L’ambiente influisce sulle modalità di lavoro. Ed è per questo che il recente passaggio al lavoro a distanza è così impattante. Fino all’arrivo della pandemia di COVID-19 nel 2020, quasi tutte le conversazioni sulla progettazione degli uffici erano incentrate sulla collaborazione e ciò è stato particolarmente vero per il settore tecnologico. Le aziende (che vanno da piccole startup a giganti del settore come Apple, Google e Facebook) hanno innovato con spazi per riunioni informali, ampie aree di relax e piani di open office.

La collaborazione era la parola d’ordine a cui tutti si attenevano. Poi è arrivata la pandemia e tutto questo sforzo per promuovere e incoraggiare incontri spontanei che potevano stimolare creatività, collaborazione e nuove idee è stato improvvisamente spazzato via dalla necessità del lavoro a distanza e dalla conseguente resistenza dei dipendenti a tornare in ufficio.

Un disastro secondo alcuni manager e dirigenti, ma non sono d’accordo. Penso infatti che la rivoluzione del lavoro a distanza porterà a cosa positive… molto positive.

Pensieri profondi sul deep work

Nel 2016, Cal Newport ha scritto un libro rivoluzionario intitolato Deep Work: Rules for Focused Success in a Distracted World. La sua tesi centrale è che la nostra attenzione è sempre più frammentata nel tempo a causa dell’evoluzione della cultura in generale e della tecnologia in particolare. Più la forza lavoro è distratta, più “superficiale” diventa il suo lavoro.

Il lavoro “superficiale” diventa così la norma, mentre il cosiddetto “deep work” (un lavoro profondo, concentrato e senza distrazioni eseguito in uno stato mentale fluido) diventa più raro e, quindi, più prezioso. Il lavoro in ufficio è preferibile per la collaborazione, ma il lavoro a distanza è molto meglio per il deep work.

Secondo il modello di Cal Newport, la spinta a progettare luoghi di lavoro basati sulla collaborazione significa dare la priorità al lavoro poco profondo rispetto al lavoro profondo ma solitario e, quindi, dare la priorità al successo di basso valore rispetto al risultato di alto valore.

Naturalmente, la modalità di lavoro più favorevole dipende esattamente da ciò che viene fatto e dalle personalità e inclinazioni degli esseri umani che svolgono il lavoro. A me sembra che una percentuale più significativa della forza lavoro trarrebbe beneficio da un lavoro profondo rispetto a un lavoro basato sulla collaborazione.

La maggior parte dei dipendenti non inventa tecnologie avanzate o sviluppa creatività di marketing, ma quasi tutto il lavoro trae vantaggio dalla concentrazione. È probabile che due pregiudizi irrazionali determinino la preferenza residua per il lavoro d’ufficio e il design dell’ufficio incentrato sulla collaborazione:

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  • I manager tendono a preferire l’esperienza di vedere personalmente i dipendenti lavorare, interromperli e conversare con loro quando ce n’è bisogno
  • I dipendenti abituati a lavorare negli uffici hanno bisogno del cameratismo, dell’interazione sociale e della capacità di “leggere” lo stato emotivo dei colleghi e dei capi per sentirsi “collegati” a ciò che sta accadendo.

Entrambi questi impulsi sono emersi come risultato degli uffici, non il contrario. In un mondo perfetto, i manager avrebbero modi migliori per valutare e interagire con i dipendenti piuttosto che interromperli e farsi un’idea di come stanno lavorando. E i dipendenti avrebbero modi migliori per valutare le proprie prestazioni e il proprio ruolo nel team.

 

Il vecchio paradigma dell’ufficio sacrifica l’attività che produce il lavoro di migliore qualità (la pratica del deep work) sull’altare della collaborazione (veramente prezioso solo per una minoranza) con pensieri irrazionali sulla necessità di interazione. Chiunque aderisca all’idea di lavoro profondo di Cal Newport (e io sono uno di loro) capirebbe la supremazia del lavoro a distanza sul lavoro d’ufficio.

Inoltre, la collaborazione è qualcosa che il software e i servizi basati su cloud miglioreranno continuamente. Ma il lavoro profondo è facilitato dall’eliminazione e si basa sulla rimozione di distrazioni e interruzioni. La tecnologia non ci aiuta direttamente con il lavoro profondo, ma lo fa solo indirettamente facilitando il lavoro a distanza.

In altre parole, con una tecnologia migliorata, otterremo una migliore collaborazione remota, mentre il lavoro a distanza faciliterà il lavoro profondo. Quindi, otterremo di più da entrambi nel futuro del lavoro. E questo è qualcosa da celebrare, non verso cui opporre resistenza.

Un’ultima riflessione sul “flexodus”. Le grandi dimissioni sono in parte guidate dal desiderio per i dipendenti di lavorare secondo i propri orari invece del vecchio orario dalle 9 alle 17. Si è così scoperto che il lavoro flessibile è anche migliore per il deep work perché ognuno ha i propri momenti mentali e fisici di picco individuali nel corso della giornata.

Alcune persone lavorano meglio a tarda notte. Altri (come me, che mi alzo alle 4 del mattino) lavorano meglio al mattino. È tempo che i leader di ogni tipo si concentrino su tre aspetti fondamentali del futuro del lavoro:

  • Il lavoro profondo è più prezioso del lavoro collaborativo
  • La tecnologia si evolverà per migliorare la collaborazione remota
  • I dipendenti vogliono avere successo e, se li lasciate lavorare in remoto e in modo flessibile, troveranno la strada per raggiungere le massime prestazioni.