Qualcuno sosteneva che avremmo visto i primi effetti nel 2020, ma siamo decisamente in ritardo. Nonostante questo le speranze sul suo sviluppo sono molte e gli esperti si dividono fra chi sostiene che il 5G è destinato a essere la rete del futuro per la Sanità e chi è convinto che sarà parte di più ampio sistema di comunicazione.

Secondo Himms Market Insight (Healthcare Information and Management Systems Society) organizzazione no-profit specializzata nella Sanità, la verità si colloca a metà strada tra queste due scuole di pensiero, ma probabilmente più vicina alla seconda. Himss ha condotto una ricerca tra i professionisti dell’informatica medica per capire come il 5G possa contribuire a supportare l’assistenza remota ai pazienti al di fuori dell’ambiente ospedaliero.

La concorrenza del Wi-Fi

Quattro intervistati su dieci considerano la tecnologia una forma di comunicazione critica nell’assistenza ai pazienti. Secondo Robert Havasy, Senior Director Connected Health di Himss e AD della Personal Connected Health Alliance, i dati dimostrano che oltre il 60% dell’assistenza sanitaria di un’organizzazione avviene all’interno di un singolo edificio o in un unico campus che può condividere una rete Wi-fi, vocale o Ethernet.

Gran parte dell’assistenza può ancora avvenire all’interno di una struttura o di un campus dove Wi-fi, voce ed Ethernet la fanno da padroni”. In altre parole, la maggior parte delle cure viene erogata tramite app che funzionano in Wi-fi, e i team di cura comunicano in tempo quasi reale attraverso i telefoni, le macchine e i dispositivi fissi. Tuttavia, le organizzazioni sanitarie richiedono mobilità e in questo caso nessuna piattaforma di comunicazione è priva di inconvenienti.

Sebbene il Wi-fi (85%) sia la forma di comunicazione più utilizzata per l’assistenza ai pazienti è anche in testa alle sfide e alle preoccupazioni per quanto riguarda sicurezza, latenza e larghezza di banda. La voce (67%) è la seconda forma più in voga, anche se la qualità del servizio ha rappresentato una sfida rispetto a tutte le altre forme, soprattutto nei sistemi multi ospedalieri (65%).

Nonostante le carenze delle altre piattaforme di comunicazione, Havasy non vede il 5G sostituire il Wi-fi in ambito ospedaliero per la maggior parte delle comunicazioni. “Il Wi-fi è abbastanza valido, è ovunque e tutti sanno come gestirlo“, ha sottolineato. Inoltre, Wi-fi ed Ethernet, sono onnipresenti e quindi convenienti e più facili da gestire rispetto al 5G, sono sempre più veloci e continueranno a evolversi. “Se me lo avessero chiesto negli anni passati avrei detto di non scommettere mai contro l’Ethernet. Lo stesso discorso vale per il Wi-fi“, ha affermato.

Il ruolo degli altri standard

Anche per questo nonostante tutta la fanfara intorno al 5G, Havasy ha sottolineato che il settore non deve concentrarsi solo sullo standard tecnologico di ultima generazione. “Che si tratti di 4G Lte o di 5G, per la maggior parte delle applicazioni, la maggiore velocità e la minore latenza non contano molto. La vera domanda è: c’è posto per le comunicazioni mobili basate su cellulari, rispetto a quelle fisse, più o meno fisse o i sistemi wireless?”. La telefonia mobile cellulare ha la meglio sul Wi-fi per quanto riguarda la convenienza e la facilità d’uso. Gli operatori sanitari possono continuare a lavorare sui propri dispositivi a casa, in auto, in ospedale e in transito senza cambiare rete o interrompere la connessione.

Ed è questo che conta: se la forza lavoro attraversa i confini della vostra rete, se lascia l’area che avete definito per la copertura Wi-fi. Se vogliono continuare ad avere un’esperienza senza soluzione di continuità, la telefonia mobile è l’unica tecnologia che si tratti di 4G, 5G o di quello che verrà dopo. È questo il punto di forza“, ha dichiarato Havasy.

“Per le applicazioni che richiedono la mobilità dei medici, invece il 5G è veramente l’unica opzione, anche se probabilmente richiederà alle organizzazioni sanitarie di implementare una nuova infrastruttura. Questi casi d’uso devono però essere mission critical perché le organizzazioni sanitarie possano giustificare la complessità e le spese di gestione della nuova rete. Poi c’è il problema dei sistemi di pagamento. Per fare sì che un maggior numero di organizzazioni sanitarie passi al 5G, i carrier devono varare piani tariffari aziendali che permettano a un certo numero di SIM di condividere dati e i costi di abbonamento per ogni dispositivo”, spiega Havasy.

Perché scegliere il 5G

Tra gli intervistati che hanno pianificato la migrazione al 5G, i tre principali fattori di decisione sono l’aggiornamento tecnologico, l’aumento della velocità e il supporto dei dispositivi medici. Gli ostacoli però arrivano dal timore di fare il grande passo con una nuova tecnologia che è marginalmente migliore ma che non ha ancora una killer application, ha spiegato il Senior Director di Himms. La domanda però rimane c’è bisogno del 5G negli ospedali? Come molti pazienti hanno già potuto constatare, le visite di teleassistenza non richiedono una connessione 5G per offrire un’esperienza di alta qualità per medico e paziente.

La maggior parte delle operazioni ospedaliere non dipendono dall’alta velocità. Il 5G però è una piattaforma ideale quando i sistemi hanno bisogno di comunicare tra loro in tempo quasi reale per un rapido processo decisionale autonomo. L’esercito americano, per esempio, lo utilizza per la chirurgia robotica sul campo di battaglia che richiede una latenza molto bassa e un’alta velocità. Quasi sei intervistati su dieci ritengono che il 5G avrà un impatto positivo sull’IA, mentre il 42% cita realtà virtuale e aumentata e computer vision. I robot arrivano al 32% e la blockchain si ferma al 26%.

Questi dovrebbero essere gli ambiti in cui l’apporto del 5G potrebbe rivelarsi decisivo in modo molto più forte rispetto all’area delle comunicazioni. La strada da percorrere però è ancora lunga. Al di là della mitica killer application in Cina, la tecnologia è già stata testata per le diagnosi da remoto per il Covid in dozzine di ospedali o per raccogliere, trasmettere e monitorare i dati dei pazienti.

In un video un’infermiera ha mostrato l’utilizzo di uno smartwatch per monitorare procedure come le infusioni endovenose. Secondo un rapporto circa diecimila dispositivi e sensori presso gli ospedali della zona di Guangzhou sono connessi al 5G e raccolgono in tempo per esempio gli elettrocardiogrammi. Intervento riuscito. “La qualità del taglio era superiore, più lineare e precisa e il ritardo impercettibile. I movimenti avvenivano in tempo reale”.

In Italia, Inwit già lo scorso anno ha stretto accordi con una trentina di strutture sanitarie per la copertura con le micro-antenne DAS per un bacino di utenza di nove milioni di persone e 16mila posti letto, e Vodafone già qualche anno fa ha testato un intervento di laringectomia parziale su un modello sintetico di laringe a distanza con l’otorinolaringoiatra nel quartier generale di Vodafone che manovrava a distanza i robot al San Raffaele.