I leader della sanità italiana sono ottimisti. La maggior parte (82%) crede fermamente nella forza e nella resilienza della propria struttura (superando di 7 punti percentuali la media dei 14 paesi coinvolti nello studio), mentre l’84% del campione ha piena fiducia nel sistema sanitario italiano, questa volta indietro di 4 punti percentuali rispetto alla media complessiva.

Lo afferma la sesta edizione del Future Health Index 2021, l’indagine globale attraverso cui Philips analizza le priorità dei professionisti del settore, tremila in 14 paesi e duecento in Italia. Molta fiducia (84%), soprattutto perché arrivano i soldi europei, c’è anche sul fatto che le politiche e i piani sanitari stiano contribuendo alla costruzione di un sistema sanitario resiliente. Questo perché gli esperti hanno ben chiara in mente quale sia la strada da seguire e che passa per la digitalizzazione.

Gli investimenti e i primi passi nella telemedicina

Il campione italiano infatti dichiara un investimento crescente in una vasta gamma di tecnologie sanitarie digitali, tra cui cartelle cliniche elettroniche, telemedicina e intelligenza artificiale, con percentuali maggiori dei loro pari intervistati in molti degli altri paesi. La maggiore area di investimento riguarda le cartelle cliniche elettroniche e la telemedicina, l’adozione di quest’ultima in particolare sembra essere stata accelerata con l’emergenza.

In questo contesto, alcune regioni italiane hanno mosso i primi passi nell’implementazione di soluzioni integrate di tele-salute, definendo talvolta best practice nell’utilizzo di servizi sanitari digitali. Circa un terzo delle strutture sanitarie sta ora sperimentando il tele-monitoraggio (37% vs 27% nel 2019) e il tele-consulto (35% vs 15% nel 2019). A differenza di quanto emerge dalla maggior parte degli altri paesi esaminati, i leader italiani della sanità vorrebbero mantenere alto il livello di investimenti in telemedicina in futuro (73% oggi, come nel prossimo triennio). Nel frattempo, c’è un chiaro cambiamento nella tipologia su cui si aspettano di dare la priorità.

La telemedicina da professionista sanitario a professionista sanitario è infatti oggi l’obiettivo primario, ma gli intervistati italiani contano di spostare i loro investimenti sulla telemedicina da professionista sanitario a paziente nei prossimi tre anni. Se oggi il meeting virtuale tra professionisti raccoglie investimenti per il 68% del campione, in futuro lo sarà per il 5%, mentre raccoglie consensi il collegamento tra operatori e pazienti che oggi vale il 7% degli investimenti e in futuro il 69%. Piace anche l’intelligenza artificiale visto che oltre la metà del campione italiano (60%) sta attualmente investendo, un tasso significativamente più alto rispetto a quello della maggior parte degli altri paesi intervistati.

Il focus principale risiede nell’ottimizzazione dell’efficienza operativa, seguito dall’esigenza di supporto decisionale clinico e di integrazione per la diagnostica in generale. Per quanto riguarda il futuro però, pochi (15%) ritengono che sarà ancora necessario investire nell’implementazione di tecnologie predittive, come ad esempio il machine learning, all’interno del proprio ospedale o struttura sanitaria.

Nel frattempo, gli investimenti in soluzioni di IA dovrebbero rimanere stabili anche tra tre anni. Per implementare le nuove tecnologie le partnership strategiche sono ritenute fondamentali, ma l’inesperienza del personale è considerata tra le principali barriere che rischiano di ostacolare una pianificazione efficace del futuro. Per questo gli italiani (66%), più della media degli intervistati nei 14 paesi (30%), sono sensibili al bisogno di dare priorità alla formazione del personale.