Si fa presto a parlare di domanda e offerta di lavoro nel settore dell’ICT. I cambiamenti tecnologici e le conseguenti richieste di nuove competenze sono talmente repentini che quello che era fino a pochi mesi prima un profilo richiestissimo e adeguatamente formato dalle università italiane, può riscoprirsi obsoleto in breve tempo. Questo malgrado il settore non abbia risentito troppo, almeno in apparenza, della drammatica crisi occupazionale in cui l’Italia è ancora immersa fino al collo.
E se l’innovazione tecnica è la più evidente, dietro questa drammatica velocità di mutamento ci sono altre cause che agiscono all’unisono. Va considerato infatti che il mercato della professione è sempre più globale, con il conseguente contagio di idee e competenze che rende impossibile ragionare localmente e accelera i cambiamenti. A questo contagio contribuiscono anche i social network che a livello enterprise diventano interlocutori necessari di ogni attività di business, richiedendo lo sviluppo di specifiche professionalità come quelle per la gestione del croudsourcing o della collaborazione tramite gamification. Anche la diffusione dell’analisi dei Big Data porta a nuovi profili specializzati che difficilmente si imparano nei percorsi di studio tradizionali e sono, peraltro, tra i più richiesti e i meglio retribuiti.
Ed è proprio il mutare del modo di apprendere che rappresenta un altro fattore di novità. L’università sembra al momento rappresentare solo un punto di partenza, per giunta nemmeno l’unico possibile, per l’accesso ai profili più interessanti. Alle forme di istruzione tradizionali si affiancano infatti corsi online internazionali sempre più specializzati e di livello elevato, a cui grazie alle piattaforme di condivisione possono partecipare contemporaneamente migliaia di studenti.
E se lavoratori e aziende faticano a stare al passo con il mondo che cambia, il sistema di normative resta ancora più indietro, specialmente nel nostro Paese.
Così accade che quella che sta diventando la professione delle professioni, trasversale a ogni ambito produttivo e sempre più differenziata in figure professionali assai diverse tra loro, da noi venga inquadrata, in mancanza di norme aggiornate, nell’ambito di altri settori più tradizionali, applicando contratti come quello del commercio o metalmeccanico.

Il framework europeo

Fortunatamente, almeno il questo caso, c’è l’Europa a dare una sveglia alle nostre istituzioni, definendo il quadro delle competenze del settore ICT con l’e-CF, ovvero il framework dei profili professionali, giunto alla terza release e adeguatamente aggiornato con l’evolversi delle richieste del mercato. Il portale dell’e-CF permette di entrare nel dettaglio del sistema di identificazione del corretto inquadramento di un lavoratore dell’ICT basato non tanto sui 23 profili, comunque individuati e dettagliati, quanto su 40 competenze, ciascuna suddivisa in 5 livelli di proficiency.

Se lavoratori e aziende faticano a stare al passo con il mondo che cambia, il sistema di normative resta ancora più indietro, specialmente nel nostro Paese

L’e-CF identifica anche 5 macro aree di competenza, definite Plan, Build, Run, Enable e Manage. Dell’area Plan fanno parte per esempio la il disegno di architetture e applicazioni, la capacità di innovazione e le competenze sullo sviluppo sostenibile, mentre Build comprende lo sviluppo di applicativi, il testing, il Systems Engineering e l’integrazione di componenti. Dell’area Run fanno parte il supporto all’utente e la Service Delivery, mentre Enable comprende lo sviluppo di proposte commerciali, la formazione del personale e il digital marketing. Infine l’area Manage include competenze più legate alle attività gestionali che alla preparazione tecnica, come il Risk Management e la gestione del portfolio.

Ciascuno dei 23 profili attualmente identificati per l’ICT dovrebbe quindi rappresentare un cocktail ideale di queste competenze.
In Italia l’e-CF è diventata una norma UNI con il numero 11506, per iniziativa di Confcommercio, Confindustria Digitale e CNA ICT, in modo da farne lo standard di riferimento anche per la definizione degli appalti della Pubblica Amministrazione. L’auspicio è che diventi la base anche del nuovo piano formativo per scuole di secondo grado e università.
Nel frattempo a questo link i professionisti dell’ICT possono facilmente creare il proprio profilo componendo le diverse competenze, in modo da essere pronti a sottoporlo alle aziende che, si spera, in misura sempre maggiore lo adotteranno.

Quanto si guadagna nell’ICT

Secondo il Rapporto sulle retribuzioni in Italia 2014 di OD&M Consulting, pubblicato da Assintel nell’ultimo Osservatorio sulle Competenze Digitali, le retribuzioni medie dei dirigenti nel settore della consulenza ICT sono passate dai 95 mila euro del 2009 ai 104 mila euro del 2013, con un incremento del 9,5%. Solo tra il 2012 e il 2013 l’incremento è stato del 4,5%, ben superiore alla media nazionale, che per i dirigenti, secondo la stessa indagine, si è fermata appena all’1%.
A quadri e impiegati dell’ICT non va altrettanto bene, poiché le retribuzioni tra il 2012 e il 2013 sono salite appena dello 0,2% per i primi e dell’1,8% per i secondi.
Più omogenea la crescita registrata nelle aziende di Informatica ed elettronica, dove a un incremento dell’1,3% per i dirigenti corrisponde l’1,7% per i quadri e l’1,6% per gli impiegati. Questi ultimi dichiarano una media di € 28.562 di guadagno annuo considerando il settore nel suo complesso.
L’incremento modesto ma comunque costante registrato negli ultimi anni fa ben sperare sull’avvenuto superamento della stasi che aveva afflitto le retribuzioni nei primi anni della crisi.
Sempre l’Osservatorio sulle Competenze Digitali mette il punto sui diversi profili dell’ICT con le relative retribuzioni. Secondo la ricerca commissionata, quasi tutti gli impiegati del settore fanno registrare un incremento nei guadagni medi, mentre tra i dirigenti si segnalano differenze abbastanza significative a seconda del profilo. Calano, l’Analista Coordinatore, il Database Administrator, il Security Engineer e il Network Engineer. Scende anche il Project Leader, in questo caso anche tra i quadri e gli impiegati.