Tutti possiamo avere una brutta giornata al lavoro, ma quando i giorni no superare quelli sì, è il momento di prendere in considerazione la ricerca di un nuovo lavoro. “L’economia continua a migliorare e non c’è motivo di restare in un’azienda che lotta per sopravvivere, o di accontentarsi di un ruolo in cui non si è felici”, dice Howard Seidel, partner della società di consulenza in carriera e leadership Essex Partners.

Penso che la questione si possa guardare in due modi – da una prospettiva esterna e da una interna”, prosegue Seidel. “A volte ci sono fattori esterni che possono influenzare il proprio lavoro, per esempio difficoltà finanziarie o riorganizzazioni in atto nella propria azienda; a volte si tratta di fattori più personali, che portano a chiedersi ‘cosa voglio fare veramente della mia vita? Sono veramente soddisfatto? Che altre opportunità ci sono?’“.

Qualunque sia la motivazione, Seidel suggerisce una serie di indicatori, sia esterni che interni, che possono dire che è ora di guardarsi intorno.

1. Questioni finanziarie

Se la vostra azienda sta passando difficoltà finanziarie, secondo Seidel ci sono segni evidenti da non sottovalutare. Per esempio, se la vostra azienda inizia a ricevere reclami dai fornitori per fatture pagate in ritardo, o blocca le assunzioni, o taglia le spese di viaggio, sono sintomi che sta lottando finanziariamente.

è preoccupante se la vostra azienda non sta spendendo molto nell’innovazione e si limita a mantenere l’esistente

Altri segnali più evidenti di pressione finanziaria possono includere il fatto che una società viene messa in vendita, il licenziamento di dipendenti, la chiusura di business unit o divisioni, il reindirizzamento del budget destinato a ricerca e sviluppo.

Con particolare riferimento all’ambito IT, è preoccupante se la vostra azienda non sta spendendo molto nell’innovazione e si limita a mantenere l’esistente”, sottolinea Seidel. “E’ il momento in cui è necessario chiedersi se l’azienda ha la leadership giusta per cambiare le cose, se si desidera essere parte di questo processo e se vale la pena di restare”.

2. Riorganizzazione del personale

Un altro segnale da non sottovalutare è il caso in cui top manager, supervisori e/o altri colleghi al vostro pari sono attivamente alla ricerca di un altro lavoro o, equivalentemente, sta cambiando la gestione dell’azienda.

i nuovi leader vogliono portare con sé i propri team, il che potrebbe tradursi in un licenziamento

C’è stata una riorganizzazione? ci sono nuove strutture di reporting, una nuova direzione aziendale e una nuova strategia? Questo non significa necessariamente che bisogna cambiare subito lavoro, ma a volte in queste situazioni la nuova leadership può cambiare la dinamica di tutta l’azienda“, dice Seidel. “A volte, soprattutto con i cambiamenti ad alto livello, i nuovi leader vogliono portare con sé i propri team”, il che potrebbe tradursi in un licenziamento.

3. Questioni interpersonali

Conflitti di personalità, disaccordi con i colleghi e altri problemi interpersonali possono essere una spinta importante per cambiare la propria carriera o il proprio lavoro.

Le questioni interpersonali possono fare la differenza tra un dipendente che ama la propria azienda e qualcuno che non sopporta l’ambiente di lavoro

Se non vai d’accordo con il tuo capo, o con altri membri del tuo team, o se la nuova leadership non si integra bene con la cultura aziendale, potresti non amare più il tuo posto di lavoro”, dice Seidel. “Le questioni interpersonali possono fare la differenza tra un dipendente che ama il proprio lavoro e la propria azienda e qualcuno che non sopporta l’ambiente di lavoro. Se andavi d’accordo con tutti, ma all’improvviso sei escluso dalle riunioni, i tuoi input vengono ignorati e sei in disaccordo con la strategia e la direzione della società, beh…questo è un vero segnale d’allarme”.

4. La soddisfazione personale

Naturalmente, tra i fattori più importanti ci sono la soddisfazione e la motivazione per il lavoro che si svolge.

Nella maggior parte dei casi le persone sanno istintivamente quando è il momento di cercare altrove, ma è difficile ammetterlo con se stessi”, afferma Kelly Max, CEO e co-fondatrice della società di consulenza in gestione dei talenti e delle HR Haufe USA. “La cosa più importante a cui prestare veramente attenzione è la propria soddisfazione generale sul lavoro – stai imparando? Ti senti appassionato e propositivo riguardo a ciò che stai facendo? Hai un piano di crescita? O ti senti fermo, emotivamente e fisicamente esausto al pensiero di andare in ufficio?”.

le persone sanno istintivamente quando è il momento di cercare altrove, ma è difficile ammetterlo con se stessi

Se si tratta di quest’ultimo problema, non bisogna prendere decisioni avventate. Un buon punto di partenza è valutare se le proprie capacità ed esperienze possono essere utilizzate in modo diverso all’interno dell’azienda. “C’è una ragione per cui sei nel tuo ruolo attuale, quindi cerca di capire se gli obiettivi, i valori e la direzione dell’azienda sono ancora in linea con i tuoi”, suggerisce Max. “Se lo sono, allora forse responsabilità diverse, un movimento ‘laterale’ o qualche altro cambiamento dall’interno possono essere utili”.

Se la risposta è no, allora è meglio iniziare a consultare i contatti della propria rete per vedere quali opportunità ci sono nel proprio settore, “e nel frattempo aggiornare il proprio curriculum”, aggiunge Seidel di Essex Partners.

Quando si vedono questi segnali, è bene iniziare a fare networking. Non solo si può scoprire se si sta sperimentando una situazione comune ad altri, ma ci si rende molto più visibili a potenziali datori di lavoro e colleghi”, conclude Seidel. “Da lì, è possibile entrare in contatto con selezionatori e responsabili delle assunzioni, e iniziare a proporsi per le posizioni aperte”.