La trasformazione digitale è un fenomeno già in atto e molte imprese hanno colto la necessità di trasformarsi, attraverso il digitale, in un modello agile e dinamico per mantenere la competitività nell’Era del Digitale. Il percorso di trasformazione passa attraverso l’ICT, ma richiede anche una nuova mentalità aziendale, una vision strategica e una sinergia tra l’IT e il business management. Quali sono dunque i fattori chiave di una strategia di trasformazione vincente? Come si rinnovano competenze, processi, comunicazione e interazione all’interno e all’esterno dell’azienda? Su questi temi si sono confrontati analisti, esperti e rappresentanti di aziende italiane in occasione del Digital Transformation Forum, che si è svolto a Milano lo scorso 11 febbraio.

Organizzato da Business International, l’evento ha avuto un respiro internazionale, ma con un focus particolare sulla realtà italiana e i casi di successo di aziende del nostro Paese.

La panoramica internazionale

Prima di entrare nel merito della realtà italiana, Thomas Manfredi, economista dell’OCSE, ha delineato il panorama internazionale dell’attuale mercato del lavoro e di come viene influenzato dai trend legati alla digitalizzazione.

maffè manfredi

Carlo Alberto Carnevale Maffè (Università Bocconi di Milano), a destra, e Thomas Manfredi (OCSE)

Sono due gli aspetti emergenti: da un lato, il gap tra l’Europa e gli Stati Uniti negli investimenti in ricerca e sviluppo, dall’altro la mancanza di competenze digitali e personale qualificato.

Dal punto di vista degli investimenti pubblici in R&D, Manfredi ha rilevato che gli investimenti fatti negli ultimi anni dai rispettivi governi in Europa e Stati Uniti sono equiparabili. Quello che cambia tuttavia è l’impatto di tali investimenti nel “produrre” innovazione e il contributo del settore privato: in entrambi i casi, le cose sembrano funzionare meglio negli USA.

La spiegazione di questi fenomeni risiede nel fatto che, a livello europeo, tra il 2001 e il 2013 non sono stati incentivati gli investimenti nei servizi in settori chiave e che in alcuni Paesi, tra i quali l’Italia, la misallocazione dei capitali ha portato, di fatto, a un calo del Total Factor Productivity (TFP).

Manfredi ocse 2

Casi di successo in Italia

Nel nostro Paese ci sono aziende che hanno saputo gestire la Digital Transformation. Qualcuno l’ha fatta e la vende, qualcuno l’ha fatta e la offre come servizio”, ha dichiarato Carlo Alberto Carnevale Maffè (Università Bocconi di Milano), che ha moderato la tavola rotonda a cui hanno partecipato TIM, SNAM, Alba Leasing e WIIT.

Gli elementi comuni delle strategie di innovazione di queste quattro aziende sono la capacità di creare collaborazione tra i team IT e responsabili del business, ripensare l’azienda in un’ottica digitale, saper interpretare le richieste dei rispettivi mercati di riferimento.

Nel nostro percorso di rinnovamento abbiamo cercato di coinvolgere tutta l’azienda, definito strumenti per stimolare l’innovazione e creato team con professionisti provenienti da diverse aree”, ha spiegato Gloria Gazzano, ICT Director di SNAM. L’azienda ha avviato nel 2012 un programma di innovazione strutturato, che puntava al recupero dell’efficienza e alla diversificazione dei servizi, nell’ICT ha giocato un ruolo da coprotagonista. (Per approfondire, leggi l’intervista Gazzano, Snam: così i big data danno una mano al gas)
I problemi comuni riscontrati nel percorso di cambiamento riguardano invece la frammentazione del mercato italiano e una diffusa mancanza di competenze e skill digitali. Due problematiche che si intrecciano e si traducono nella difficoltà sia di offrire servizi che rispondono alle esigenze di ogni settore e mercato verticale sia di “vendere” servizi innovativi a un mercato non completamente pronto a recepirli.

Perché gli imprenditori investono nei macchinari e meno in ICT o nel digitale? Il punto è aiutarli a spostare il focus dal prodotto al servizio, ha dichiarato Enrico Trovati, Responsabile Marketing Business di TIM Impresa Semplice. La società ha lanciato nel 2014 il Nuvola Store, un marketplace di servizi cloud attraverso cui le piccole e medie imprese possono scegliere, acquistare e gestire avanzate soluzioni ICT. Anche allinterno della nostra azienda abbiamo affrontato una trasformazione digitale, infatti tutto il sistema è stato realizzato con tecnologie e processi 100% digitali. A valle dei primi 18 mesi di attività siamo molto soddisfatti dei risultati commerciali ottenuti, anche se riscontriamo ancora un gap in termini di pieno sfruttamento delle potenzialità dei servizi acquistati. Credo che il prossimo passo debba essere, per tutti, una crescita nelle competenze tecnologiche del personale“.

Nell’ambito finanziario, in particolare nel segmento del leasing, un ostacolo ancora da superare è il passaggio dal documento cartaceo a quello digitale. “E’ un processo che comporta ancora molte difficoltà”, ha sottolineato Alberto Ciceri, Responsabile delle attività ICT e Servizi Generali di Alba Leasing. La società ha avviato una roadmap di progetti digitali su un periodo di tre anni, che si concluderà nel 2017. “Il settore finance è molto variegato, e stiamo affrontando problemi di tipo culturale e normativo”, ha spiegato Ciceri. “Una strategia che abbiamo messo in atto è creare team composti da persone con diverse competenze e profili junior, che sono meno legati alle ‘vecchie’ metodologie di lavoro”.

La trasformazione digitale a favore della customer experience

Consci che i nostri concittadini sono bravi con il digitale (almeno sui social), abbiamo ridisegnato la nostra offerta per garantire tutti i servizi in un’ottica di multicanalità”, ha dichiarato Massimo Tessitore, Head of Multichannel, Mobile Payment&Commerce di Intesa Sanpaolo.

Il piano di rinnovamento di Intesa Sanpaolo si è basato su tre pilastri: lo sviluppo di un’architettura multicanale che risponda alle effettive esigenze dei propri utenti, la realizzazione di una banca “zero paper”, l’offerta di una “love experience” che coinvolga gli utenti e faciliti la vendita di nuovi servizi. I servizi offerti spaziano da strumenti di personal finance management, mobile payment, “scandoc” per l’acquisizione dei documenti da smartphone, smart authentication per accedere ai servizi attraverso dispositivi mobili.

Intesa sanpaoloL’obiettivo di diventare una banca “zero paper” è un traguardo a brevissimo termine: il 6 giugno 2016. Da quella data, infatti, Intesa Sanpaolo, dirà stop alla carta e lavorerà solo con documenti digitali, con benefici previsti in termini di minori costi operativi e di archiviazione e migliore gestione e conservazione dei documenti.

(Per approfondire, leggi l’intervista a Massimo Tessitore: Svolta digitale per Intesa Sanpaolo, 6 giugno addio carta)