Elon Musk ha annunciato che il primo essere umano a cui è stata applicata l’interfaccia cervello-computer di Neuralink (azienda fondata sette anni fa dallo stesso Musk) si è ripreso completamente ed è in grado di controllare il puntatore del mouse di un computer con il pensiero.

“Non ci sono stati effetti negativi di cui siamo a conoscenza”, ha scritto Musk su X. Oltre a constatare che il paziente era in grado di controllare il puntatore del mouse, Musk ha aggiunto che il prossimo passo sarà quello di rilevare gli eventi dei pulsanti del mouse. “Nel complesso, il risultato è molto incoraggiante”.

Al primo paziente del progetto Precise Robotically Implanted Brain-Computer Interface (PRIME) di Neuralink è stato impiantato il mese scorso il device N1 (1.024 elettrodi distribuiti su 64 fili) in una regione del cervello che controlla l’intenzione del movimento, con lo scopo di decodificare proprio i segnali di movimento dall’attività cerebrale.

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L’impianto cerebrale sviluppato da Neuralink

I criteri di idoneità di Neuralink per PRIME prevedono che i pazienti siano affetti da tetraplegia (limitazione delle funzioni di tutti e quattro gli arti) a causa di una lesione del midollo spinale o della sclerosi laterale amiotrofica e che non abbiano avuto miglioramenti per almeno un anno.

Il progetto PRIME, in accordo con le autorità USA che hanno approvato solo recentemente gli esperimenti sull’uomo con chip cerebrali, durerà sei anni, ma non è stato reso pubblico molto al riguardo se non una brochure sul sito web dell’azienda.

Il sito ClinicalTrials.gov mostra una serie di studi sull’interfaccia cervello-computer (BCI), ma non c’è alcun riferimento a Neuralink, il che rappresenta una preoccupante mancanza di trasparenza.

La condivisione delle informazioni sulle sperimentazioni cliniche è infatti fondamentale per lo sviluppo dei trattamenti, in quanto consente agli sperimentatori di imparare cosa funziona e cosa no. Inoltre, garantisce che i risultati vengano esaminati in modo adeguato. Le informazioni disponibili su PRIME sono invece pochissime, soprattutto su ciò che potrebbe costituire una reazione avversa (e non si sa nulla nemmeno sulle modalità di rimozione dell’impianto in caso di necessità).