L’86% dei lavoratori italiani dichiara di non avere le competenze digitali necessarie alle aziende in questo momento, e l’87% si sente altrettanto impreparato per i prossimi cinque anni. Solo il 17% però sta seguendo percorsi formativi per colmare questo divario.

Questo lo scenario che emerge dal Digital Skills Index di Salesforce, indagine sul livello delle competenze digitali nel mondo del lavoro che si basa sulle risposte di oltre 23.000 lavoratori in 19 paesi, tra cui oltre 1300 dall’Italia.

Il punteggio globale complessivo del Salesforce Index per la preparazione digitale – valutato in termini di preparazione, livello di abilità, accesso e partecipazione attiva all’aggiornamento delle competenze digitali – è attualmente solo di 33 su 100. L’Italia è al di sotto della media globale, registrando un Salesforce Index di 25.

Il divario tra le generazioni

Le competenze digitali quotidiane, come i social media e la navigazione sul web, spesso non rispecchiano quelle ritenute fondamentali sul posto di lavoro e necessarie alle aziende per favorire la ripresa, la resilienza e la crescita.

In Italia l’81% degli intervistati della Generazione Z (nati tra il 1996 e il 2010) ritiene di avere un livello avanzato nelle competenze social, ma solo uno su cinque (il 19%) pensa di possedere le competenze digitali necessarie per il mondo del lavoro di oggi.

Il Salesforce Index rivela che gli intervistati più giovani hanno massima fiducia e ambizione nell’apprendere nuove competenze: a livello globale oltre un terzo della Gen Z (il 37%) si sta attivamente formando per le competenze necessarie nei prossimi cinque anni rispetto al 12% dei Baby Boomer (nati tra il 1946 e il 1964).

La tendenza globale si riflette, pur con percentuali minori, anche in Italia, dove a dichiararsi proattivo sul fronte della formazione per colmare le competenze mancanti entro i prossimi cinque anni sono soprattutto i più giovani della Gen Z: uno su quattro (il 26%) rispetto a uno su cinque dei Millennial (nati tra il 1981 e il 1995) e addirittura il 7% dei Baby Boomer.

Le competenze digitali più importanti sul lavoro

Secondo il Salesforce Index, le competenze nelle tecnologie di collaborazione sono considerate le più importanti per i lavoratori oggi e nei prossimi 5 anni. Ma nonostante l’abilità degli intervistati con le principali tecnologie di collaborazione a uso quotidiano, come i social media, solo il 25% si considera avanzato per le competenze tecnologiche di collaborazione necessarie per il posto di lavoro.

In Italia la percezione delle priorità a livello di competenze cambia molto a seconda della generazione. I più giovani della Gen Z e i Baby Boomer riconoscono le collaboration technologies come priorità per lo svolgimento del proprio lavoro. Invece secondo i Millennial e la Generazione X (nati tra il 1965 e il 1980) è più importante formarsi in materia di e-commerce e commercio digitale.

Salesforce, spiega un comunicato, risponde agli spunti di questa indagine con diversi programmi di sviluppo della forza lavoro a livello globale, tra cui:

• La Trailblazer Community, una rete globale di 15 milioni di persone nell’ecosistema Salesforce che si aiutano a vicenda ad apprendere nuove competenze e ad avere successo con Salesforce.

Trailhead, la piattaforma di apprendimento online gratuita di Salesforce che sino a oggi ha aiutato oltre 3,9 milioni di persone a qualificarsi per il mondo del lavoro del futuro.

La Digital Talent Factory di Salesforce in Italia

Specifica dell’Italia è poi la Digital Talent Factory di Salesforce (ne abbiamo parlato qui), che ha l’obiettivo di formare talenti e colmare il gap, rivolgendosi a persone che non necessariamente devono avere una formazione tecnico-scientifica di base, ma che – spiega la nota – devono essere curiose e con una gran voglia di imparare per costruirsi una carriera e reinventarsi a livello professionale.

Digital Talent Factory è un luogo virtuale dove informarsi, ispirarsi, e scoprire chi offre percorsi di formazione che poi possano facilmente tramutarsi in posti di lavoro.

In questa iniziativa le aziende partner di Salesforce giocano un ruolo importante. Salesforce Italia da più di tre anni ha creato un modello di “triangolazioni” con i propri partner e con le università. Da qui le collaborazioni con una ventina di università italiane: SDA Bocconi, Università Ca’ Foscari Venezia, Università di Cagliari, Università degli Studi di Bergamo, Università degli Studi dell’Aquila, Università degli Studi di Catania, Università Cattolica del Sacro Cuore, IULM e 24ORE Business School solo per citarne alcune.

A questi attori si stanno affiancando altre organizzazioni come Generation Italy, Develhope (ne abbiamo parlato qui),  e Specialisterne (ne abbiamo parlato qui), la cui missione è proprio la formazione, spesso di persone che per tanti motivi non sono riuscite a costruirsi gli skill appropriati.

“La missione di Salesforce è consentire a chiunque di apprendere e sfruttare le competenze digitali necessarie per i lavori di oggi e di domani”, afferma nel comunicato Mauro Solimene, Country Leader per l’Italia di Salesforce. “Per questo stiamo costruendo percorsi critici verso la nuova economia consentendo a chiunque di costruire carriera, aziende e comunità dinamiche insieme alle nostre tecnologie”.

Le iniziative lanciate negli ultimi tre anni hanno portato complessivamente alla formazione di migliaia di studenti che poi in maniera diretta o indiretta sono entrati a far parte dell’ecosistema Salesforce, sottolinea il comunicato. Secondo la ricerca IDC Salesforce Economy, entro il 2026 l’ecosistema Salesforce in Italia avrà un impatto stimato in 33,9 miliardi di dollari di nuovi ricavi e 21.360 nuovi posti di lavoro diretti e 93.300 posti di lavoro indiretti. Un volano importante a vantaggio di tutto il sistema economico italiano.