La telemedicina come strumento particolarmente utile per le patologie croniche. È il progetto della Regione Emilia-Romagna dove il 46% dei cittadini con più di 14 anni ha una patologia cronica. Un dato destinato a crescere con l’invecchiamento complessivo della popolazione. Per questo la Regione vuole continuare a investire su questo servizio come dimostra il modello organizzativo per l’implementazione dei servizi di telemedicina approvato in questi giorni dalla Giunta, con l’obiettivo di allestire sul territorio ventimila postazioni informatiche. Il progetto rientra tra gli interventi attuativi degli obiettivi del PNRR (Missione 6, Salute) e del Piano complementare.

La ripartizione dei fondi

La Regione avrà un ruolo di regia, coordinamento e monitoraggio, mentre saranno le Aziende Sanitarie a occuparsi dell’avvio e della realizzazione operativa delle attività. La redazione del modello organizzativo fa seguito a un piano, valutato positivamente da AGENAS (Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali) lo scorso marzo, che individuava il fabbisogno regionale partendo dai dati sulle condizioni di salute attuali della popolazione regionale. I servizi di telemedicina cui fa riferimento il modello sono televisita, teleconsulto, tele-consulenza medico-sanitaria, teleassistenza e tele-monitoraggio. L’obiettivo regionale per il tele-monitoraggio è quello di garantire la presa in carico di circa 12mila pazienti ad elevata complessità e fabbisogno assistenziale.

Televisite e teleconsulti potrebbero coinvolgere fino a 1,2 milioni di persone, cioè tutti i cittadini con almeno una delle patologie croniche considerate. Il modello regionale prevede la distribuzione di 5.000 postazioni nelle Case di comunità, in particolare negli ambulatori specialistici, infermieristici, di sanità pubblica, nei consultori familiari, nelle pediatrie di comunità, negli studi dei medici di medina generale e dei pediatri di libera scelta, negli spazi dedicati ai pazienti. Cento postazioni saranno dedicate alle centrali operative territoriali, altre cento alle unità di continuità assistenziale (ex guardia medica).

Mille postazioni saranno a disposizione dell’assistenza domiciliare integrata, trecento della rete delle cure palliative, altre 2.500 per gli ambulatori dei medici di medicina generale e pediatri di libera scelta fuori dalle case di comunità, 8.000 per gli ambulatori ospedalieri e i poliambulatori. Le ultime tremila postazioni saranno assegnate ad altre strutture territoriali. Per usufruire del servizio il paziente deve essere informato sui suoi diritti, anche con il coinvolgimento del caregiver quando necessario: deve cioè sapere in cosa consiste la prestazione, quali strutture saranno coinvolte, quali informazioni trattate. Per fare partire il progetto le Regioni devono attendere il decreto ministeriale che ripartirà le risorse per il tramite Agenas. Le risorse saranno distribuite sia sulla base dei fabbisogni e degli obiettivi espressi dai piani di telemedicina regionali, sia tenendo conto del progetto regionale di telemedicina appena redatto.

L’obiettivo è di acquistare le attrezzature entro l’inizio dell’anno prossimo per poter attivare i servizi nella primavera del 2024 e aver monitorato a distanza 12mila persone a fine 2025.