Fornire all’organismo una copia corretta del gene difettoso o un altro gene che possa compensarne il malfunzionamento nelle cellule colpite dalla malattia.

È questo l’obiettivo della terapia genica che, come spiega l’osservatorio sulle terapie avanzate, è un concetto che nasce alla fine degli anni ‘80 con le nuove tecniche del Dna ricombinante che permettono di costruire pezzi di Dna contenenti sequenze geniche desiderate.

Con il sequenziamento del genoma e l’avanzare delle biotecnologie sono comparsi i primi risultati nelle sperimentazioni sull’uomo e le prime terapie geniche autorizzate.

Il ruolo del Made in Italy

L’Italia in questo segmento vanta una posizione di eccellenza a livello internazionale: sono diverse le terapie avanzate frutto di ricerche all’avanguardia Made in Italy. L’ultimo esempio arriva dallo studio pubblicato sul New England Journal of Medicine a opera degli scienziati dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma coordinati da Franco Locatelli.

Betibeglogene autotemcel (beti-cel) – più noto con il nome di Zynteglo – ha dimostrato essere utile nel correggere il difetto alla base della malattia genetica. Una correzione che ha portato le persone affette da beta-talassemia a non dover ricorrere più a trasfusioni di sangue.

Un risultato storico che si mantiene nel tempo. A quasi tre danni dalla terapia il 90% dei beta-talassemici coinvolti nella sperimentazione non ha necessitato di alcun intervento.

La beta-talassemia è un gruppo di malattie rare del sangue in cui, a causa di un difetto genico, la produzione di emoglobina è fortemente ridotta o del tutto assente.

La cura consiste in continue e periodiche trasfusioni di sangue che espongono il malato a notevoli effetti collaterali, primo fra tutti un eccessivo accumulo di ferro che può arrivare a danneggiare i diversi organi.

Per questa ragione, oltre alle trasfusioni che hanno l’obbiettivo principale di mantenere adeguati livelli di emoglobina, occorre una terapia ferro-chelante e trattamenti di supporto per gestire le altre complicanze della malattia.

Altra possibilità è il trapianto di midollo da donatore compatibile, una cura possibile solo in un numero limitato di casi. Meno del 40% dei pazienti possiede infatti un donatore compatibile. E ora c’è la terapia genica che prevede il prelievo delle cellule staminali del sangue periferico dei malati.

Successivamente, per ristabilire il corretto funzionamento di queste cellule e dei globuli rossi in cui possono differenziarsi, si inserisce al loro interno una copia funzionante del gene della beta-globina (β-globina AT87Q). Infine le cellule staminali corrette vengono nuovamente infuse nei pazienti per via endovenosa, così da favorire il loro attecchimento nel midollo osseo.

Gli studi di Milano e Perugia

Anche a Milano stanno percorrendo questa strada grazie anche al contributo dell’Università di Perugia. L’obiettivo era di sviluppare l’unica terapia esistente in grado di curare i bambini affetti dalla Leucodistrofia Metacromatica (Mld), una malattia genetica rara fino a oggi incurabile e letale nei primi anni di vita.

La terapia ha ricevuto l’approvazione dall’Agenzia Europea del Farmaco (Ema), diventando un farmaco per terapia genica, il Libmeldy. I risultati ottenuti con il farmaco su 29 bambini affetti da Mld sono stati pubblicati recentemente da The Lancet.

La terapia è stata messa a punto presso il Telethon Institute for Gene Therapy – Ospedale S. Raffaele di Milano in collaborazione con Orchard Therapeutics (Uk) e consiste nel trapianto di midollo di cellule staminali emopoietiche autologhe del paziente, corrette geneticamente con la tecnica della terapia genica, al fine di ripristinare la funzione del gene difettivo.