Una recente ricerca di SAGE suggerisce che la digitalizzazione delle PMI europee potrebbe sbloccare quasi 630 miliardi di euro per l’economia dell’UE, in uno scenario in cui la rapida innovazione tecnologica, un ambiente geopolitico turbolento, la crisi energetica in corso e l’aumento della concorrenza sulla scena globale hanno portato l’UE a fissare obiettivi precisi per diventare entro i prossimi anni green, digitale e in linea con i valori europei.

Gli obiettivi di digitalizzazione dell’UE in relazione alle imprese, delineati nel programma del Decennio digitale, sono importanti e ambiziosi: entro il 2030, almeno il 90% delle PMI dovrebbe avere infatti un livello di base di intensità digitale e almeno il 75% delle aziende europee dovrebbe utilizzare tecnologie avanzate come l’intelligenza artificiale, il cloud computing e i big data. Il raggiungimento di questi obiettivi non sarà però possibile senza un sostegno significativo alle 25 milioni di PMI europee, che rappresentano il 99% di tutte le imprese e due terzi dei posti di lavoro del settore privato. E perché ciò avvenga, bisogna fare ancora molto visto che l’Europa non è proprio sulla buona strada per raggiungere gli obiettivi fissati per il 2030.

La volontà delle PMI comunque non manca. Secondo infatti la ricerca di SAGE, che si basa su un’analisi approfondita che comprende le voci di oltre 15.000 rappresentanti di PMI in 15 Stati membri, l’85% delle aziende coinvolte che afferma che la tecnologia digitale è fondamentale per i loro piani di crescita. Quali sono dunque le misure concrete che i responsabili politici possono adottare per promuovere l’ambiente di cui le PMI hanno bisogno per prosperare? La buona notizia è che diverse proposte politiche in corso, se attuate rapidamente e in modo olistico, potrebbero essere la chiave per stimolare l’adozione del digitale.

La ricerca mostra infatti importanti collegamenti tra l’adozione di soluzioni digitali, la lotta ai ritardi di pagamento e l’aumento del flusso di cassa. Sebbene si riconosca che gli investimenti nella tecnologia digitale offrono grandi rendimenti, i costi iniziali e il flusso di cassa rimangono le barriere principali. Scopriamo, ad esempio, che il 20% delle PMI dell’UE è in difficoltà con il flusso di cassa, che quelle alle prese con la liquidità investono il 44% in meno in tecnologia e, soprattutto, che il 50% delle PMI dell’UE considera ancora il finanziamento come un ostacolo fondamentale alla trasformazione digitale, una sfida che si intensifica per le PMI più piccole e che rischia di lasciarle indietro.

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Ma è proprio la digitalizzazione la risposta. Tra le PMI che individuano nel flusso di cassa un ostacolo fondamentale al loro successo operativo, oltre la metà (52%) considera la fatturazione elettronica, ad esempio, uno strumento in grado di accelerare il flusso di cassa e il 69% ritiene che possa avere un impatto positivo sul flusso di cassa. Inoltre, il 63% delle PMI ritiene che la tecnologia digitale svolga un ruolo positivo nella gestione del flusso di cassa e dei problemi di ritardo nei pagamenti. Ciò sottolinea la necessità e i potenziali benefici di una politica che acceleri la digitalizzazione e il “volano” degli investimenti a sostegno di una crescita sostenibile della produttività.

Il regolamento proposto di recente dall’UE sulla lotta ai ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali e la direttiva sulle norme IVA nell’era digitale (ViDA), che mira a introdurre la fatturazione elettronica obbligatoria in tutta l’UE, sono ottimi esempi di iniziative politiche esistenti che hanno il potenziale per stimolare la crescita delle PMI. Il loro impatto reale, tuttavia, dipenderà dal sostegno che gli Stati membri daranno alle PMI per aiutarle a superare altre barriere come l’adozione del digitale, l’alfabetizzazione e le competenze, oltre a potenziare gli incentivi agli investimenti, ad esempio attraverso il sistema fiscale.

Un altro dato fondamentale emerso dallo studio è il sentimento generalmente positivo delle PMI nei confronti del potenziale delle nuove tecnologie, come l’intelligenza artificiale e l’identificazione digitale per sostenere la crescita, ma anche la loro lotta per sbloccare tale potenziale. Per quanto riguarda l’IA, quasi tre quarti di coloro che l’hanno adottata (71%) la identificano come un motore per l’innovazione e l’efficienza, ma solo il 32% di coloro che l’hanno adottata ritiene che l’IA stia funzionando bene per loro. Inoltre, il 92% delle PMI ritiene che l’IA comporti dei rischi, tra i quali spiccano le questioni etiche, la perdita di dati e i problemi di privacy, nonché le frodi. Nel frattempo, l’80% è fiducioso che l’introduzione di un ID digitale porterà benefici alla propria azienda.

Infine, la ricerca sottolinea l’opportunità di sfruttare le soluzioni digitali per facilitare la rendicontazione di sostenibilità delle PMI. Più di due terzi (68%) delle PMI dell’UE che hanno partecipato allo studio avvertono infatti una maggiore pressione a ridurre l’impatto ambientale da parte dei loro clienti. Ciononostante, solo il 9% ha messo in atto processi per misurare, tracciare e rendicontare i propri dati di sostenibilità, evidenziando il costo e la complessità di farlo oggi. Poiché i politici mirano ad aumentare la rendicontazione della sostenibilità sia per le piccole, sia per le grandi imprese per raggiungere gli obiettivi del Green Deal europeo, sarà fondamentale implementare quadri di rendicontazione semplici e standardizzati e strumenti digitali di facile utilizzo che possano aiutare le PMI nella loro conformità.