Nel nostro Paese persiste un significativo divario di genere nelle professioni scientifiche e tecnologiche, e i ruoli dirigenziali nelle aziende ICT sono spesso occupati da figure maschili. E’ un’affermazione che non sorprende, ma che è stata confermata da un’indagine svolta da NetConsulting cube e presentata oggi a Milano nell’ambito dell’evento “Donne al cuore dell’Innovazione Digitale”.

Lo studio, condotto per conto di CA Technologies e Fondazione Sodalitas, ha coinvolto CIO e IT manager, responsabili delle risorse umane e studenti delle scuole superiori. L’obiettivo era fotografare la situazione italiana delle donne impegnate in campo tecnologico e gli orientamenti degli studenti delle scuole superiori in tema di future scelte formative e professionali.

Entro il 2020 un deficit di 825.000 risorse con competenze tecnologiche

Il quadro complessivo è molto chiaro: nonostante alle donne vengano riconosciute capacità di problem solving, multitasking, collaborazione e creatività, nel 70% delle aziende intervistate le donne ricoprono meno del 25% dei ruoli tecnico-scientifici. Considerando i ruoli manageriali, la percentuale è ancora più bassa: sempre restando in ambito tecnico-scientifico, nel 68% delle aziende le donne rappresentano meno del 10% del management.

Questa fotografia non pone solo un problema di genere o di pari opportunità: c’è in gioco anche un ritardo nello sviluppo delle competenze digitali e tecnologiche che porterà, nei prossimi anni, a una mancanza di risorse e di personale qualificato. Bisogna quindi mettere in atto strategie per il rilancio delle discipline STEM, superando gli stereotipi di genere che le caratterizzano.

Nell’Unione Europea entro il 2020 si registrerà un deficit di 825.000 risorse con competenze tecnologiche”, ha spiegato Michele Lamartina, Amministratore Delegato di CA Technologies Italia. “Un problema che può rivelarsi una grande opportunità per i giovani che si apprestano a scegliere un indirizzo di studi che lasci intravedere buone prospettive occupazionali. Ecco perché riteniamo prioritario promuovere e partecipare a iniziative che possano aiutare i giovani a fare chiarezza sulle loro scelte future, stimolando parallelamente il coinvolgimento delle ragazze in ambiti nei quali sono tradizionalmente meno presenti, come quello tecnologico”.

Segnali positivi e modelli da seguire

tavola rotonda 8 marzoGli spunti emersi dall’indagine “Digital gender gap: valorizzare il talento femminile nel settore tecnologico” (i cui risultati sono esposti nel dettaglio nel paragrafo successivo) sono stati discussi nella tavola rotonda condotta da Annamaria di Ruscio, AD di NetConsulting cube, che ha visto protagoniste alcune rappresentanti femminili del mondo aziendale e della formazione. Sono Daniela Avignolo (Responsabile Risorse Umane di CA Technologies, Dianora Bardi(Membro Tavolo permanente sull’innovazione – Presidenza del Consiglio dei Ministri, Vicepresidente Centro Studi Impara Digitale), Paola Colombo (Head of Technology and Business Development di Mediamond), Lisa Di Sevo (Member of the Board of Directors di Girls in Tech), Gloria Gazzano (Direttore ICT di Snam). Unica figura figura maschile che ha partecipato alla tavola rotonda è Giuseppe Polistena, Preside del Civico Liceo Linguistico Alessandro Manzoni di Milano, istituto fondato nel 1861 e uno dei primi che ha aperto le porte dell’istruzione superiore alle ragazze.

Meno mimose, più STEM

Uno dei temi principali emersi dal confronto è che, effettivamente, le donne sono ancora poco presenti nel settore IT e, per questo, “bisogna facilitare il loro ingresso, anche attraverso attività di education e formazione”, come ha sottolineato Lisa Di Sevo. “Alle ragazze mancano anche dei modelli di riferimento al femminile”.

In alcuni settori si cercano figure specializzate come i data scientist, con una laurea in statistica o in informatica, percorsi universitari che in questo momento sono scelti soprattutto dai maschi”, ha spiegato Paola Colombo. “Tuttavia, in ambito lavorativo alle donne vengono riconosciute quelle capacità di collaborazione ed empatia che permettono loro di fare da ‘interpreti’ tra i diversi interlocutori aziendali”.

Le donne sono capaci di includere , mettersi in gioco, essere umili quando è necessario”, ha confermato Gloria Gazzano di SNAM. “E’ vero che siamo molto poche nel settore IT, ma non dimentichiamo che il digitale sta pervadendo tutto e non riguarda solo un settore lavorativo. Il digitale è presente nell’insegnamento, nella moda, nel design: diciamolo alle giovani studentesse e facciamo in modo che mettano da parte questa paura verso i percorsi STEM”.

