disposizione. La crescita era abbastanza lineare e la banca riusciva a essere sempre un pochino in anticipo rispetto all’esigenza dei clienti”.

L’onda lunga del mobile e della trasformazione digitale si è però fatta sentire, con una rinnovata pressione per riuscire a stare al passo con le esigenze degli utenti interni ed esterni.

In queste nuove condizioni, è necessario che la tecnologia evolva al ritmo richiesto dagli obiettivi di crescita e dalle aspettative degli utenti. “Se la pendenza di crescita di una specifica tecnologia diventa solo un poco più bassa di quella che ci aspettiamo, si genera un problema di scalabilità, robustezza e resilienza”, avverte Spagnolatti.

Se una tecnologia cresce più lentamente di quel che ci aspettiamo, si genera un problema di scalabilità, robustezza e resilienza

La scelta di Pure Storage

“È in questa fase che la nostra storia ha incrociato Pure Storage: noi avevamo la necessità di avere qualcosa di più rispetto all’offerta del mercato e loro si sono presentati con una soluzione che – già a prima vista – aveva sulla carta i numeri per poter rispondere ampiamente alle esigenze delle nostre piattaforme”.

L’avvicinamento è avvenuto quando la banca ha avuto necessità di abbandonare la tecnologia degli hard disk meccanici. La forte determinazione nell’intraprendere strade nuove si è misurata – come è ovvio in questi casi – con una fase fase tecnica di due diligence, di validazione della soluzione, che ha smarcato diversi punti ed elementi tecnici di rischio.

“La scommessa sull’adozione di una nuova tecnologia si è rivelata un successo senza precedenti. Contrariamente alle preoccupazioni iniziali, non ci sono state brutte sorprese. Infatti, le performance e la disponibilità hanno superato le aspettative fin dall’inizio, dimostrando che i dati di targa, già eccellenti, erano addirittura inferiori alle capacità reali del sistema quando applicate alle specifiche esigenze dell’azienda”, afferma Spagnolatti.

Le sorprese (positive) del passaggio allo stato solido

Oltre ai prevedibili vantaggi in termini di prestazioni e consumi, la migrazione allo strorage all flash ha avuto per Spagnolatti anche una serie di conseguenze positive meno scontate. Attività una volta ritenute essenziali, come il performance tuning, sono diventate obsolete. “Questo cambiamento ha segnato una svolta, poiché gli storage manager, un tempo valutati sulla base della loro abilità di grattare l’ultimo grammo di performance dai sistemi tradizionali, hanno scoperto che questa necessità è stata eliminata dalla tecnologia avanzata della nuova piattaforma”.

Attività una volta ritenute essenziali, come il performance tuning, sono diventate obsolete

Anche la pianificazione, che prima richiedeva attenzione e sforzo significativi, è diventata un processo molto più semplice e sicuro. Gli aggiornamenti possono ora essere effettuati anche in orari di punta e senza interruzioni, confermando che la stabilità e l’affidabilità sono caratteristiche integrate nel sistema, e non promesse di marketing.

Per lo staff IT abituarsi a queste sorprese positive è stato un processo rapido, in parte perché hanno portato a una gestione più semplice e a una maggiore fiducia nell’uso della piattaforma. Ma soprattutto, ha permesso al team di riallocare le proprie competenze, spostandosi dalla gestione dello storage a ruoli più strategici e tecnologicamente avanzati.

Continuità operativa e disaster recovery.

La continuità operativa è stata una parte fondamentale della cultura aziendale per molti anni, con un’enfasi crescente sulla robustezza, la stabilità e le prestazioni. Questo impegno per la continuità si è intensificato nel tempo, diventando una sorta di livello di base scontato, uno standard.

Oltre ai miglioramenti nella continuità, nel tempo ci sono stati sviluppi trasversali, soprattutto in termini di sicurezza, includendo aspetti che una volta erano considerati forse marginali o confinati a specifiche aree dell’architettura di storage. Recentemente, l’attenzione si è spostata notevolmente verso la cyber recovery. Le questioni non riguardano solo disastri naturali come tsunami o terremoti, ma anche attacchi cyber come il ransomware, che possono compromettere irrimediabilmente i dati.

La questione diventa ancora più complessa considerando i possibili scenari di distruzione del dato. “Se non torno operativo in tempi ragionevoli, i dati se li può anche tenere perché la banca chiude. Se torno operativo, ma i dati riservati dei miei clienti o dei miei dipendenti diventano pubblici, che cosa posso fare?

Qui c’è tutto un altro livello di esplorazione, legato, ad esempio, al livello di cifratura dei dati e di protezione del perimetro.

Il malfattore potrebbe andare a cercare anche le copie di riserva. Noi dobbiamo identificare un punto di equilibrio, valutando il tempo minore per tornare operativi con l’ultima copia, ma devo considerare come pregiati anche i dati storici, altrimenti di lì a tre anni ho un problema, se non non sulle operations magari sulla compliance. Quindi tengo una finestra dati più corta sullo storage primario e più lunga, magari più lenta, sul secondario”.

Liberare risorse tecniche per nuovi sviluppi

Con i problemi tecnologici sostanzialmente risolti, l’attenzione si è spostata sulla negoziazione e l’identificazione dei contratti più vantaggiosi, un tipo di problema decisamente più gestibile e preferibile. Questa situazione ha permesso a Spagnlatti di concentrarsi sulla strategia e sull’ottimizzazione delle risorse, piuttosto che sulla risoluzione di problemi tecnici.

Oggi l’attenzione non è più fissata sui problemi di capacità, ma piuttosto su come sfruttare al meglio la scalabilità e la resilienza del sistema per servire al meglio le applicazioni. Questa prospettiva è stata resa possibile dall’aumento dei volumi di dati e dalla capacità del sistema di gestire tale crescita senza necessità di riconsiderare le soluzioni di storage, grazie ai continui aggiornamenti del software che – sottolinea Umberto Galtarossa, Partner Technical Manager di Pure Storage – “sono messe gratuitamente a disposizione di tutti gli utenti. Uno degli ultimi aggiornamenti, per esempio, offre la capacità di creare delle coppie immutabili anche per l’amministratore dello storage, funzione essenziale la protezione dal ransomware”.

(Immagine di apertura: T. Schneider/Shutterstock.com)