Anche in cardiologia la telemedicina ha aumentato la sua presenza durante la pandemia. Il ricorso alla telecardiologia è triplicato con esami che non sempre si rivelano però affidabili. Per questo motivo la Società Italiana di Cardiologia (Sic) ha realizzato il primo documento di consenso che stabilisce i requisiti minimi per una visita a distanza accurata e attendibile.

“La pandemia ha necessariamente rinnovato l’interesse per l’erogazione di servizi di assistenza sanitaria a distanza, attraverso tecnologie di telemedicina – spiega Ciro Indolfi, coordinatore pubblicazione, presidente Sic e ordinario di Cardiologia Università Magna Graecia di Catanzaro – Si tratta però di strumenti che devono essere gestiti in maniera corretta, altrimenti si corre il rischio di non erogare un’assistenza che sia davvero di qualità: se per esempio non si utilizza l’elettrocardiografia a 12 derivazioni per l’esame Holter, la ‘fotografia’ dell’attività cardiaca nelle 24 ore non risulta fedele e può portare a decisioni cliniche scorrette. Negli ultimi mesi è stato riscontrato un trend in aumento di alcune fra le prestazioni cardiologiche più richieste, come l’Holter, l’elettrocardiogramma o il monitoraggio della pressione, che si prestano a essere interpretate a distanza. Questi test diagnostici sono disponibili anche in centri sanitari e nelle farmacie, in assenza però di raccomandazioni specifiche su standard tecnici e di percorso che garantiscano la qualità delle prestazioni erogate: per questo abbiamo ritenuto necessario stilare il nostro position paper sulla telemedicina”. 

Dai dispositivi alla refertazione

Il documento stabilisce i requisiti tecnici, strumentali e di refertazione in telemedicina per elettrocardiografia a riposo, monitoraggio elettrocardiografico ambulatoriale secondo Holter, monitoraggio ambulatoriale della pressione arteriosa, indicando  la tipologia di dispositivo medico da utilizzare, l’addestramento del personale sanitario, come gestire la sicurezza dei dati sensibili, il tipo di piattaforme informatiche e infine stabilendo criteri per la qualità della refertazione.

Un intervento necessario in un momento in cui, vista la nuova ondata, la telemedicina dovrà continuare a dare il suo apporto che, secondo l’ex direttore dell’Istituto Superiore di Sanità Angelo Del Favero, dovrebbe allargarsi fino all’utilizzo in carcere visto che il 70% dei detenuti soffre almeno di una patologia.

I passi avanti dal punto di vista tecnologico sono stati parecchi come conferma Ep Europace, la rivista della European Heart Rhythm Association, dove è stato pubblicato uno studio che ha validato un nuovo algoritmo in grado di elaborare i dati provenienti dai dispositivi impiantabili e di indicare con un grande anticipo un aggravamento delle condizioni cliniche.

Condotto prevalentemente in Italia, lo studio ha coinvolto 918 pazienti e ha previsto due terzi delle prime ospedalizzazioni per insufficienza cardiaca post-impianto con un preavviso mediano di 42 giorni, e un tasso di falsi positivi di soli 0,7 allarmi per paziente l’anno. In caso di allarme, il paziente viene immediatamente contattato e si decide se farlo andare in ambulatorio o intervenire a distanza.

La società italiana di cardiologia ha elaborato un position paper per spiegare i passaggi corretti per gli esami a distanza