Con una presenza trentennale sul mercato, Primeur ha come obiettivo rendere i dati un vero e proprio valore per i propri clienti. Fondata nel 1986 da Edoardo Musso, attuale Presidente, la multinazionale italiana ha sempre concentrato la propria attività sui dati e la loro gestione, prevedendone con grande anticipo l’importanza per il futuro delle imprese. Dopo prodotti storici per il Managed File Transfer, come Thema e Spazio MFT, nel 2020 l’azienda ha lanciato la piattaforma ibrida Primeur Data One, che permette di integrare tecnologie già esistenti all’interno di sistemi IT, migliorandone le performance e liberando i clienti dal vendor lock-in.

Basata sulla metodologia COA (Contract Oriented Architecture), sviluppata e brevettata da Primeur, Data One è un’offerta completa, modulare e flessibile, che comprende soluzioni acquistabili sia come componenti integrate che come prodotti stand alone, tra le quali Data Mover per il trasferimento dei file, Data Shaper per la trasformazione dei dati, Data Watcher per il monitoraggio end-to-end.

L’offerta di Primeur, presente in 28 paesi, è dedicata principalmente alle grandi aziende internazionali e tra le collaborazioni di successo ci sono quelle con tutti i principali gruppi bancari e assicurativi, oltre a numerose aziende Fortune500. Ma l’offerta della società ben si adatta anche a realtà di dimensioni più contenute e al mondo delle PMI.

Primeur ha una lunga vita nell’IT. Questo significa da un lato una grande conoscenza del mercato e delle sue problematiche, dall’altro la capacità di rispondere alle esigenze delle aziende con soluzioni moderne e sostenibili nel tempo”, commenta Augusto Abbarchi, Chief Revenue Officer di Primeur e manager con una consolidata esperienza in aziende multinazionali. “Inoltre l’approccio di Primeur è sempre stato apprezzato perché è un’azienda che lavora a fianco del cliente e modella l’offerta in base alle sue esigenze”.

Con Augusto Abbarchi abbiamo parlato di come sono cambiate le esigenze nella gestione dei dati, dell’approccio di Primeur alla Data Integration, dei vantaggi della piattaforma Data One in termini di semplicità di gestione, sicurezza, recupero di valore contrattuale.

Lei ha un’esperienza di oltre 25 anni nel settore IT, maturata in SAP e Software AG, e oggi Primeur. Come ha visto evolvere le esigenze delle aziende nell’integrazione dei dati?

L’integrazione dei dati è un tema che esiste da decenni in informatica. Alla fine degli anni ’90, quando ho iniziato a lavorare per SAP, la value proposition dell’azienda era il sistema gestionale integrato. Avere in un singolo database i dati di logistica, vendite, acquisti e del magazzino completamente integrati è stato uno dei punti di forza della suite di SAP. Il mondo dell’integrazione ha vissuto sulle suite integrate come quella di SAP per un buon periodo di tempo, ma da alcuni anni due fenomeni stanno modificando il panorama.

Il primo è la nascita di aziende che, dal punto di vista delle applicazioni software, hanno portato notevole innovazione. Un esempio è Salesforce, che è riuscita a imporsi nel CRM e rappresenta un’alternativa molto importante alle suite integrate. Un altro esempio è Workday, player molto importante nella gestione del personale. Questo, insieme all’introduzione della modalità subscription, ha creato un panorama diverso: oggi le aziende hanno la possibilità di andare in una direzione di “best of breed“, ovvero scegliere in ciascuna area funzionale il partner che riflette meglio le loro esigenze. Quindi il sistema informativo aziendale vede la presenza di diversi partner, e questo porta alla necessità di creare un’integrazione di dati tra le varie applicazioni.

Il secondo fenomeno è quello del Merger and Acquisition. Oggi in tutti i settori ci sono cambiamenti più frequenti che in passato ed è aumentato il ritmo con cui vengono fatte le acquisizioni. Questo comporta nuove esigenze di integrazione, perché ci sono aziende che devono lavorare sotto un unico cappello, che possiedono sistemi completamente diversi e hanno bisogno di estrarre dati da più sistemi e organizzarli in un’unica gestione.

