Un microchip di minuscole dimensioni (2×2 millimetri con uno spessore di 30 micron) che capta la luce nell’infrarosso, generando stimoli elettrici, è in grado di restituire una visione utile nei pazienti affetti da degenerazione maculare legata all’età (AMD di tipo atrofico) evoluta allo stadio terminale di atrofia geografica.

L’innovativo impianto, su un paziente di 91 anni, è stato effettuato presso l’AO San Giovanni Addolorata di Roma ed è il primo ad avvenire in Italia nell’ambito del progetto internazionale PRIMAvera, lo studio clinico multicentrico nella lotta contro la cecità, in particolare quella causata dalla degenerazione maculare legata all’età di tipo atrofico evoluta allo stadio terminale di atrofia geografica, avviato anche negli Stati Uniti, Francia, Germania e Inghilterra.

L’intervento, durato un paio d’ore, è stato eseguito da Marco Pileri, Responsabile della UOSD di Chirurgia Vitreoretinica, su un paziente affetto da oltre dieci anni da maculopatia senile a carta geografica.

Previsti altri interventi

La nostra aspettativa è ridare la possibilità di leggere lettere, numeri, parole e anche piccole frasi“, spiega Andrea Cusumano, Direttore Scientifico del progetto per l’Italia. Si prevedono presto altri due interventi. Lo studio clinico internazionale PRIMAvera arruolerà in Italia almeno cinque pazienti, mentre in totale saranno inizialmente 38 i pazienti che riceveranno l’impianto in diversi Paesi Europei. Ma i numeri sono destinati a crescere.

I risultati preliminari dello studio sono attesi entro fine anno – prosegue Cusumano – mentre per la valutazione complessiva dello studio ci vorranno tre anni“. “Prevediamo di operare i prossimi due pazienti entro dieci giorni e che l’intervento durerà anche meno di due ore – anticipa – la riabilitazione dei pazienti inizierà poi nel giro di alcune settimane“. Il microchip oggetto dell’intervento è di minuscole dimensioni, wireless, e si impianta con una chirurgia mininvasiva in anestesia locale. La degenerazione maculare legata all’età è una delle patologie più gravi che colpiscono l’occhio e riguarda un numero crescente di anziani. Nella malattia, l’area centrale della retina (macula) cruciale per la visione dei dettagli, per riconoscere i volti, i colori, leggere e guidare, risulta progressivamente danneggiata. La malattia rappresenta la prima causa di cecità legale e ipovisione nel mondo occidentale e colpisce principalmente over 65.

Ufficialmente in Italia ci sono circa un milione di pazienti affetti da degenerazione maculare legata all’età. Tra questi circa 850.000 con la forma atrofica (secca) incurabile, e circa 150.000 affetti dalla forma essudativa (umida), il cui decorso si può frenare con delle iniezioni intravitreali. “In realtà – sottolinea Cusumano – i numeri della maculopatia sono di gran lunga sottostimati di almeno il 25-30 per cento. Perché molti pazienti non sanno ancora di esserne affetti“. Si contano inoltre circa 200.000-300.000 pazienti in fase avanzata di malattia (atrofia geografica). Meno di un anno fa al Policlinico Gemelli è stato eseguito un altro impianto ma ha riguardato una protesi retinica diversa, la retina artificiale NR600, per un’altra malattia retinica, di origine ereditaria, la retinite pigmentosa

I pazienti con AMD atrofica terminale, nei quali si è avuta una progressiva scomparsa dei fotorecettori (coni e bastoncelli) che li ha portati alla completa perdita della visione centrale, si sono sempre sentiti dire ha spiegato Pileri che per loro non c’era alcuna possibilità di recupero anche minimo della visione centrale, mentre oggi appare possibile ripristinare una visione utile (sebbene limitata al riconoscimento di numeri e lettere) con l’impianto di un microchip sottoretinico. Lo studio si prefigge infatti di restituire una visione utile nei pazienti che hanno perso completamente la visione centrale (assenza di percezione luce) a causa della Amd di tipo atrofico evoluta allo stadio terminale di GA. Il ripristino della visione ottenuto grazie all’impianto della protesi sottoretinica  consente di produrre una stimolazione visiva e, attraverso le vie ottiche, la ricezione dello stimolo visivo da parte della corteccia cerebrale, permettendo infine il riconoscimento di numeri e lettere e di ricostruire parole complesse”.