Si diffonde lungo la Penisola l’utilizzo della chirurgia robotica con nuovi macchinari con crescenti professionalità in diversi ambiti di utilizzo. I vantaggi dell’utilizzo di questa tecnica comprendono la riduzione del trauma dell’intervento grazie alle piccole incisioni, le ridotte perdite di sangue con minore dolore e una più rapida ripresa del paziente.

Alla Casa di Cura Cobellis di Vallo della Lucania in Campania è stato effettuato un intervento chirurgico su un paziente affetto da un tumore bilaterale ai reni con concrete possibilità di finire in dialisi.

Il tumore aveva dimensioni differenti. Il rene sinistro presentava una massa di 11 centimetri contro i 4 centimetri, posizionata a livello dell’asse vascolare del rene, di quello destro.

L’intervento è stato effettuato dall’unità funzionale di urologia diretta dal Aniello Cavaliere, che grazie all’utilizzo della chirurgia robotica, ha eseguito un’operazione di circa due ore e mezzo in anestesia totale per la nefrectomia totale del rene sinistro e per quella parziale conservativa, asportando solo la massa tumorale di quello destro, per garantirne la funzionalità. E il paziente ha evitato la dialisi e dopo cinque giorni è stato dimesso.

Un paziente di 220 kg

Come racconta Cavaliere: ”Da un anno e mezzo abbiamo introdotto la chirurgia robotica ed abbiamo già eseguito numerosi interventi, circa una sessantina finora, di prostatectomia totale, cistectomia radicale per cancro alla vescica, ma anche per patologie benigne del rene, quali ablazione e giuntopatia”.

Sempre in Campania, all’Istituto dei tumori Pascale di Napoli, è stato eseguito un intervento con l’ausilio della chirurgia robotica su un paziente di 220 chili al quale è stato asportato un tumore del rene. In questo caso il problema principale è stato di individuare tavolo operatorio e letto adatti al paziente che aveva anche la funzione respiratoria seriamente compromessa dalle conseguenze di un contagio da Covid-19. Per questo è stato necessario applicare un’estensione specifica per il tavolo operatorio.

“Nonostante ciò – spiega Sisto Perdonà, capo dipartimento dell’Uro-ginecologia del Pascale – è stato attivato un percorso clinico assistenziale che ha permesso, attraverso l’uso della chirurgia robotica e della programmazione pre-operatoria con la tecnologia 3d, la completa rimozione del tumore, permettendo al paziente di tornare a casa per Natale, dopo due giorni appena di degenza”.

A partire dal primo periodo della pandemia il Pascale ha proseguito con la sua attività effettuando oltre seicento interventi di questo tipo, confermandosi come uno dei centri di eccellenza in Italia.

Al Policlinico di Milano, invece, è stato introdotto il sistema robotico chirurgico Versius che sarà utilizzato per sviluppare un programma multispecialistico che coinvolge la chirurgia toracica e quella generale. Il mercato italiano della robotica chirurgica è uno dei più grandi in Europa e caratterizzato dall’adozione di tecnologie all’avanguardia.

La Lombardia, in particolare, mostra la più alta concentrazione di robot chirurgici in Italia, anche se il 73% delle procedure di chirurgia mininvasiva con ausilio del robot viene eseguito all’interno di strutture private. Nella struttura pubblica milanese Versius sarà utilizzato in una serie di procedure tra cui la colecistectomia, la resezione anteriore bassa e la resezione polmonare, una procedura chirurgica adoperata nel trattamento del tumore al polmone.

L’utilizzo della chirurgia robotica mininvasiva in questi casi può ridurre significativamente lo sforzo fisico del chirurgo durante l’esecuzione dell’intervento e ridurre i tempi di degenza con conseguente risparmio per il Ssn oltre a ridurre il rischio di infezioni del sito chirurgico, un problema che secondo le stime costa ai servizi sanitari di tutta Europa fino a 19 miliardi di euro l’anno.