Quali sono le conseguenze della comparsa di nuovi player, del modello subscription e del ritmo accelerato di fusioni e acquisizioni?

Nel panorama attuale l’integrazione dei dati avviene all’interno di una azienda, nel momento in cui voglia avere applicativi diversi, tra più aziende, nel momento in cui ci sono acquisizioni, e con i clienti stessi. La catena logistica lungo il suo estendersi vede, oggi più che in passato, la necessità di integrare i dati che vengono dal fornitore, dall’azienda, dal cliente, per poter gestire in modo più efficace la catena del valore.

Ora, come viene affrontata questa complessità, se non c’è una progettualità forte? Il rischio è fare integrazioni point-to-point, la cosiddetta application integration, una modalità praticata in maniera massiccia all’interno delle aziende soprattutto, ma non solo, in quelle medio piccole. Realizzare collegamenti punto a punto tra i vari componenti del sistema informativo crea una situazione con centinaia di questi collegamenti e “incroci” che provocano alcuni problemi.

Il primo è che richiedono un notevole costo di manutenzione, perché gli applicativi evolvono e con l’upgrade alla release successiva, per esempio, ogni collegamento punto a punto potrebbe dover essere riscritto con elevati costi di progetto.

C’è poi un aspetto molto importante, di cui ho esperienza diretta. Nel momento in cui vuole cambiare un applicativo, per esempio tipicamente il CRM, l’azienda chiude un contratto e ne attiva un altro con il provider scelto. Quando si esamina il numero di interfacce che devono essere rifatte, scopre che il costo del cambiamento è così elevato che non è sostenibile. La conclusione è che il fatto di poter passare da un CRM un altro CRM in maniera semplice non è poi così semplice, e i vantaggi della subscription diventano una illusione. Abbiamo lavorato con aziende che, proprio per questi motivi, mantengono due CRM, quello vecchio e quello nuovo, ma così si trovano a pagare due subscription. E’ ciò che accade se la gestione dell’integrazione non è pianificata in maniera opportuna.

Qual è la risposta di Primeur per affrontare la complessità e superare questi problemi?

Una piattaforma di data integration come Data One di Primeur permette il disaccoppiamento. Anziché andare da un’applicazione a un’altra, i dati vanno da ciascuna applicazione alla piattaforma di integrazione e da lì vengono distribuiti a chi ne ha bisogno in maniera completamente trasparente. Quindi, se un’azienda vuole cambiare il CRM, lo “stacca” e “attacca” quello nuovo: automaticamente vengono aggiornate tutte le applicazioni che utilizzano i dati provenienti dal CRM. In questo noi vediamo una grandissima utilità dell’approccio alla data integration tramite piattaforma.

Data One scompone ogni flusso dati in tre momenti principali: l’input del dato, la trasformazione del dato se necessaria – quindi aggregazione, somma, sottrazione – la preparazione del dato nel formato necessario per essere recepito in un altro ambiente.

Questo triplo passaggio offre la migliore flessibilità. E la sicurezza, un tema molto importante per le aziende, è intrinseca. È possibile duplicare i sistemi per proteggersi da diversi eventi, identificare da dove vengono i dati e quindi mettere delle barriere contro attacchi informatici. Questo è un altro elemento a favore di una piattaforma per l’integrazione dei dati, perché il controllo in ingresso può essere separato da tutte le operazioni che vengono fatte successivamente.

Data integration vs app integration: come scegliere il giusto approccio?

L’approccio dell’application integration ha lo svantaggio di comportare modifiche negli applicativi, ma in una certa percentuale di casi è vincente perché consente il vero Real Time.

