La telemedicina si sta espandendo a macchia d’olio solo con il rischio che spesso si tratti di iniziative isolate non in grado di comunicare con il Sistema Sanitario Nazionale.

Secondo un’indagine del Fondo dei Dirigenti Industriali, il grande neo è che nessuna delle soluzioni adottate è integrata o collegata con il Fascicolo Sanitario Elettronico. Una questione che meriterebbe un coordinamento a livello centrale o regionale visto che di telemedicina si parla ovunque. Anche perché nel frattempo il Ministro Speranza ha messo sul piatto dieci milioni di euro per offrire strumenti di telemedicina alle farmacie dei Comuni con meno di 3000 abitanti.

Una centrale operativa in Puglia

Un esempio positivo arriva dalla Puglia dove è stata istituita CorHealth, la prima centrale operativa regionale per la telemedicina. Realizzata dall’Agenzia Regionale per la Salute e il Sociale (Aress) prevede un team di medici e infermieri, una piattaforma cloud per la gestione telematica dei pazienti e servizi come il telemonitoraggio, teleassistenza, televisita, teleconsulto e telecooperazione sanitaria, servizi digitalizzati per la presa in carico, la personalizzazione e gestione dei piani di cura dei pazienti, gestione logistica/magazzino dei kit dispositivi medici.

Ai pazienti viene anche fornito un kit di dispositivi medici (tablet, saturimetro, multiparametrico, bilancia) per la rilevazione e il monitoraggio in tempo reale dei parametri salienti. È anche previsto un sistema automatico di allarme per alcuni parametri.

In Veneto la Ulss7 Pedemontana ha avviato un progetto sperimentale che ha coinvolto 61 farmacie e 20 centri residenziali per anziani. Il test prevede l’utilizzo di un dispositivo di telemonitoraggio e televisita, già utilizzato negli Stati Uniti e in Israele, attraverso il quale è possibile rilevare le condizioni di salute degli utenti su parametri come il ritmo cardiaco, l’apparato respiratorio, ma anche eventuali infiammazioni o malattie della gola, delle orecchie e perfino i problemi cutanei. Le immagini e i dati raccolti vengono quindi inviati in tempo reale a un medico ULSS che farà le sue valutazioni.

Sulla telemedicina punta anche Aiom, l’Associazione Italiana di Oncologia Medica che nel suo XXIII congresso ha indicato nelle visite a distanza uno dei metodi per recuperare il tempo perduto nel biennio passato causa Covid. Come ha spiegato il Presidente Giordano Beretta “Vanno recuperati due milioni e mezzo di screening persi che hanno già portato a diagnosi di tumori più avanzati”.

Il Piano strategico di Ferrara

A Ferrara la strada verso la telemedicina è stata intrapresa con decisione con un percorso di modernizzazione frutto di alcune considerazioni come l’elevato indice di vecchiaia della popolazione, la sempre maggiore incidenza di patologie croniche e l’elevata dispersione territoriale, il tutto poi aggravato dagli effetti devastanti della pandemia da Covid-19.

Per questo è stato dato il via al “Piano Strategico Digitale” che ha un orizzonte di tre anni e obiettivi diversi, come definire una presa in carico multi-disciplinare e professionale e promuovere un’assistenza di prossimità il più possibile con rapporto one to one tra operatore e paziente.

All’interno del Piano rientrano, ad esempio, il progetto di telecardiologia dell’Ospedale di Cento, in virtù del quale si conta di ridurre del 60% i controlli effettuati in struttura. A questo si aggiungerà a breve la concretizzazione dei progetti di teleassistenza oculistica per i pazienti diabetici e cure palliative in modalità di telemedicina.