La Sanità Digitale non è in cima alle attenzioni dei partiti. Fondazione Gimbe ha infatti esaminato i programmi elettorali dei partiti in vista delle elezioni del 25 Settembre, per scoprire che “Nessun partito propone una rigorosa valutazione dell’efficacia e del costo-efficacia delle innovazioni digitali da rimborsare con il denaro pubblico”.

Le proposte, prosegue l’analisi della Fondazione, sono poche e frammentate: incrementare l’utilizzo di nuovi strumenti digitali (+Europa) o implementare un sistema di analisi dei dati biometrici (Azione-Italia Viva). Altre richiamano azioni già previste dal PNRR, come il completamento della transizione digitale con telemedicina, teleassistenza, telemonitoraggio e teleconsulto (Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Non ci sono piani di rilancio per il SSN

Osservazioni che fanno parte di una valutazione complessiva dei programmi nella quale, secondo Gimbe, emergono alcune costanti. “A fronte delle complesse sfide sulla Sanità pubblica che attendono il nuovo esecutivo – recita la nota della Fondazione -, il nostro monitoraggio indipendente restituisce un quadro deludente. Se da un lato alcune tematiche (riforma della sanità territoriale, potenziamento organico del personale sanitario e superamento delle liste di attesa) sono comuni alle principali coalizioni e schieramenti politici, dall’altro per la combinazione di ideologie partitiche, scarsa attenzione per la Sanità e limitata di visione di sistema, le proposte sono frammentate, spesso strumentali, non sempre coerenti e senza alcuna valutazione dell’impatto economico”.

“E, cosa ancora più inquietante, nessuna forza politica ha elaborato un adeguato piano di rilancio per la sanità pubblica, in grado di contrastare la strisciante privatizzazione, al fine di garantire a tutti i cittadini il diritto costituzionale alla tutela del nostro bene più prezioso: la salute”.

gimbe-fotoI programmi elettorali trascurano che la crisi di sostenibilità del Sistema Sanitario Nazionale non si è affatto risolta perché le principali determinanti sono rimaste quelle dell’era pre-pandemia. La pandemia oggi peraltro costituisce un’ulteriore determinante che indebolisce il SSN, sia in termini di ritardo nelle prestazioni ordinarie, sia per l’emergenza di nuovi bisogni di salute e, soprattutto, per il depauperamento quantitativo e la demotivazione di professionisti e operatori sanitari. Nessun partito o coalizione ha sviluppato un vero e proprio piano di rilancio del SSN coerente con tutte le determinanti della crisi di sostenibilità e con gli investimenti e le riforme previste dal PNRR.

Proposte anti-scientifiche

Tranne isolate eccezioni, i programmi non riportano l’impatto economico delle proposte, né tantomeno le modalità per il loro finanziamento.

La futura gestione della pandemia e della campagna vaccinale rimane ai margini delle proposte elettorali, nonostante gli organismi internazionali di sanità pubblica suggeriscano a tutti i Governi di predisporre piani di preparedness per il prossimo autunno-inverno.
Alcune tematiche (riforma della sanità territoriale, potenziamento organico del personale sanitario, superamento delle liste di attesa) sono comuni alle principali coalizioni e schieramenti politici, che tuttavia, non menzionano le riforme e l’entità delle risorse necessarie per la loro attuazione (la riorganizzazione delle cure primarie dipende dalla riforma sui medici di medicina generale; il potenziamento del personale sanitario richiede l’abolizione dei tetti di spesa.

Numerose proposte si configurano come slogan mirati ad allargare il consenso, incoerenti sia con un’adeguata programmazione (abolizione del numero chiuso a Medicina), sia con la sostenibilità del SSN (eliminazione dei ticket).
Su alcune aree rilevanti pochissimi partiti mettono in campo proposte: approccio “salute in tutte le politiche”, riforma della sanità integrativa, informazione scientifica della popolazione. Un numero molto elevato di proposte, prevalentemente avanzate da partiti minori, contrasta con il principio costituzionale di tutela della salute pubblica o sono apertamente anti-scientifiche.