I laboratori sono di Harvard ma il progetto è anche un po’ italiano. È il nuovo robot soffice indossabile che supporta i movimenti delle braccia nei malati affetti da Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA): simile a un giubbotto, è dotato di attuatori pneumatici posizionati sotto le ascelle che si gonfiano come palloni ad aria compressa aiutando il movimento verso l’alto della spalla.

Dietro al giubbotto tecnologico c’è un progetto della durata di tre anni guidato da Tommaso Proietti, ora ricercatore all’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. I primi risultati sono stati molto incoraggianti. I test effettuati hanno infatti evidenziato il miglioramento delle capacità motorie e minore fatica da parte dei pazienti. I risultati sono pubblicati sulla rivista Science Translational Medicine. “In dieci persone affette da sclerosi laterale amiotrofica (SLA) con diversi gradi di compromissione neuromuscolare, abbiamo dimostrato un miglioramento immediato del range di movimento attivo e una compensazione del continuo deterioramento fisico in due persone affette da SLA nell’arco di sei mesi”, spiega il documento che presenta il progetto.

La riduzione dello sforzo

Robot foto

Oltre ai miglioramenti nel movimento, aggiunge, è stato dimostrato che il robot indossabile può migliorare l’attività funzionale senza alcun addestramento, ripristinando l’esecuzione delle attività di base della vita quotidiana. Inoltre, la riduzione dell’attività muscolare della spalla e dello sforzo muscolare percepito, insieme all’aumento della resistenza nel tenere gli oggetti, evidenziano il potenziale del dispositivo nel mitigare l’impatto della fatica per i pazienti con SLA. Risultati che rappresentano un ulteriore passo avanti verso l’uso quotidiano di dispositivi robotici indossabili morbidi e assistibili per gli arti superiori.

L’idea del robot è nata all’Università di Harvard perché lì sono dei pionieri nel campo dei robot soffici indossabili: dopo aver sviluppato una linea di ricerca dedicata al supporto delle gambe, nel 2019 mi hanno assunto per lavorare anche sulle braccia“, racconta Proietti. Nel giro di tre anni ha così preso forma questo nuovo dispositivo che si distingue da quelli attualmente disponibili per la sua leggerezza. “Il giubbotto indossabile, realizzato con materiali elastici e in parte rinforzati, pesa poche centinaia di grammi, mentre l’elettronica, le batterie e la parte controllistica sono integrate in una sorta di cinta che scarica i suoi 3,6 chilogrammi di peso sul bacino, rendendo più facile camminare“, spiega il ricercatore.

Il robot viene controllato tramite sensori inerziali (simili a quelli degli smartphone) che avvertono quando il paziente sta provando a fare un movimento: nel giro di trenta secondi il sistema rielabora le informazioni e personalizza il controllo, gonfiando gli attuatori sotto le ascelle in modo da assecondare e supportare l’azione intrapresa. “Se la persona inizia a sollevare il braccio, i palloncini si gonfiano e gli permettono di arrivare ancora più su, migliorando l’ampiezza del movimento in media del 30%. Nei nostri test un paziente che aveva solo 40 gradi di elevazione del braccio è riuscito ad arrivare addirittura fino a 80-90 gradi“, precisa Proietti.

Al momento il progetto è al livello di prototipo ma si spera in una startup per sviluppare il prodotto e portarlo sul mercato.