A Torino si studia tecnologia del linguaggio naturale, ma anche gli agenti intelligenti. A Milano image analysis and computer vision, oltre a machine learning e molto altro, all’Università di Trento la Human language technology. E l’elenco potrebbe continuare a lungo attraversando la Penisola, da Est a Ovest e da Sud a Nord, fino a raggiungere Palermo. Perché studiare intelligenza artificiale in Italia, non solo è possibile, ma l’offerta è vasta e di qualità. Ed è anche in aumento.

È di pochi giorni fa la notizia che l’Università Alma Mater Studiorum di Bologna, prendendo ad esempio il modello del corso ormai decennale istituito alla Sapienza di Roma, ha introdotto, dal prossimo anno accademico (2019/2020), un nuovo corso di laurea magistrale in Artificial Intelligence. Il nuovo corso va ad arricchire la mappa dell’AIxIA (Associazione italiana per l’intelligenza artificiale) che a questo indirizzo raccoglie le informazioni relative agli insegnamenti delle varie università (a oggi sono censiti 112 corsi) e che da maggio dovrebbe essere completata con i corsi di studio interamente dedicati alla IA.

“La mappa è un sondaggio su base volontaria – spiega Federico Chesani, membro del direttivo di AIxIAe dimostra la buona copertura dell’università italiana dell’intelligenza artificiale”. “Non c’è da esserne sorpresi – aggiunge –  da oltre quarant’anni si fa ricerca in Italia sulla IA e la copertura universitaria  riflette lo storico contributo alla disciplina”, testimoniato anche dal fatto che i ricercatori italiani sono una delle componenti più forti della rete europea dell’intelligenza artificiale.

Nelle lauree triennali spesso vengono coperti gli insegnamenti di base, mentre nelle magistrali si arriva a casi applicativi e ad approfondimenti che riguardano vari argomenti, fino ad arrivare al mondo dell’Industry 4.0. “Si tratta di corsi – spiega Chesani – che cambiano di anno in anno, perché l’IA è una disciplina dinamica e si fa fatica a tenere il ritmo del cambiamento. Nonostante questo la ricerca italiana e l’insegnamento universitario sono sempre allo stato dell’arte”.

Trasferire il tutto nelle aziende è però un altro problema, come testimoniano i dati dell’Osservatorio del Politecnico di Milano sull’IA, che parlano di un mercato di soli 85 milioni di euro. Ma le previsioni di sviluppo sono ottime. Sempre a Bologna l’università ha sondato le aziende sull’interesse verso l’intelligenza artificiale.

“Su 200 consultate, circa 100-120 hanno risposto immediatamente e qualcuna era anche disposta a prenotare subito i laureati aggiunge Chesani. E a Roma, dove la Sapienza da anni ha fatto partire un corso di laurea, tutti hanno trovato un posto di lavoro. “Tutta la Computer science in generale non ha problemi di lavoro e con una laurea in intelligenza artificiale si trova un’occupazione in poche settimane”.

Prima di arrivare alla laurea è possibile prendere confidenza con la materia sul sito di Google, dove si parla, in inglese, di machine learning e intelligenza artificiale. Microsoft, invece, ha deciso di guardare ai più giovani e, in collaborazione con la Fondazione Mondo digitale, ha presentato Ambizione Italia per la Scuola, un progetto che vuole coinvolgere circa 250.000 studenti tra i 12 e i 18 anni e ventimila docenti in corsi sull’Intelligenza artificiale e la Robotica. C’è uno skill gap da colmare.