Per chi teme che l’intelligenza artificiale possa presto cancellare intere categorie di professionisti del settore informatico, arriva una notizia contrastante da uno studio realizzato da Microsoft Research. Secondo la ricerca, i ruoli IT saranno tra i più colpiti dall’impatto dell’IA generativa, ma ciò non significa necessariamente che tali lavori scompariranno: è più probabile se mai che a cambiare sarà il modo in cui vengono svolti.

Lo studio, intitolato Measuring the Occupational Implications of Generative AI, ha analizzato l’utilizzo reale di Microsoft Copilot, l’assistente IA integrato in Microsoft 365, nel browser Edge e nel motore di ricerca Bing. Si tratta, con tutta probabilità, del sistema di intelligenza artificiale più diffuso negli ambienti di lavoro, almeno negli Stati Uniti.

I ricercatori hanno esaminato 200.000 conversazioni anonime avvenute nel 2024 tra utenti statunitensi e Copilot tramite Bing, incrociandole con 100.000 interazioni raccolte dal database di feedback degli utenti. L’obiettivo era valutare quanto Copilot venga effettivamente utilizzato nei diversi ruoli professionali e con quale efficacia riesca a portare a termine i compiti richiesti.

Come prevedibile, i lavori legati all’informatica hanno mostrato un’elevata applicabilità all’uso dell’IA. In altre parole, molte delle attività svolte oggi da professionisti IT possono essere replicate (almeno in parte) da sistemi come Copilot. Tuttavia, lo studio sottolinea anche alcuni limiti importanti: i dati si riferiscono esclusivamente all’uso di Copilot tramite Bing, lasciando fuori strumenti più specifici che potrebbero avere un impatto ben più significativo su settori come la programmazione, l’assistenza tecnica o la cybersecurity.

Inoltre, l’analisi si basa sulla scomposizione delle professioni in singole attività. Ma un lavoro non si esaurisce mai nella somma delle sue mansioni; esistono infatti anche competenze implicite, abilità trasversali e capacità decisionali che non sempre si possono catalogare in modo diretto.

IA lavori IT

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Un altro aspetto cruciale riguarda l’interpretazione dell’automazione. Il fatto che un’attività possa essere svolta dall’IA non implica automaticamente che la figura professionale venga eliminata. I ricercatori citano un caso emblematico come quello dell’introduzione degli sportelli automatici (ATM) negli anni ’70. Si temeva un crollo dell’occupazione tra i cassieri bancari, ma accadde l’opposto. Le banche aprirono più filiali e impiegarono i cassieri in compiti più complessi, come la consulenza ai clienti.

“È facile pensare che le professioni maggiormente sovrapposte con le attività dell’IA verranno automatizzate, mentre quelle che beneficiano del supporto dell’IA verranno potenziate. Ma sarebbe un errore”, si legge nel report. “I dati non tengono conto degli effetti di lungo termine sull’organizzazione aziendale, che spesso sono imprevedibili e persino controintuitivi.”

Il punto è che l’automazione libera risorse, permettendo di riconvertire i ruoli umani in nuove direzioni, con la conseguenza che il lavoro non scompare, ma cambia. Le strutture aziendali si evolvono non solo per motivi di risparmio, ma per adattarsi a nuove esigenze, a volte dettate da clienti, altre da cambiamenti di mercato o innovazioni tecnologiche.

I ricercatori osservano che la maggior parte dei lavori di oggi non esisteva cento anni fa. La stessa cybersecurity, oggi fondamentale, era assente dal panorama lavorativo fino a pochi decenni fa. Oggi, secondo lo ISC2 Cybersecurity Workforce Study, la domanda di esperti in sicurezza informatica supera ampiamente l’offerta di professionisti qualificati, con un gap che continua a crescere.

Nel mondo dell’IT, questa dinamica è ben nota. Lo sviluppo tecnologico crea costantemente nuove esigenze, e quindi nuove professioni. Per questo motivo, l’intelligenza artificiale non rappresenta necessariamente una minaccia per il lavoro tecnico, ma piuttosto una forza di trasformazione. Le competenze richieste cambieranno, ma la domanda di professionalità non scomparirà. Anzi, saper usare e integrare l’IA nei flussi di lavoro diventerà una competenza fondamentale per chi lavora nel settore.

Il rischio reale non è quello di perdere il lavoro, ma di rimanere indietro rispetto all’evoluzione tecnologica. Chi saprà adattarsi, aggiornare le proprie competenze e abbracciare strumenti come Copilot potrà ritagliarsi un ruolo attivo nella nuova era dell’IT. Come conclude lo studio, “la capacità di automatizzare alcune attività tramite IA non sarà il nemico dei lavori tech, ma un elemento essenziale per il loro futuro.”

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