Se l’attuale panorama lavorativo presenta luci e ombre nei ruoli ricoperti dalle donne, segnali decisamente positivi vengono dalle giovani generazioni e dal mondo della scuola. “C’è un forte cambiamento in atto”, ha dichiarato con entusiasmo Dianora Bardi, professoressa di latino che ha ideato il metodo Bardi/ImparaDigitale, adottato da centinaia di scuole italiane. “Nel 2010 ho introdotto i tablet in classe. Era la prima volta in Italia, e da allora è stata fatta tanta strada. Oggi nelle scuole ci sono laboratori di robotica e programmazione e i ragazzi mostrano una naturale propensione alle nuove tecnologie, a prescindere che siano maschi o femmine. Il problema restano gli insegnanti, che devono cambiare e aggiornarsi. E’ un processo che richiede un certo tempo, ma quello che vedo è che la tecnologia sta diventando trasversale a un cambiamento epocale nella didattica”.

Bardi ha sottolineato anche l’importanza del Piano Nazionale per la Scuola Digitale, lanciato lo scorso ottobre, uno strumento che accompagnerà la scuola nella sfida verso l’innovazione.

E’ solo questione di tempo”, ha concluso Bardi. “Tra qualche anno questi studenti entreranno nel mondo del lavoro, e porteranno con loro le competenze acquisite e il superamento degli stereotipi di genere tipici di oggi”.

Una delle barriere all’ingresso delle donne in ambito STEM, quindi, potrebbe cadere già alla prossima generazione di lavoratori. Inoltre, le aziende possono impegnarsi già oggi e svolgere un ruolo importante nella formazione degli attuali studenti e studentesse.

CA Technologies crede nella partnership tra imprese, scuole e organizzazioni no profit quale formula vincente nell’orientamento dei giovani verso percorsi formativi che offrano opportunità occupazionali concrete”, ha confermato Daniela Avignolo. “Un esempio di successo è rappresentato dalla collaborazione con Fondazione Sodalitas nell’ambito dell’iniziativa Deploy Your Talents, cha da tre anni coinvolge centinaia di studenti per promuovere valore della formazione nelle materie STEM, contribuendo a ridurre la carenza di risorse in ambito tecnico-scientifico e superare gli stereotipi di genere”.

CA Technologies sta inoltre muovendo i primi passi con il programma “Create Tomorrow”, che prevede l’attivazione di laboratori di informatica e attività di formazione per i bambini delle scuole elementari.

Per superare il divario di genere, ma anche rispondere alle future esigenze di personale qualificato, una strada potrebbe essere quella suggerita da Annamaria di Ruscio alla conclusione dei lavori: “Meno mimose, più STEM!”.

I dati dell’analisi

Lo studio “Digital gender gap: valorizzare il talento femminile nel settore tecnologico” ha coinvolto tre gruppi di persone: 60 responsabili HR di aziende italiane, 45 CIO/IT manager, 216 studenti di licei e istituti tecnici, come ha spiegato Rossella Macinante, Project Leader di NetConsulting cube.

Secondo quanto riportato dai Responsabili delle Risorse Umane il divario di genere è ancora molto elevato (lo rileva circa un terzo degli intervistati), anche se oltre il 50% degli intervistati ritiene che si tratti di un fenomeno in progressiva riduzione.

Dando per assodate le competenze tecniche richieste nei vari settori professionali, le donne dimostrano attitudini molto spiccate in termini di soft skill. In particolare, i Responsabili delle Risorse Umane sottolineano come, rispetto ai colleghi maschi, siano più inclini al problem solving (75%), al multitasking (62,5%), alla gestione dei rapporti interpersonali e al team working (45,8%). Il 41,7%, inoltre, riconosce alle donne anche maggiore creatività e propensione all’innovazione.

Secondo i Responsabili delle Risorse Umane coinvolti nell’indagine, le disparità numeriche tra uomini e donne in ambiti STEM deriva dall’attuale difficoltà nel reperire risorse di sesso femminile con competenze in discipline tecnico-scientifiche, soprattutto a causa delle resistenze culturali interne all’organizzazione (45,8%), ma anche della mancanza sul mercato di laureate nelle discipline tecnico-scientifiche (29,2%) e dello scarso interesse da parte delle donne verso le professioni legate a tematiche di Information Technology (29,2%).

ca soft skill donne

Sostanzialmente in linea con quanto riportato dai colleghi delle risorse umane risultano le risposte dei Responsabili dei Sistemi Informativi, anche se con interessanti spunti quando il manager responsabile della divisione informatica è donna (37,8% dei casi).

Un primo elemento da sottolineare riguarda la presenza di addetti di sesso femminile nelle strutture Information & Communication Technology (ICT). Il 54% ha un titolo universitario e il 40% di queste ha una laurea in discipline STEM, con Ingegneria Informatica e Scienza dell’Informazione in testa. A fronte di una presenza femminile complessiva del 22,6% nelle aree ICT delle aziende del panel, nei casi in cui a guidare la struttura sia una donna la quota aumenta fino a raggiungere il 37,9%, mentre scende al 13,9% quando alla guida c’è un uomo.

