All’ASST dei Sette Laghi di Varese è stato eseguito per la prima volta, con tecnica esoscopica 3D, un intervento di impianto cocleare bilaterale complesso su una bambina di 11 mesi. L’intervento è stato eseguito da Eliana Cristofari, Responsabile dell’Audiovestibologia dell’ASST, coadiuvata da Vittoria Sykopetrites, con l’Anestesista Peracchini e le Strumentiste Katia Bottolia e Valentina Pallaro.

La novità risiede nel fatto che i medici e il personale di sala hanno eseguito tutto l’intervento sotto visione esoscopica 3D: i due monitor 3D-4K hanno offerto la possibilità a tutti, oltre che ai chirurghi, di vedere tutte le fasi operatorie in 3D fino al corretto posizionamento dell’impianto cocleare.

La visione esoscopica consente di vedere le strutture dell’orecchio con alta definizione, apprezzando anche i minimi dettagli e agevolando il chirurgo che può operare in una posizione più naturale – spiega Eliana Cristofari – Per la prima volta questa tecnica è stata utilizzata su una bambina, mentre per gli adulti è già avvenuto in tre casi. Oggi l’impianto cocleare viene applicato già dai dieci mesi di vita in poi nei bambini con diagnosi certa di sordità profonda bilaterale fin dalla nascita, assicurando il pieno recupero uditivo e comunicativo con l’apprendimento del linguaggio verbale secondo le tappe naturali“.

Le strutture dell’orecchio specie nei bimbi più piccoli sono molto delicate e le dimensioni nelle quali operare sono molto piccole: per questo motivo una visione tridimensionale offre un aiuto notevole all’otochirurgo, garantendo maggiore precisione, e può essere molto utile anche per il training dei giovani otochirurghi. L’intervento eseguito giovedì si è concluso con successo: “Un paio di giorni ancora – ha commentato soddisfatta Cristofari – e poi la piccola potrà iniziare a sentire la vita!“.

In luglio l’intervento con il robot

Qualche mese prima all’Ospedale Del Ponte di Varese, era stato eseguito il primo intervento in Italia per il posizionamento di un impianto cocleare con il supporto del robot specifico per la chirurgia otologica. In questo caso la paziente aveva sei anni, era sorda e ora tornerà a sentire.

In questo caso Eliana Cristofari e la sua équipe sono stati accompagnati da Yann Nguyen, dell’Università Sorbona di Parigi, Assistance Publique des Hopitaux de Paris, uno degli sviluppatori e maggiori utilizzatori del robot. “Intervento chirugici nell’orecchio interno, come il posizionamento di impianti cocleari, richiedono l’utilizzo di strumenti miniaturizzati e la massima precisione nel posizionamento e nella movimentazione – spiega la Dott.ssa Cristofari – Robotizzare le fasi più critiche di questa operazione consente di aumentare il livello generale delle prestazioni chirurgiche e consentire ai giovani chirurghi di abbreviare la loro curva di apprendimento e raggiungere rapidamente risultati che si avvicinano a quelli dei colleghi esperti. La robotizzazione delle procedure, inoltre, le rende più precise e consente una chirurgia mininvasiva che, garantendo la conservazione delle strutture fini, lascia aperte le possibilità per applicare in futuro ulteriori nuove tecnologie”.

Il robot per la chirurgia otologica consiste in un’architettura meccanica basata sul concetto di punto di rotazione. In termini semplici, è un braccio controllato dal chirurgo, progettato appositamente per la chirurgia otologica e quindi per intervenire su distretti piccolissimi come il vestibolo di un bambino. Consente sette gradi di libertà che amplificano e superano le capacità di movimento del braccio umano, garantendo la massima precisione e raffinatezza del gesto tecnico.