All’Istituto Nazionale di Gastroenterologia S. de Bellis di Castellana Grotte in provincia di Bari è stato eseguito il primo intervento in Italia di radiologia interventistica assistito dal robot. Tecnicamente si chiama procedura di elettroporazione irreversibile con tecnica stereotassica robotizzata TC. Si tratta di una nuova tecnica di distruzione dei tumori collocati in sede non diversamente trattabili perché vicini a strutture vascolari o biliari ed è eseguita con l’ausilio della tac e di un robot.

L’apparecchio di navigazione stereotassica robotizzato acquisito dal de Bellis è il primo impianto in Italia e consente di migliorare la precisione e la sicurezza dei trattamenti percutanei mini invasivi in ambito oncologico. Questa procedura è stata impiegata su un paziente di 72 anni, già operato per un voluminoso tumore del fegato, che aveva sviluppato una recidiva maligna non suscettibile di intervento chirurgico né di trattamenti ablativi termici proprio per la collocazione critica dovuta alla vicinanza di strutture vascolari.
Il trattamento è stato eseguito con successo dal direttore dell’Unità operativa diagnostica e radiologia interventistica dell’IRCSS de Bellis, Fabio Fucilli, con l’ausilio di una equipe multidisciplinare e non sono comparse complicanze peri-procedurali.

Pubblico e privato

L’intervento dà un sostegno anche ai numeri della chirurgia robotica pugliese che appare sottoutilizzata. In urologia, per esempio, sono presenti 13 macchine per la chirurgia computerizzata utilizzate al massimo al 50%. Di questi robot chirurgici ne sono stati acquistati ancora nel 2022 e altri sono sul punto di arrivare. I primi robot Da Vinci sono arrivati al Miulli di Acquaviva dove hanno effettuato una media di circa seicento interventi, soprattutto in urologia, contro i 320 del Policlinico di Bari nel biennio 2021-2022. Nell’ASL BAT, nel 2021, sono stati 183 e agli OO.RR. di Foggia 750 negli ultimi quattro anni, soprattutto in campo urologico. Nel 2022 anche le ASL di Taranto e Lecce si sono dotate di questi robot con una media di cinquanta interventi annui in ciascuna delle due.

I robot acquistati dalle strutture pubbliche lavorano però la metà di quelli dei privati, una lentezza che causa l’allungarsi delle liste d’attesa. Il motivo risiede nell’utilizzo pressoché esclusivo in urologia, mentre la chirurgia robotica della colonna vertebrale è trattata solo al Nord. E poi c’è spesso l’assenza di uno studio preventivo costi-benefici sulla utilità di dotarsi dei robot, o il non avere personale a sufficienza per usarli a regime. Intanto il Miulli ha acquisito il sistema Hugo, più economico rispetto al Da Vinci, per la chirurgia robot-assistita. Il Miulli è un riferimento d’eccellenza per la chirurgia robotica, con oltre cinquemila interventi chirurgici realizzati e innumerevoli corsi e master frequentati da chirurghi provenienti da molti centri italiani ed esteri.