Un mercato del lavoro complessivamente in crescita, ma con qualche criticità nelle competenze digitali, soprattutto per quanto riguarda le donne. E’ la fotografia scattata dal Recruiter Sentiment Italia 2019, l’indagine condotta dalla società Coleman Parkes per conto di LinkedIn che delinea i principali trend del mercato del lavoro italiano.

L’indagine ha coinvolto oltre 300 responsabili delle Risorse Umane in aziende e agenzie di lavoro provenienti da diverse parti d’Italia e attivi in otto settori industriali. Dal quadro complessivo emerge un aumento delle assunzioni in Italia nell’ultimo anno e una generale fiducia dei responsabili HR nella possibilità di trovare i candidati giusti per le posizioni professionali aperte.

Dalla nostra analisi risulta evidente che, nonostante uno scenario economico assolutamente fluido, il mercato del lavoro in Italia è comunque in salute”, ha dichiarato Marcello Albergoni, Country Manager di LinkedIn Italia. “Le opportunità di lavoro esistono, ma nel tempo sono cambiate le esigenze delle aziende in termini di competenze e profili ricercati. Il lavoro oggi cambia al passo delle innovazioni tecnologiche introdotte nei vari settori industriali, e le competenze digitali, ormai al centro del dibattito pubblico da anni, non sono più un elemento formativo procrastinabile per le nuove generazioni”.

Il gap nelle competenze digitali e nelle soft skill

Se da un lato i posti di lavoro disponibili e le assunzioni sono in crescita, dall’altro i recruiter italiani sottolineano ancora diverse carenze in termini di soft skill e digital skill. Secondo il 40% dei responsabili delle assunzioni i candidati, in particolare le donne, risultano impreparati su questo terreno, e quindi c’è un gap rispetto ai rispetto ai posti di lavoro effettivamente disponibili.

Inoltre, il 45% dei recruiter dichiara che ci sono più candidati uomini dotati di competenze digitali rispetto alle donne, contro il 25% che ritiene che vi siano più donne “digitalmente preparate”.

Pensando alla persistente disparità di genere che sussiste nell’ambito delle digital skill, diviene sempre più prioritario estendere la conoscenza del digitale tra le giovani donne in modo da permettere loro di non perdere in futuro importanti occasioni di lavoro”, ha sottolineato Albergoni. “In questo contesto, si rende sempre più necessario un clima di collaborazione tra istituzioni pubbliche e private per la creazione di un sistema educativo che possa realmente preparare le nuove generazioni alle sfide dell’odierno mercato del lavoro”.

Nella ricerca Recruiter Sentiment i responsabili HR hanno indicato le competenze che ritengono fondamentali oggi per entrare e crescere nel mercato del lavoro. Tra queste ci sono le competenze in ambito tecnologico e di coding (15%), la capacità di gestire le funzioni del pacchetto Microsoft Office (14%), le competenze nell’ambito dei social media (12%), il web design (11%) e l’analisi dei dati (10%).

I settori industriali nei quali vengono maggiormente richieste queste competenze sono il finance (93%), l’amministrazione (90%), il settore travel (85%) e la sanità (83%).

Dal punto di vista geografico, invece, la richiesta di candidati con adeguate competenze digitali proviene soprattutto da Lombardia (51%), Lazio (30%) ed Emilia Romagna (25%).

Agli intervistati è stato chiesto anche di indicare le principali barriere nella formazione di team di lavoro o nell’assunzione di singoli professionisti dotati di competenze digitali. Le difficoltà citate sono il corretto equilibrio tra l’esperienza richiesta dalle aziende e lo stipendio desiderato dai candidati (49%), il gap tra la velocità dell’innovazione tecnologica e il reale livello di preparazione dei candidati (43%), l’impossibilità di trovare candidati con le giuste competenze (41%), la difficoltà a formare gli attuali candidati per le nuove competenze richieste dal mercato del lavoro (38%).

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Il giusto mix tra hard e soft skill

Secondo l’indagine di LinkedIn le competenze che mancano maggiormente ai professionisti italiani sono le competenze in ambito tecnologico e di coding (36%), le capacità di problem solving (31%), la creatività (30%), l’abilità di gestire i tempi di lavoro in maniera corretta (28%), le competenze nell’ambito del web design (28%), la capacità di collaborazione (27%) e il senso di leadership (26%).

Questi risultati confermano i dati emersi da una precedente ricerca sulle competenze maggiormente richieste dalle aziende nel 2019. Da quest’ultima emergeva che le hard skill devono andare di pari passo con le soft skill, e tra le più ricercate dalle aziende ci sono creatività, collaborazione e time management.

I segnali positivi

Nonostante le criticità in ambito digital skill, i risultati della ricerca delineano un panorama complessivamente positivo.

Il 50% dei recruiter italiani ha rilevato un aumento di assunzioni in Italia nell’ultimo anno, il 40% considera il mercato del lavoro stabile e solo il 10% ha riscontrato un calo.

Secondo il primo gruppo, i principali motivi che hanno fatto aumentare le assunzioni sono la crescita generale del business in Italia (57%), la disponibilità sul mercato di candidati con il giusto livello di competenze (48%) e le necessità specifiche dei singoli settori industriali (39%), una effettiva maggiore disponibilità di posti di lavoro non coperti negli anni precedenti (35%). D’altro canto, dall’inizio del 2018, il 52% degli HR intervistati ha percepito una quantità maggiore di aspiranti lavoratori rispetto ai posti di lavoro effettivamente disponibili.

Coloro che hanno indicato una diminuzione delle assunzioni attribuiscono il calo soprattutto a mancanza di talenti disponibili sul mercato e adeguatamente preparati (40%), rallentamento della crescita del business (37%), assenza di strumenti e processi di selezione adeguati (30%) e processi di selezione troppo lunghi e complessi (30%).

Nonostante ciò in linea generale, il 58% dei professionisti italiani del settore HR si sentono molto o estremamente fiduciosi nella propria capacità di reclutare i candidati più idonei per i propri clienti o la propria azienda.

Confermata la tradizione artigianale e manifatturiera dell’Italia

Il settore che ha registrato il maggior numero di assunzioni nell’ultimo anno è il manifatturiero, indicato dal 49% degli intervistati. Seguono il settore tecnologico legato alla produzione di software (45%), i servizi IT (44%) e il food & beverage (37%).

I settori dove si sono registrate le maggiori difficoltà a trovare i profili giusti sono stati finance & banking (32%), produzione di hardware (30%), istruzione (29%), media e comunicazione (29%), sanità (29%).

Per quanto concerne i livelli professionali, nell’ultimo anno in Italia la maggior parte di disponibilità sul mercato sono relative alle posizioni di stage e apprendistato (47%), seguiti dai profili entry level (46%), junior management (43%) e middle management (39%).