Se ne è parlato al convegno “Medtech, presente futuro, Università e imprese disegnano il domani” organizzato dall’Università Campus Bio-Medico di Roma con il patrocinio di Unindustria durante il quale sono stati presentati due nuovi corsi di laurea in inglese: Medicine and Surgery Medtech e Biomedical Engeneering.

Oggi siamo di fronte al rapido sviluppo della medicina personalizzata – ha sottolineato Raffaele Calabrò, Rettore dell’Università Campus Bio-Medico di Roma –. In medicina non parliamo più genericamente di patologie, ma abbiamo l’opportunità di conoscere i problemi del singolo malato, e la tecnologia in questo diventa fondamentale. Il medico di domani deve essere formato a lavorare con le nuove tecnologie: la pandemia ha accelerato questa tendenza”.

Ma il medico di domani non dovrà avere solo competenze aggiornate dal punto di vista tecnologico. Sono sette infatti gli skill elencati nel corso del convegno che ha tracciato l’identikit del nuovo medico. Si parte dall’ibridazione di saperi, dalla capacità di saper lavorare con professionisti di discipline differenti con l’obiettivo di contribuire alle nuove soluzioni tecnologiche. Per questo è necessario possedere una mentalità aperta, essere capaci di superare i tradizionali confini professionali, lavorare in ospedale ma anche con le aziende tecnologiche del settore. Oltre alla tradizionale capacità di seguire con passione i pazienti non farà male una formazione ingegneristica per orientarsi fra terapie e nuovi macchinari e sapere fare fronte anche ai problemi etici che la tecnologia porta con sé.

Partnership medico-paziente

La discussione sul futuro della professione non riguarda solo l’Italia. Negli Stati Uniti Medical Futurist, in uno dei suoi ebook, ha cercato di elencare alcune caratteristiche fondamentali che partono dall’assunto che nessun medico potrà lavorare senza tecnologie avanzate. Entro il 2022 il 25% degli adulti statunitensi utilizzerà dispositivi indossabili. Poiché questi dispositivi integrano sempre più spesso una funzione di tracciamento della salute, i pazienti porteranno inevitabilmente i dati da questi dispositivi in ospedale e i medici dovranno essere in grado di familiarizzare con questi dispositivi e di interpretarne le letture.

E se il medico non possiederà competenze trasversali sarà un vero problema. Anche se si farà affidamento sulle tecnologie, il fattore umano giocherà ugualmente un ruolo importante. Questo perché le tecnologie elimineranno essenzialmente le componenti ripetitive del lavoro, liberando così tempo prezioso per i professionisti del settore medico. Man mano che queste tecnologie avanzate si impadroniranno di componenti banali, consentiranno ai medici di confrontarsi maggiormente con i pazienti. I medici dovranno quindi mostrare maggiore empatia e compassione quando comunicano con questi ultimi; la loro mancanza di tali capacità sarà ancora più evidente di quanto non lo sia oggi.

Ma il ruolo del medico rimarrà fondamentale. L’automazione infatti è ben lontana dal sostituire i medici anche se l’intelligenza artificiale sta facendo notevoli passi avanti e diventerà lo stetoscopio del XXI secolo. Infine, anche i pazienti saranno coinvolti facendo sentire la propria voce, diventando più proattivi nella gestione della propria salute. In quanto utenti finali di strumenti sanitari digitali e di nuovi approcci terapeutici, possono fornire un feedback prezioso per contribuire a implementare tali soluzioni in modo più efficace. Nessun ospedale potrà funzionare o operare senza implementare il design del paziente e il futuro delle specialità richiederà ai medici di coinvolgere i pazienti in una partnership di pari livello.