Lo chiamano ospedale virtuale ed è un altro esempio dello sviluppo della telemedicina. Siamo all’ospedale Sant’Eugenio di Roma, Asl Roma 2, dove su un grande display due geriatri controllano da remoto i valori di un gruppo di pazienti. Se, come è capitato, una signora raggiunge i 120 battiti, troppi per una donna anziana che si muove poco, l’allarme è immediato.

Si contatta la parente più prossima o in alternativa l’assistenza domiciliare. Il medico di reparto controlla 16 pazienti in ospedale e altrettanti a casa. Sullo schermo intanto passano i valori di cuore e respiro: arrivano al Sant’Eugenio direttamente dai letti e dai divani di un gruppo di anziani fragili.

Servizio a costo zero

L’abbiamo chiamato ospedale virtuale”, spiega a Repubblica Giorgio Casati, il direttore generale della Asl Roma 2, una costola della capitale che da sola — tra le ville dell’Eur e i casermoni di Torpignattara — vale 1,4 milioni di abitanti, di cui 32mila fragili e ventimila affetti da demenza senile. “Per ora il servizio non costa nulla all’azienda e ci permette di evitare parecchi ricoveri. Ma puntiamo a crescere, e lì le risorse ovviamente serviranno”.

Il servizio Curare@Casa è stato avviato nel novembre 2021 in fase sperimentale, entro fine anno è previsto l’ampliamento a tutti e sei Distretti del territorio aziendale e lo sviluppo di percorsi che coinvolgano ulteriori aree specialistiche di dimissione ospedaliera.

Nello specifico la modalità operativa è attivata dal medico della Uoc Geriatria o della Uoc Neurologia del Sant’Eugenio, prima della dimissione, che individua il paziente anziano fragile, sulla base degli score definiti nel progetto. Il tele-monitoraggio, effettuato tramite dispositivi consegnati al caregiver familiare, consente di identificare rapidamente emergenze cliniche gestibili a domicilio.

E, con adeguata preparazione, può intercettare situazioni che necessitino di ricovero ospedaliero con percorso dedicato. Nell’operazione viene attivato anche il Medico di Medicina Generale che partecipa al progetto.

La Asl Roma 2 – spiega l’azienda in una nota – è caratterizzata da un territorio molto vasto e variegato con 93.000 anziani in condizione di fragilità caratterizzata da polipatologie, comorbidità, presenza di deficit cognitivi e motori a rischio di ospedalizzazione o di istituzionalizzazione. Numerose esperienze di telemedicina svolte durante la pandemia hanno dimostrato i vantaggi dell’utilizzo della telemedicina nel migliorare l’assistenza del paziente a domicilio; sfruttando questa esperienza, il progetto Curare@Casa imposta una risposta funzionale di sintesi tra tecnologia e competenza sanitaria e sociale, per creare un processo di tutoring sugli anziani fragili residenti sul territorio aziendale”.

L’attenzione alle cure domiciliari è uno degli insegnamenti della pandemia. Meglio curarsi sul territorio che affollare gli ospedali o attendere ore al pronto soccorso.

“È anche uno degli obiettivi del PNRR: arrivare al 10% dei malati al di sopra dei 65 anni seguiti in telemedicina”, aggiunge Casati. L’obiettivo è ampliarlo poi a tutti i sei Distretti del territorio aziendale e sviluppare anche percorsi che coinvolgano ulteriori aree specialistiche di dimissione ospedaliera. Il Sant’Eugenio, dopo la geriatria, ha avviato la telemedicina anche per alcuni letti virtuali di neurologia ma l’obiettivo è di ampliare il progetto ai sei distretti del territorio aziendale.

È come aprire un piccolo ospedale tutto nuovo”, spiega Casati. “Per noi medici vuol dire uscire dalla comfort-zone”, aggiunge Capobianco, 63 anni di cui più della metà passati in una corsia di geriatria. “Siamo abituati a gestire un paziente in fase acuta che ha bisogno del ricovero. Integrare la nostra cultura di medici con le nuove tecnologie e l’organizzazione di un servizio a domicilio è una sfida anche per noi”.