Tuttavia, secondo le analisi che abbiamo condotto, nella circolazione dei dati all’interno dei sistemi informativi aziendali una larghissima percentuale di situazioni non richiede il vero Real Time, ma può essere gestita con il Near Real Time, un aggiornamento che non è esattamente in tempo reale, ma quasi.

Quando l’azienda può soddisfare circa l’80% delle sue esigenze di integrazione con il Near Real Time, l’approccio della data integration è estremamente conveniente perché offre vantaggi dal punto di vista del costo, della manutenzione, delle interfacce, dell’intercambiabilità dei componenti del sistema informativo.

Tra i vostri clienti c’è Bennet, azienda italiana che attualmente conta 72 ipermercati. Bennet ha scelto la tecnologia Primeur per gestire il flusso di informazioni tra la sede centrale e i suoi punti vendita.

Bennet rappresenta un esempio completo dei vantaggi della piattaforma Primeur. È un’azienda molto dinamica e, con le acquisizioni fatte nel corso del tempo, aveva bisogno di consolidare i dati provenienti da sistemi diversi. In particolare, aveva necessità di garantire lo scambio giornaliero di informazioni contabili tra la sede e ogni punto vendita per monitorare le campagne promozionali, gestire ordini e consegne, avere dati aggiornati su magazzini e fornitori.

La soluzione di integrazione dei dati progettata per Bennet raccoglie i dati richiesti dalle fonti appropriate e in orari prestabiliti, in modo che la sede centrale abbia sempre accesso a informazioni aggiornate e possa analizzarle per prendere decisioni sui punti vendita, la logistica o i fornitori.

L’offerta di Primeur non è pensata solo per le grandi aziende, ma anche per le PMI. Come vengono accompagnate alla data integration?

La nostra proposta non è una tecnologia invasiva in stile “cancel and replace”, ma tende ad affiancarsi al panorama esistente. Una integrazione fatta sulla piattaforma Data One innanzitutto non si lega a nessuno, quindi non comporta nessun vincolo e mantiene CRM, database e applicativi esistenti.

Inoltre può essere implementata in maniera assolutamente graduale. L’azienda può avviare una integrazione basata su data integration partendo da due o tre applicazioni strategiche, vederne il valore e poi eventualmente espandere questa metodologia ad altre applicazioni.

E’ un approccio che considero un punto di forza di Primeur. In base alla mia esperienza del mercato, gli approcci “Big Bang”, in cui tutto viene sostituito e rifatto secondo una filosofia nuova, comportano anche dei rischi e trovano ostacoli nell’adozione da parte delle aziende.

Io preferisco andare dai clienti e dire: “Non ci credi? Prova, parti in piccolo e vedi come funziona”. Questo significa dare al cliente il tempo di provare una soluzione con un approccio meno rischioso e adatto anche a realtà di piccole dimensioni, perché l’investimento iniziale richiesto è contenuto.

Quali sono i piani di sviluppo?

Per il futuro il baricentro rimane la gestione dei dati. Qualche anno fa, con l’entrata in vigore del GDPR, per supportare le aziende abbiamo introdotto la soluzione Data Privacy. La risposta è stata buona e stiamo sviluppando questa linea di business. La consapevolezza da parte delle aziende sull’importanza della normativa è infatti in fase di evoluzione. Spesso le aziende la vivono come qualcosa che “purtroppo” devono fare per non subire sanzioni in caso di controllo.

In realtà la gestione dei dati dei clienti non è solo oggetto di normativa: può essere anche oggetto di analisi di vario tipo. Stiamo facendo un’opera di “evangelizzazione” per far capire che gestire bene questi dati può portare ulteriori vantaggi e c’è del valore da andare a scoprire. La soluzione Data Discovery, per esempio, cerca all’interno del sistema informativo aziendale dati strutturati e non strutturati che non sono stati intercettati in precedenza. Li estrae e li porta in un ambiente in cui sono sotto controllo e quindi soddisfano la normativa GDPR, ma a quel punto possono rivelarsi utili anche per altri ragionamenti di tipo business.