Secondo una recente analisi di Gartner, i leader delle risorse umane devono affrontare con urgenza quattro falsi miti emergenti sulla produttività dei dipendenti, che se non corretti potrebbero compromettere seriamente la capacità delle aziende di raggiungere gli obiettivi di crescita nei prossimi anni.

A confermare questa preoccupazione è un’indagine condotta da Gartner nel novembre 2024, che ha coinvolto oltre 450 CEO e dirigenti di alto livello. Dal sondaggio è emerso che la gestione dei talenti e della forza lavoro rappresenta la principale sfida strategica per il 23% degli intervistati, seguita dalla cultura aziendale e dalla gestione delle persone, indicata dal 13%. Di fronte a un rallentamento delle classiche leve di crescita come la fusione di mercato, l’esternalizzazione dei costi e i finanziamenti a basso interesse, i CEO guardano ora con rinnovata attenzione alla produttività interna come motore per sostenere e far crescere l’impresa nel 2025 e oltre.

Come sottolinea Brent Cassell, Vicepresidente della divisione HR di Gartner, la produttività rimane un concetto difficile da definire, misurare e realmente migliorare per molte aziende. Gartner propone però una definizione operativa chiara per i lavoratori della conoscenza, ovvero che la produttività è composta da due elementi chiave:

  • Efficienza: capacità dei dipendenti di svolgere un lavoro di qualità in modo costante e puntuale
  • Creazione di valore: capacità di dedicare tempo e competenze a mansioni che generano risultati concreti e allineati con le priorità strategiche dell’organizzazione

In questo scenario, Gartner ha individuato quattro miti che le risorse umane devono sfatare per contribuire attivamente al miglioramento della produttività e guidare le aziende verso risultati solidi.

Mito 1 – La produttività non è una responsabilità dell’HR

Secondo un sondaggio condotto da Gartner a dicembre 2024 su un campione di oltre 1.900 manager, l’intervento diretto delle risorse umane può incrementare la produttività dei dipendenti fino all’11%. Questo perché ogni gruppo (dipendenti, manager e dirigenti) ha una percezione diversa della produttività, talvolta anche contraddittoria. L’HR rappresenta l’unico ponte in grado di allineare queste visioni. Per farlo, il reparto risorse umane deve integrare la produttività nelle proprie strategie, favorire la collaborazione tra funzioni aziendali, chiarire alla dirigenza i compromessi tra produttività e gestione dei talenti e, soprattutto, farsi promotore delle reali esigenze dei dipendenti.

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Mito 2 – L’adozione della GenAI porta automaticamente a una crescita rapida della produttività

Sebbene le aspettative siano alte, i dati raccolti da Gartner a dicembre 2024 mostrano una realtà molto più prudente: solo l’8% dei lavoratori della conoscenza riesce a sfruttare appieno i vantaggi in termini di velocità e qualità offerti dall’uso frequente di strumenti di IA generativa. Per ottenere benefici tangibili, le risorse umane devono intervenire su tre punti critici: la scarsa consapevolezza, l’adozione irregolare e l’uso inefficace di questi strumenti. Affinando le competenze nell’ambito della gestione del cambiamento, della formazione e dell’esperienza dei dipendenti, l’HR può colmare queste lacune e contribuire a un incremento della produttività fino all’8%.

Mito 3 – Organizzazione del lavoro

Spesso si pensa che i dipendenti che lavorano in presenza siano più produttivi di quelli in modalità ibrida. Tuttavia, un’analisi condotta sempre da Gartner su oltre 3.000 manager ha smentito questa convinzione. Il 21% dei lavoratori è stato classificato come altamente produttivo, sia tra chi lavora in sede, sia tra chi adotta modelli ibridi. Il vero fattore determinante non è il luogo fisico, ma il modo in cui si lavora. Secondo Gartner, la chiave è una cultura di team solidale, che può migliorare la produttività fino all’11%. Le risorse umane, quindi, devono formare i manager affinché trasformino la produttività in un obiettivo condiviso, stimolando i team a stabilire autonomamente i propri valori produttivi e a utilizzare il feedback come strumento di crescita.

Mito 4 – Più dati portano automaticamente a una migliore produttività

Una dipendenza eccessiva dai dati quantitativi può in realtà generare distorsioni, come la sottovalutazione del lavoro non misurabile o non digitalizzato, e persino incentivare comportamenti scorretti, come “truccare” i numeri per apparire più produttivi. Come spiega Cassell, i dati vanno sempre interpretati nel loro contesto. Investire nella comprensione approfondita delle circostanze in cui i dati sono raccolti ha un impatto quasi doppio sulla produttività rispetto all’accumulo indiscriminato di metriche numeriche. L’HR può agire in due modi: coinvolgere chi conosce a fondo le mansioni nella definizione dei parametri e integrare punti di vista locali nell’interpretazione dei dati.

In conclusione, Gartner evidenzia che le organizzazioni che affrontano in modo concreto questi quattro falsi miti possono migliorare la produttività dei dipendenti fino al 35%. Un risultato che, tradotto in termini pratici, equivale a guadagnare 2,8 ore di lavoro in più per ogni dipendente al giorno e oltre 47.000 dollari di ricavi aggiuntivi all’anno per singolo lavoratore. Una sfida cruciale, dunque, per ogni azienda che voglia crescere in un contesto economico sempre più competitivo e instabile.