Grazie alla generosa donazione della cittadina bolognese Alessandra Cantimori, che voleva sostenere la popolazione anziana e fragile del territorio della città, la USL del capoluogo in collaborazione con Siemens Healthineers ha sviluppato un innovativo progetto di telemedicina.

Si tratta di un sistema di gestione delle attività di assistenza domiciliare integrata per pazienti in terapia anticoagulante orale (Tao), che sfrutta le potenzialità del digitale per la raccolta, l’integrazione e la gestione dei dati clinici con un importante coordinamento tra ospedale e territorio.

Il progetto pilota è nato con l’obiettivo di efficientare e ottimizzare il modello finora in essere di servizio domiciliare per la gestione della diagnostica coagulativa di pazienti anziani e fragili, costretti a sottoporsi periodicamente e frequentemente a prelievi venosi per il controllo dell’attività di coagulazione. Il vecchio flusso di lavoro comprendeva, infatti, parecchi tempi morti: i tempi di trasporto, il tempo dato dal coinvolgimento di un elevato numero di operatori e di veicoli disponibili per movimentare i campioni, senza contare quello tolto all’attività assistenziale dell’infermiere, per la registrazione e la consegna dei campioni.

Dispositivi portatili

Il nuovo sistema proposto da Siemens Healthineers, denominato progetto Alessandra, prevede invece di mettere a disposizione dell’infermiere dispositivi diagnostici portatili Poct (Point of care test) in grado di garantire la stessa qualità del dato di laboratorio, poiché gestiti, controllati e refertati dal laboratorio di riferimento, in modo tale che l’infermiere non sia più costretto ad interrompere l’attività assistenziale, consentendo quindi di ottimizzare i flussi di lavoro.

Grazie al Poct si è passati dal prelievo venoso (doloroso e talvolta difficile da eseguire negli anziani) a quello capillare (eseguito con un pungidito) per la lettura dell’INR, indice riferito alla coagulazione ematica. In questo modo è stato reso possibile, da un lato, garantire la visualizzazione in tempo reale del dato, dall’altro il suo invio telematico al Laboratorio unico metropolitano che, dopo un’opportuna verifica di qualità e validazione, lo condivide nella cartella clinica digitale del paziente per l’adeguamento del piano terapeutico eseguito da cardiologi e angiologi del centro prescrittore.

Contestualmente, sempre in tempo reale, l’indice INR è visualizzabile anche sul Fascicolo sanitario elettronico dell’assistito. Ogni giorno, in ognuno dei tre servizi infermieristico-domiciliari di Bologna in cui è stato avviato finora il progetto, da circa venti infermieri vengono eseguiti in media oltre ottanta prelievi per terapie anticoagulanti orali attraverso il sistema consentito dai Poct.

I benefici sono stati molteplici – spiega una nota della Usl bolognese –: dall’ottimizzazione delle tempistiche e delle risorse, alla riduzione del rischio biologico per l’infermiere domiciliare e il tecnico di laboratorio, ma anche una maggiore flessibilità e standardizzazione dell’intero processo e non meno importante la messa in rete di dati e informazioni con tutti gli interlocutori coinvolti. Tutto il processo ora viene controllato e verificato in tempi brevissimi e il risultato che viene messo a disposizione del clinico è quello definitivo. L’altro aspetto vantaggioso è sicuramente il beneficio che ne trae il paziente: non è più sottoposto ripetutamente a prelievi di tipo venoso che risultano invasivi e spesso dolorosi, ottenendo un notevole beneficio anche dal punto di vista psicologico.