Dopo due anni è tornato l’Outlook Salute Italia di Deloitte e la distanza dalla precedente edizione del rapporto è significativa visto che si parlava dell’Italia pre-pandemia. Il rapporto torna quindi descrivendo un paese che ha visto una rinnovata centralità del Sistema Sanitario Nazionale e del Sistema Salute nel suo complesso. La pandemia ha rafforzato anche alcuni punti di contatto con il sistema sanitario, come per esempio le farmacie, che diventano sempre più luoghi di servizi: durante i mesi dell’emergenza hanno infatti supportato i cittadini nell’accesso e nell’orientamento rispetto ai servizi del SSN (basti pensare alla possibilità di prenotare tramite la farmacia le vaccinazioni o alle consegne a domicilio dei farmaci) e sono diventate in alcuni casi luoghi di prestazioni sanitarie “di base”, come per il controllo di alcuni parametri fisiologici o la rilevazione dei contagi tramite tamponi.

Il privato meglio del pubblico

Nel complesso la valutazione che gli italiani danno alla sanità in Italia è positiva, sia che si tratti di sanità pubblica che privata. La pagella del Servizio Sanitario Nazionale supera la soglia della sufficienza, ma soffre leggermente al confronto con la sanità privata, con un voto di 6,6 contro il 7,3 del privato nonostante la grade prova offerta durante la crisi pandemica.

E, secondo il 43% degli italiani, l’offerta del SSN è addirittura peggiorata.

Inoltre, confrontando i voti per aree geografiche, nelle regioni del Nord si rileva una maggiore qualità percepita dei servizi sanitari, sia in ambito pubblico sia privato. Per quanto riguarda più nello specifico la sanità pubblica, gli aspetti del SSN che soddisfano di più gli italiani riguardano soprattutto la sfera dell’emergenza e della relazione: le valutazioni migliori vanno infatti all’efficienza dei servizi 112-118, la vicinanza del medico di famiglia e del pediatra, così come alla qualità complessiva delle cure ricevute nelle strutture ospedaliere.

Al contrario, secondo gli italiani, gli aspetti del Sistema Sanitario con performance peggiori rimandano ai tempi di attesa: particolarmente negativo il giudizio che emerge sui tempi di attesa per le visite ambulatoriali, la diagnostica e i ricoveri ospedalieri.

Di sicuro è aumentata in modo evidente la percentuale di italiani che dichiara di interagire con il Sistema Sanitario anche in modalità digitale, per esempio comunicando con il proprio medico attraverso i canali telematici.

Dalla ricerca emerge un aumento nel livello di digitalizzazione in ambito sanitario della popolazione: uno su due dichiara per esempio di aver ricevuto nell’ultimo anno un referto medico via email, portali o altro, prenotato una prestazione sanitaria online e comunicato con il proprio medico tramite applicazioni o chat.

D’altra parte, al di là di queste modalità di interazione digitale, è interessante comprendere quale sia l’attuale livello di conoscenza degli italiani rispetto a tecnologie e strumenti innovativi in ambito sanitario, quali il fascicolo sanitario elettronico o la telemedicina.

La conoscenza del FSE

Per quanto riguarda la conoscenza dichiarata del FSE, questa è aumentata significativamente rispetto alla precedente edizione. Se nel 2019 solo il 23% riconosceva di sapere di cosa si trattasse, questa percentuale è salita al 41% nel 2021, a discapito sia di chi non sapeva cosa fosse o di chi ne aveva solo una vaga idea.

Nell’ambito della telemedicina, benché nel complesso si sia registrato un aumento nel numero di rispondenti che dichiara di averne usufruito nell’ultimo anno, allo stesso tempo emerge come la consapevolezza rispetto a questi strumenti sia ancora contenuta: se quasi uno su cinque ammette di non sapere esattamente di cosa si tratti, poco più della metà ammette di avere una conoscenza vaga del termine; solo il 27% dichiara invece di sapere effettivamente in cosa consista la telemedicina.

Nella percezione degli italiani, la diffusione della telemedicina in Italia è migliorata rispetto all’edizione precedente: il 21% la ritiene buona (contro il 17% nel 2019) mentre il 5% addirittura ottima (il 3% nel 2019); allo stesso tempo, si riduce leggermente la quota di chi ritiene la sua diffusione insufficiente (da 29% nel 2019 a 26% nel 2021).

Oggi l’interesse nei confronti della telemedicina sembra però rivolto soprattutto alla possibilità di accesso più agevole ai servizi sanitari, con minori spostamenti e riduzioni dei tempi; temi di privacy e sicurezza dei dati non hanno forte influenza invece nella scelta di utilizzare o meno questi servizi, così come eventuali valutazioni su una maggiore qualità del servizio (ad esempio, grazie a un monitoraggio continuo del paziente).

Inoltre, benché circa la metà dei rispondenti non sappia ancora in che misura fruirà nei prossimi anni dei servizi di telemedicina, tra chi si sbilancia ad avere la meglio sono i pareri positivi: il 27% ritiene infatti che, in qualche misura, ricorrerà di più in futuro alla telemedicina.

La crescente diffusione e rilevanza del digitale nella Sanità emerge anche da un altro studio di Deloitte focalizzato sui trend di adozione e utilizzo delle tecnologie digitali in ambito sanitario in Europa e in Italia. In particolare, l’analisi mette in evidenza come l’emergenza Covid-19 abbia accelerato l’utilizzo del digitale non solo per i pazienti, ma anche per gli operatori sanitari: circa il 64% degli operatori sanitari intervistati in Italia infatti ha dichiarato di aver assistito in seguito alla pandemia a un incremento nell’utilizzo di tecnologie digitali per fornire ai pazienti supporto e modalità di ingaggio digitale, risultato nella media degli altri paesi europei coinvolti nella rilevazione.

I device per la salute

Anche in ambito salute e benessere gli italiani dimostrano di essere particolarmente disposti a ricorrere a device e strumenti digitali a supporto di comportamenti più sani e a favore del proprio benessere. Basti pensare che circa un italiano su tre dichiara di utilizzare strumenti digitali nell’ambito benessere e salute; uno su due, se si considera chi svolge attività fisica assiduamente, almeno tre o quattro volte la settimana. Tra i device digitali più utilizzati, vengono citati gli strumenti di monitoraggio dello stile di vita, ma una quota rilevante fa comunque riferimento allo smartwatch come device a supporto della propria salute e del proprio benessere.

Questa evidenza viene confermata anche da una recente analisi di Deloitte a livello globale, che prevede per i prossimi anni una crescita significativa dei dispositivi indossabili in ambito consumer health & wellness: nel 2022 saranno infatti consegnati 320 milioni di wearable per la salute (come gli smartwatch o gli smart patch) e, grazie all’ampliamento dell’offerta e alla crescente confidenza degli operatori sanitari con questi dispositivi, si stima che le consegne raggiungeranno i 440 milioni nel 2024.

Non è d’altra parte solo la componente hardware che è prevista in crescita: già nel 2021 il mercato globale delle applicazioni in ambito salute e benessere era stimato da Deloitte pari a 1,6 miliardi di dollari; tra queste, in particolare, la spesa per le applicazioni per il benessere mentale è prevista raggiungere nel 2022 i 500 milioni di dollari, con una crescita annua stimata del 20%.