Il Ministero della Salute ha varato un nuovo regolamento di organizzazione, che comprende 24 articoli, che dovrà poi essere sottoposto al Consiglio dei ministri. Una delle novità è l’istituzione di quattro Dipartimenti, fra i quali compare per la prima volta quello dedicato all’approccio integrato One Health.

Accanto al nuovo regolamento si segnala anche la formazione di un intergruppo parlamentare One Health.

Per approccio One Health si intende una visione nella quale, come scrive la Fondazione Veronesi, la salute degli esseri umani, degli animali e degli ecosistemi è strettamente interconnessa. Nel mondo, su dieci malattie infettive emergenti nelle persone sei arrivano da animali, sia domestici sia selvatici. Negli ultimi trent’anni oltre 30 nuovi patogeni per l’uomo sono stati identificati, e il 75% ha avuto origine dagli animali.

Questa interconnessione si fa tanto più stretta quanto più la popolazione umana cresce e si espande, antropizzando nuove aree, vivendo a contatto sempre più ravvicinato con gli animali; il cambiamento climatico e il consumo del suolo alimentano la diffusione di malattie zoonotiche e malattie trasmesse da vettori (organismi viventi come zanzare, zecche, pulci); gli spostamenti e gli scambi globali facilitano la diffusione rapida delle malattie su scala planetaria. In quest’ottica, obiettivo primario dell’approccio One Health è spingere i molteplici settori disciplinari coinvolti a vari livelli, ad una integrazione completa delle competenze per prevenire le minacce per la salute e gli ecosistemi.

L’interoperabilità

Il paradigma One Health ritiene essenziali sinergie nel campo della prevenzione e gestione delle infezioni trasmissibili e rischi sanitari, non potendo prescindere da percorsi multidisciplinari integrati, e chiede che integrati siano anche i processi diagnostici, imponendo alle tecnologie di frontiera caratteristiche di dinamicità, flessibilità e scalabilità.

In marzo è partito il progetto One Health Project un sito dedicato promosso dall’Esg Culture Lab di Eikon Strategic consulting e Healthware group con il supporto di Fondazione Msd. L’obiettivo è coinvolgere l’opinione pubblica nella trasformazione della salute delineata dalla One Health, l’approccio che riconosce che la salute degli esseri umani, degli animali, delle piante e dell’ambiente sono interdipendenti.

Un percorso lungo, visto che solo il 17% degli intervistati ha sentito parlare di One Health prima dell’indagine realizzata dal sito. L’indagine si è occupata anche del ruolo delle tecnologie digitali nella One Health. In generale gli intervistati mostrano un atteggiamento di apertura e fiducia. Per la maggior parte (55%) le tecnologie digitali sono di supporto, per il 33% diventano fondamentali per prendersi cura di umani, animali, piante e ambiente. Solo il 4% pensa che siano inutili, mentre l’8% li vede come parte del problema.

Invece le tecnologie digitali sono fondamentali per lo sviluppo di questo approccio con il cittadino che deve essere al centro di un “ecosistema di servizi, reso possibile dalla tecnologia e dall’accesso ai dati, e che permette l’empowerment di cittadini e attori del sistema di cura”, come ha spiegato l’Osservatorio sulla sanità digitale del Politecnico di Milano.

Dal punto di vista tecnologico questo tipo di approccio prevede un progetto di sistema sanitario basato sull’interoperabilità dei dati sanitari. In questo modo è possibile intervenire con azioni coordinate tra loro superando la frammentazione tra le diverse applicazioni e le basi di dati presenti nelle varie strutture.

Come è stato sottolineato in un convegno che si svolto all’ultima edizione di ForumPa è necessario consolidare la data-driven governance, per rendere utilizzabili i dati clinici registrati nel Repository sanitario nazionale in un percorso di integrazione, estrazione e analisi in cui è quasi ininfluente la differenza tra i proprietari del dato (azienda ospedaliera o territoriale).

Questo comporta anche la realizzazione di protocolli trasversali che in qualche modo colleghino anche i processi. Con la grande quantità di dati a disposizione che possono provenire dal Sistema sanitario nazionale dagli Istituti Zooprofilattici, Agenzie per l’ambiente e tutte le organizzazioni o istituzioni che si occupano di sanità, veterinaria e ambiente diventa quindi vitale avere sistemi interoperabili con l’abbattimento del silo e ripensare il concetto della sovranità del dato. I dati devono essere a disposizione con al vertice una infrastruttura centralizzata che possa valorizzare al massimo l’utilizzo di tutti i database.

Iss e digitale

Anche l’Istituto superiore di sanità sostiene l’utilizzo del digitale. “Ragionare in termini di One Health è oggi possibile esclusivamente attraverso le tecnologie digitali”, ha affermato Francesco Gabbrielli, direttore del Centro nazionale per la telemedicina e le nuove tecnologie Assistenziali dell’Iss che ha aggiunto come il punto essenziale consista nel poter disporre di dati strutturati e avere l’abilità di saperli leggere.

Oggi, ha proseguito, abbiamo la possibilità di raccogliere una marea di dati, ma nell’assistenza sanitaria gli stessi devono essere utili a strutturare sistemi sanitari più efficienti. E in questo l’Italia è molto indietro rispetto ad altre realtà. “Questo è dovuto essenzialmente a due gap: telecomunicazioni, dal momento che una parte del Paese non è cablata; modalità uniforme di gestione del dato, a causa della mancanza di piattaforme per un loro utilizzo coordinato”.

Onehealth

Qualcuno sta cercando però di colmare il ritardo. “Abbiamo una grande base di ricerca molto ampia frutto di un lavoro “verità” che parte dal 2015, dal settore agricolo fino al produttivo, utilizziamola anche nel settore Sanitario“, ha detto in un convegno il Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, per lanciare l’idea di una partnership tra la ricerca clinica, veterinaria, biomedica, ambientale e sociale.

Così la Regione Campania, in collaborazione con l’Izsm e l’ Università degli Studi di Napoli Federico II, vuole creare una rete di “saperi” per promuovere la salute pubblica, la prevenzione delle malattie, la gestione degli animali domestici e selvatici, l’educazione sanitaria e l’ecosistema urbano.  L’idea è di realizzare un Laboratorio Multidisciplinare integrato One Health, specializzato nella diagnosi delle malattie batteriche e virali, epidemiologia molecolare con l’analisi filogenetica dei patogeni finalizzato alla valutazione delle correlazioni esistenti tra i patogeni isolati dall’uomo, animale e ambiente. Un laboratorio per svolgere analisi per la valutazione dell’antibiotico resistenza dei ceppi batterici isolati dai laboratori ospedalieri, ciò al fine di rafforzare la rete dei laboratori campani che aderisce alla sorveglianza nazionale dell’antibiotico resistenza organizzata dall’Iss.