La Regione Veneto ha deciso di gestire le prenotazioni per le visite ambulatoriali avvalendosi di un software basato sull’intelligenza artificiale. Questa decisione, considerato il tipo di informazioni che dovranno essere trattate e che i medici non potranno intervenire nelle scelte fatte dal software, ha indotto il Garante per la protezione dei dati personali ad aprire un’istruttoria per verificare che le procedure previste saranno eseguite in modo conforme a quanto previsto dalle normative vigenti.

L’IA decide al posto del medico

In più occasioni, nel 2022, il presidente della Regione Veneto Luca Zaia aveva affermato come ritenesse “l’intelligenza artificiale (IA) una nuova frontiera per la sanità” e come fossero in atto “grossi investimenti nell’IA applicata alla medicina”. Era sicuramente un modo di intendere la medicina in senso olistico, anche oltre la sperimentazione clinica. Infatti, lo scorso mese di dicembre, la Regione Veneto ha approvato l’adozione di un sistema per la gestione delle liste negli ambulatori basato sull’algoritmo RAO (Raggruppamenti di Attesa Omogenea) che poggia il funzionamento proprio sull’intelligenza artificiale. Il suo funzionamento prevede che siano definiti i tempi di attesa in base a criteri clinici ordinati in funzione del grado di priorità.

Si tratta di uno strumento che, basandosi su 77 tabelle relative a 109 prestazioni specialistiche, differenzia i tempi di attesa dei pazienti che necessitano di prestazioni specialistiche ambulatoriali erogate dal SSN o per conto del SSN. Come si legge sul sito del Ministero della Salute, “il processo di prescrizione ed erogazione delle prestazioni specialistiche, porta all’identificazione condivisa di “parole chiave” (indicazioni cliniche) per ciascun gruppo di priorità clinica, alle quali sono associati a priori, cioè al momento stesso della prescrizione della prestazione, i tempi di attesa ritenuti adeguati. Tali “parole chiave” con i relativi tempi di attesa sono indicazioni di aiuto alla decisione per il medico che prescrive la prestazione, coerenti con l’appropriatezza clinica”.

La definizione delle “parole chiave” è stata coordinata dall’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (AGENAS) coinvolgendo i rappresentati di 85 società medico scientifiche, istituzioni centrali (Ministero della Salute, Istituto Superiore di Sanità) e i rappresentanti di tutte le Regioni e delle Province Autonome.

Le richieste del Garante

A fronte della scelta effettuata daIla Regione Veneto, il Garante per la protezione dei dati personali ha inviato una richiesta di informazioni per verificare la conformità alla normativa privacy della delibera che prevede che non siano più i medici di medicina generale a scegliere la classe di priorità della prestazione richiesta per il paziente, ma un sistema basato sull’intelligenza artificiale.

Inoltre, considerato il possibile trattamento su larga scala di dati sulla salute di numerosi pazienti, il Garante ha deciso di avviare un’istruttoria. Ora, la Regione Veneto ha 20 giorni di tempo per comunicare all’Autorità ogni elemento utile alla valutazione del caso, precisando in particolare se l’attribuzione della classe di priorità delle prestazioni sanitarie (urgente, breve, differita, programmata) sia realmente effettuata in forma automatizzata attraverso algoritmi e non sia modificabile dal medico.

Il garante chiede che la Regione indichi la norma giuridica alla base del trattamento, la tipologia di algoritmo utilizzato, i database e i tipi di informazioni e documenti clinici che verrebbero trattati. In aggiunta, Regione Veneto dovrà specificare le modalità utilizzate per informare gli assistiti dell’iniziativa, fornire elementi sulla valutazione di impatto effettuata e indicare il numero di pazienti coinvolti dal trattamento.