Entro due anni sarà disponibile il primo cuore artificiale completamente italiano”. L’annuncio arriva da Gino Gerosa, direttore del Centro Gallucci di Padova.

Gerosa ha spiegato che ora sono disponibili le basi finanziare per sviluppare il progetto. Per arrivare al prototipo sono necessari cinquanta milioni di euro in cinque anni anche se le stime potrebbero variare nel corso del tempo.

Il team del Centro Gallucci è già al lavoro. Il cuore è stato disegnato da Gerosa ma per realizzarlo è necessario un gruppo multidisciplinare con la presenza di ingegneri meccanici ed elettronici, biologi, esperti di materiale biocompatibile. “Cercheremo i migliori in ogni campo, perché il dispositivo si articola in diverse componenti”.

Gerosa ha poi dettagliato il funzionamento del cuore che ha bisogno una sezione di trasmissione dell’energia necessaria all’alimentazione, sensori, un motore, componentistica varia, interfaccia sangue/macchinario. “Tutti segmenti da sviluppare per arrivare a un cuore piccolo, silenzioso, di eccellente biocompatibilità e capace di garantire al paziente una buona qualità di vita”.

Alternativa al trapianto

L’obiettivo, che differenzia il progetto padovano dai cuori artificiali utilizzati fino a oggi, non è di impiantare un dispositivo utile a tenere in vita il paziente fino a quando non si trova un donatore, ma realizzare una vera alternativa al trapianto di cuore che rivoluzionerebbe la situazione attuale.

Il cuore, che avrà una durata di vent’anni e poi dovrà essere sostituito, dovrà essere silenzioso e adattarsi a tutti, uomini e donne, adulti, adolescenti e persone minute. Una precisazione importante perché, come ha spiegato Gerosa in una intervista al Mattino di Padova, al momento esistono solo due modelli di cuore totale artificiale e non sono perfetti. “Uno nordamericano, che non garantisce la qualità di vita perché eccessivamente rumoroso, e uno francese, silenzioso ma troppo grande, che quindi può essere trapiantato nel 75% dei pazienti uomini e solo nel 25% delle donne”.

Il progetto prevede un cuore di otto centimetri, contro i 10 e mezzo di quello nordamericano e i 12/13 del modello francese. “Stiamo anche studiando un sistema alternativo alle batterie per alimentarlo, perché gli attuali modelli costringono il paziente a vivere con una sorta di borsetta legata alla vita e contenente le batterie e l’unità di controllo. Noi pensiamo a un sistema di trasmissione transdermica dell’energia, attraverso una piastra installata all’interno del dispositivo e da ricaricare posizionandone un’altra sul petto del paziente, che quindi non avrà più il cavetto che esce dal torace”.

In attesa del nuovo cuore a Padova continua lo studio di tecniche alternative per ovviare alla carenza di organi, visto che in Italia 750 persone l’anno aspettano il cuore a fronte di trecento trapianti. Ora il 30% potrà contare sul trapianto con donatore a cuore fermo, intervento da noi eseguito per la prima volta in Italia lo scorso maggio e poi ripetuto su altri due adulti. Finora in tutto il Paese sono state trattate con questa procedura 14 persone, tra cui un bambino operato a Bergamo. Il cuore artificiale totale italiano potrà diventare una valida alternativa all’organo naturale per chi non riesce a riceverlo”.