Digital Magics con l’evento Gioin HealthTech ha voluto accendere un faro sul settore della Sanità con un incontro che accanto alle analisi di Deloitte ha messo in mostra alcune startup. Marco Perrone, partner di Deloitte Officine Innovazione, ha inaugurato il meeting analizzando il momento dell’healthcare dove “L’emergere di nuove terapie e tecnologie innovative sta plasmando un nuovo modello di cura, allungando la value chain”.

Il paziente si cura prima

Tre i cambiamenti in atto secondo la società di consulenza. Il primo prevede il passaggio dall’assistenza sanitaria classica a un concetto più ampio di salute, dagli interventi per la cura delle malattie alla prevenzione. “L’obiettivo ultimo diventa avere un paziente in salute curandolo anche prima e non solo durante le fasi acute”, osserva l’analista.

L’epidemia ha poi reso più evidente quello che viene considerato il secondo principale cambiamento. Si va infatti verso un modello paziente centrico con una sanità virtuale a casa del paziente che non ha più gli hub ospedalieri come principale luogo di cura.

Il terzo aspetto riguarda i dati e gli insight che si possono acquisire. Da quelli amministrativi ai processi sanitari, anamnesi, referti e cartelle sanitarie questo è il valore da sfruttare.
In termini di mercato questo significa che il settore della prevenzione e della diagnostica precoce avrà un valore in Europa di 30 miliardi di euro entro il 2025, quello delle infrastrutture di rete, dei prodotti e dei servizi per la salute virtuale di 25 miliardi, a cui si aggiungono le piattaforme e i motori di analisi dei dati per un valore di 85 miliardi.

I quattro pilastri

Questi cambiamenti poggiano su quelli che Deloitte ha individuato come i quattro pilastri fondamentali. Il primo riguarda l’empowerment dei pazienti oggi molto più interessati di un tempo a capire i percorsi assistenziali e terapeutici e disponibili ad affidarsi a soluzioni tecnologiche per tenere sotto controllo salute. Il 41% dichiara infatti di essere molto più consapevole di qualche anno fa.

Fondamentale è l’interoperabilità dei dati per avere insight e assistenza personalizzata. Anche in seguito alla pandemia i pazienti si sentono oggi più a loro agio condividendo i dati sulla loro salute in particolare con la propria assicurazione sanitaria (71%) e con il sistema sanitario nel 73% dei casi. Altro pilastro riguarda il progresso scientifico e la medicina di precisione e il crescente interesse per lo sviluppo delle next generation therapy alle terapie geniche ai vaccini contro il cancro.

Nel 2019, quasi mille aziende biofarmaceutiche hanno investito più di nove miliardi di dollari in nuove terapie. Infine, ci sarà un nuovo modello di accesso alle cure con nuove soluzioni digitali di care delivery. Sempre il Covid-19 ha dimostrato come l’assistenza sanitaria può essere portata in modo diverso rispetto al passato in contesti diversi da quelli ospedalieri.

Da qui si passa al nuovo modello di cura basato non più sugli eventi, ma a un modello di medicina relazionale focalizzato sulla relazione medico-paziente. Un approccio preventivo, con una frequenza assistenziale e capacità di monitorare continuativamente la salute del paziente, per prevenire eventuali criticità.

“Il baricentro – prosegue Perrone – si sposterà verso la prevenzione e il mantenimento della cura psicofisica, i provider allargheranno i canali di accesso ai clienti in un’ottica di multicanalità difficile da raggiungere nel breve periodo creando divisioni dedicate alle attività di digital health per costruire una relazione continuativa di monitoraggio di prevenzione con i propri pazienti e comunità”.

Il ruolo dell’open innovation

Tutto questo fa evolvere la value chain del settore healthcare con esigenze che richiedono nuove tecnologie e competenze oltre alla capacità di formare medici e professionisti sanitari. Si sono creati nuovi ruoli all’interno dell’ecosistema portando a un allungamento della value chain con ingresso di nuovi attori come operatori di tlc servizi finanziari della logistica che stanno cercando di cogliere opportunità.

Nelle telecomunicazioni è stato presentato Vodafone Center for Help, Amazon ha lanciato Pharmacy (per ora solo negli Usa), Google ha piazzato un investimento di cento milioni di dollari per la telemedicina e Poste Italiane ha aperto un centro medico per dipendenti, associati e pensionati.

Con l’evolvere della situazione diventa fondamentale far leva sull’open innovation. “Rispetto a questo – ha proseguito l’analista di Deloittepensiamo sia importante che le iniziative siano concrete e non focalizzate sulle tecnologie innovative ma sull’applicazione concreta in uno specifico mercato. Occorre focalizzarsi su obiettivi prefissati, misurabili, concreti e creare ecosistemi di innovazione con attori complementari con interessi comuni, capacità e mercato da mettere insieme”.

Da parte sua Deloitte ha creato un programma di accelerazione, Health&Biotech Accelerator, che mira alla ricerca di scale up italiane e straniere. L’ecosistema che vuole migliorare il modello di cure comprende 18 partner e oltre 350 con cinque progettualità pilota nel primo anno. Si va dagli esoscheletri per la neuro riabilitazione, ai sensori wireless per il monitoraggio cardiaco da remoto, alla piattaforma di Intelligenza Artificiale per l’analisi e il monitoraggio dei dati cardiaci, alla terapia per la fibrosi cistica, allo sviluppo dei vaccini per HIV e herpes fino alla terapia per il glioblastoma multiforme.

“Con alcuni di questi progetti lavoriamo all’interno di dove facciamo studi clinici per dimostrare utilità delle tecnologie”.