I risultati relativi all’inquadramento aziendale nelle organizzazioni ICT delle imprese interpellate rivelano una percentuale di donne a livello quadro pari al 49%, laddove il responsabile è una donna, e al 18,1% nei casi in cui a capo della struttura è un uomo. Dello stesso tenore i dati riguardanti la quota di donne dirigenti, che dal 3,5% nelle organizzazioni informatiche guidate da una donna si fermano all’1,4% se il responsabile è un uomo.

Mediamente, nel 2016 le figure di Project Manager e Sviluppatori/Programmatori saranno ancora le più ricercate nell’ambito delle divisioni ICT. Dall’indagine emerge inoltre un crescente interesse verso l’assunzione di donne con profili adeguati a ricoprire il ruolo di Digital Manager, nelle aziende in cui il responsabile della funzione informatica è un uomo, e di Data Scientist dove invece è una donna a capo della struttura ICT.

ca divario genere ICTLa ricerca ha rivelato che, relativamente all’evoluzione del fenomeno di gender gap nell’ambito tecnologico, i pareri di donne e uomini sono discordanti: oltre il 60% dei CIO uomini infatti afferma che il divario esiste, ma si va riducendo (una percentuale ancora più elevata rispetto a quanto emerso dalle interviste ai direttori del personale), mentre secondo una percentuale sostanzialmente simile di donne (59%) il divario di genere è, al contrario, ancora molto elevato. Secondo queste ultime, sono proprio gli stereotipi di genere associati alle competenze tecnico-scientifiche (76,5%) la principale causa della minore presenza di donne in ambito ICT, mentre per gli uomini è la cultura aziendale a rappresentare il principale ostacolo (40,9%).

Qualcosa però sta cambiando e si deve anche alle peculiarità dell’universo femminile, sia lato fornitore sia lato cliente. Tutti i Direttori dei Sistemi Informativi intervistati ritengono infatti che le donne avranno un peso sempre più rilevante nella richiesta di prodotti tecnologici molto personalizzati e dotati di maggiori funzionalità e servizi (il 73,1% si dichiara abbastanza/molto d’accordo) e che, di conseguenza, l’inserimento di donne all’interno dei team di sviluppo di nuovi prodotti/servizi tecnologici può dare un contributo significativo alla creazione di offerte maggiormente in grado di cogliere e indirizzare le esigenze dell’utenza femminile (92,7% d’accordo/molto d’accordo).

Il superamento degli stereotipi di genere e la scarsa propensione delle donne a seguire percorsi di studio e di carriera dove viene percepito più difficile il loro ingresso e l’ascesa professionale, rappresenta quindi uno dei maggiori ostacoli sulla strada della parità in ambiti STEM. Una parità che, di fatto, viene invece rilevata quando a parlare sono i giovani in età scolare, pur nelle ancora significative differenze di percorsi formativi e prospettive di lavoro tra maschi e femmine.

Gli studenti maschi evidenziano un maggiore interesse verso le discipline tecnico-scientifiche a scuola (il 40% è molto interessato) rispetto a quanto espresso dalle studentesse (25,2%). Il 32,7% dei ragazzi dichiara di preferire le materie tecnico-scientifiche, contro il 19,1% delle ragazze.

Nella scelta del futuro percorso di studi universitario, solo il 10,8% del totale degli intervistati si dichiara ancora indeciso rispetto all’ambito in cui proseguire. Il 58,4% è orientato verso facoltà STEM, mentre il 30,8% intende intraprendere un indirizzo umanistico-sociale (economia, scienze politiche e giurisprudenza in primis). Tra le lauree nelle discipline STEM, Medicina (26,6%) e Biologia (20,1%) risultano ai primi due posti seguiti da ingegneria, mentre Informatica si posiziona al penultimo posto (solo il 6,1% la indica come potenziale scelta).

Le differenze appaiono marcate quando viene condotta un’analisi per genere. Gli studenti maschi infatti sono in generale più orientati verso un percorso di studi STEM – indicando al primo posto delle probabili scelte la laurea in Chimica (29,3%) -, mentre oltre la metà (53%) delle studentesse è orientata a proseguire studi di tipo umanistico-sociale o, se in ambito STEM, all’interno della facoltà di Medicina (32,2%).

In merito al futuro percorso professionale, il 39,9% ritiene che il settore in cui vi saranno maggiori opportunità professionali sarà quello Tecnologico, seguito da quello Farmaceutico (35,6%) e Chimico (29,8%).

Infine, sul tema del divario di genere in ambito STEM, gli studenti di oggi mostrano di non avere preconcetti: l’88,7% degli studenti, sia maschi che femmine, non ritiene che le donne siano meno portate verso le materie tecnico-scientifiche rispetto agli uomini e il 78% non pensa che per una donna sia più difficile intraprendere una carriera in campo scientifico-tecnologico rispetto ad un uomo.

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