Con la crisi che sembra finalmente arrivata ai titoli di coda, può anche capitare di imbattersi in storie del tutto inattese, come quella di un’industria italiana che sceglie di competere in Usa pur non occupandosi di vini, formaggi, vestiti o motori.
Se poi questa industria è un system integrator specializzato in finanza e pubblica amministrazione, abituato a lottare con la burocrazia più farraginosa del mondo, l’idea che possa progettare un modello di business vincente per gli Stati Uniti, dove regna la semplicità anglosassone, è ancora più sorprendente.
Invece è quello che è accaduto a Dedagroup, nono gruppo IT a capitale italiano nel nostro Paese, che affonda le sue radici agli albori dell’era dell’informatica, fondendo e federando diverse aziende cresciute nei pionieristici anni ’80. Oggi il gruppo realizza oltre € 200 milioni di fatturato e, come hanno fatto in tanti durante la crisi, ha guardato oltre i confini nazionali, in particolar modo con soluzioni dedicate al settore bancario.

Messico, la porta dell’America

Armata dell’esperienza acquisita sul territorio nazionale con gli istituti di credito cooperativo, e dopo aver esplorato il Vecchio Continente e il Medio Oriente, l’azienda ha cercato un bacino più ampio dove espandersi liberamente con un orizzonte di lungo periodo. Per questo è sbarcata in Messico, un territorio con caratteristiche uniche, ad alto tasso di crescita ma con solo il 25% della popolazione che si rivolge alle banche, con un’età media di 28 anni, una scolarizzazione elevata, al livello di quella italiana, e una formidabile concentrazione di sviluppatori software.
Il Messico aveva però un altro punto di interesse per Dedagroup, la contiguità di interessi e lo stretto rapporto con gli Stati Uniti, una miniera inesauribile di potenziali clienti, con oltre 14 mila istituti bancari.
La sfida di aggredire un simile mercato non è stata comunque presa alla leggera, come ha confermato l’AD del gruppo, Gianni Camisa. “Chi fa questo mestiere sa che quello che si deve vendere è la fiducia nell’interlocutore e la competenza di chi opera nel settore da tanti anni.” Da qui la strategia che molti hanno tentato e pochi sono riusciti a portare avanti: comprare un’azienda americana del settore che consentisse di guadagnare la fiducia dei clienti statunitensi.

Un’acquisizione strategica

Difficile capire con certezza come Dedagroup abbia prevalso su grandi gruppi americani nell’acquisizione del 70% di Epl. Di certo non è stato solo un problema economico, visto che i competitor avevano in questo senso mezzi sicuramente più convincenti. Quel che è evidente è che le due società parlano un linguaggio molto simile, a partire dalla lunga storia, che nel caso di Epl Inc risale addirittura al 1977. Ma quel che più conta è che Epl mantiene come soci diverse Credit Unions, corrispondenti americane delle nostre banche di credito cooperativo. Con la sua suite i-Power, Epl segue 85 clienti, e dispone di due data center in Georgia e Texas. Con tutta probabilità l’apporto di capitali e tecnologie italiane le garantirà ampie prospettive di crescita, in un mercato potenziale immenso.
Secondo Alessandro Pocher, responsabile del business internazionale del gruppo italiano, le sinergie tra i-Power e la soluzione BankUp di Dedagroup, porteranno vantaggi in tre mondi diversi, quello dei clienti italiani con velleità internazionali, quello latinoamericano e quello delle Credit Unions statunitensi. Una prospettiva davvero niente male per quella che trentacinque anni fa era solo una piccola srl trentina.