Gartner: i timori geopolitici spingeranno il 61% dei CIO europei a usare cloud provider locali

La progressiva frammentazione geopolitica e la crescente attenzione alla sovranità digitale stanno cambiando in profondità il modo in cui le aziende europee guardano al cloud. Secondo una recente indagine condotta da Gartner tra maggio e luglio 2025, il 61% dei CIO e dei responsabili IT dell’Europa occidentale prevede di aumentare la propria dipendenza da fornitori di cloud locali o regionali. Un segnale chiaro di come la fiducia verso le grandi piattaforme globali, quasi tutte di matrice statunitense o asiatica, non sia più scontata.
Il tema della sovranità digitale, ovvero la capacità di controllare dove e come vengono gestiti i dati e le infrastrutture tecnologiche, è diventato centrale per governi e imprese. Gartner stima che entro il 2030 oltre il 75% delle aziende al di fuori degli Stati Uniti adotterà una strategia di sovranità digitale supportata da un piano specifico per il cloud sovrano. È una trasformazione lenta ma inevitabile, che coinvolge non solo la sfera tecnologica, ma anche quella normativa, politica e industriale.
Durante il Gartner IT Symposium/Xpo di Barcellona, il Senior Director Analyst René Buest ha sottolineato come molte organizzazioni europee non possano eseguire tutti i propri carichi di lavoro o sistemi critici in ambienti cloud non europei. Le motivazioni vanno dalle regolamentazioni nazionali stringenti alle esigenze dei clienti legate alla privacy fino al ruolo strategico di alcune aziende considerate parte delle infrastrutture critiche dei Paesi d’origine. In altre parole, la scelta del cloud non è più solo una decisione tecnica, ma anche una questione di sicurezza economica e politica.
Il dato più eloquente è che il 53% dei CIO europei ritiene che le tensioni geopolitiche limiteranno l’uso futuro dei grandi provider globali. È un punto di non ritorno per un mercato che, negli ultimi dieci anni, ha visto il predominio quasi assoluto di nomi come Amazon Web Services, Microsoft Azure e Google Cloud. Questi giganti continueranno a giocare un ruolo chiave, ma la loro posizione è destinata a essere ridimensionata da un crescente ecosistema di player regionali e da iniziative sovrane sostenute anche dai governi, come GAIA-X o Blue in Francia e Germania.
Una delle possibili risposte a questo scenario è la geopatriation, ovvero il “rimpatrio” dei carichi di lavoro verso cloud locali. Buest riconosce però che si tratta di un percorso lungo, che richiederà anni di investimenti e sviluppo tecnologico da parte dei provider regionali. L’obiettivo è costruire infrastrutture competitive e interoperabili, in grado di garantire prestazioni, sicurezza e scalabilità paragonabili a quelle dei giganti globali. Tuttavia, raggiungere una vera indipendenza tecnologica resta complesso, poiché molte soluzioni cloud dipendono da tecnologie, brevetti e framework ancora sotto controllo statunitense.
Accanto a questo trend si fa strada l’adozione di tecnologie open source come altra tendenza significativa. Il 55% dei CIO europei intervistati da Gartner considera infatti l’open source un elemento chiave delle strategie cloud future, dal momento che offre maggiore personalizzazione e libertà dai vincoli proprietari e permette di costruire architetture più flessibili e trasparenti. Anche in questo caso non mancano però le difficoltà, visto che molti progetti open source richiedono un’elevata competenza tecnica e spesso l’interoperabilità tra soluzioni diverse può risultare complessa da gestire, soprattutto per le aziende che non dispongono di team interni altamente specializzati.
Buest osserva inoltre che le imprese che hanno finora ritardato la transizione al cloud si trovano in una posizione relativamente vantaggiosa. La presenza di sistemi legacy, infatti, consente loro di pianificare in modo più selettivo quali parti della propria infrastruttura migrare e con quali piattaforme farlo. È un’occasione per costruire un modello di cloud ibrido e sovrano che unisca il meglio di entrambi i mondi, ovvero la potenza e l’innovazione del cloud globale con la sicurezza e la trasparenza di quello locale.
(Immagine in apertura: Shutterstock)

