C’è maretta sul PNRR. E sono problemi anche per la sanità. La Corte dei Conti in un documento ha lanciato l’allarme sui poteri ispettivi della presidenza del Consiglio nei confronti dei soggetti attuatori e delle amministrazioni centrali titolari delle misure del Piano. Questi poteri potrebbero travalicare la Costituzione.

Ma c’è dell’altro. L’istituzione di una cabina di regia in ogni prefettura rischia di creare ingorghi se non saranno definiti meglio “compiti, ruoli, responsabilità e modalità di raccordo” con il potere centrale.

E poi ci sono i tagli alla sanità, contestati dal governo, che hanno visto insorgere anche le amministrazioni locali fedeli alla maggioranza. “Di particolare rilievo appaiono gli interventi finanziari sul fronte della sanità. Le norme proposte sono destinate a riflettersi sulla dinamica della spesa per investimenti del settore in misura significativa”, scrive la memoria presentata dalla Corte dei conti.

I problemi riguardano le coperture del decreto. “Oltre a ridurre l’ammontare complessivo delle risorse”, rileva l’organo di controllo della contabilità pubblica, l’intervento incide anche su investimenti già avviati dalle Regioni.

Al riguardo – recita il documento – non si può non osservare come, oltre a ridurre l’ammontare complessivo delle risorse destinabili ad investimenti in sanità e a incidere su programmi di investimento regionali già avviati, lo spostamento comporta il rinvio dell’attuazione del progetto a quando saranno disponibili spazi finanziari adeguati.

Fra le modifiche apportate c’è la riduzione di 1,2 miliardi dei finanziamenti destinati alla sanità pubblica. 642,6 milioni di euro sono stati tolti per quanto riguarda gli “ospedali sicuri e sostenibili” e altri 132,6 milioni per l’”ecosistema innovativo della salute”.

Il decreto sul Pnrr

I rilievi della Corte arrivano a pochi giorni dall’approvazione dell’ultimo decreto relativo del Pnrr che comporta delle novità anche in ambito della sanità digitale. Pubblicato sulla Gazzetta ufficiale il 2 marzo 2024, il decreto introduce una serie di novità per Fascicolo sanitario elettronico, big data, intelligenza artificiale e piattaforma Green Pass.

La parte di interesse del decreto è relativa al Capo X “Disposizioni urgenti in materia di investimenti del ministero della Salute”. L’articolo 42 assegna ad Agenas – l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali – il compito di avviare le attività “relative alla raccolta e gestione dei dati utili anche pseudonimizzati, garantendo che gli interessati non siano direttamente identificabili” per consentire il monitoraggio dell’erogazione dei servizi di telemedicina. Agenas si dovrebbe occupare anche di intelligenza artificiale e valutazione delle tecnologie sanitarie (Health technology assessment) relative ai dispositivi medici.

Proprio Agenas di recente ha annunciato la sospensione, in via cautelativa e temporanea, della procedura per realizzare la piattaforma di intelligenza artificiale a supporto dell’assistenza sanitaria primaria da 37 milioni e 750 mila euro. La decisione era stata presa dopo la comunicazione da parte del Garante per la protezione dei dati personali di ulteriori informazioni sul progetto.

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L’articolo 43 spiega che “Per far fronte a eventuali emergenze sanitarie, nonché per agevolare il rilascio e la verifica di certificazioni sanitarie digitali utilizzabili in tutti gli Stati aderenti alla rete globale di certificazione sanitaria digitale dell’Organizzazione mondiale della sanità, dalla data di entrata in vigore del presente decreto, la Piattaforma nazionale digital green certificate (Piattaforma nazionale – Dgc) emette, rilascia e verifica le certificazioni e le ulteriori certificazioni sanitarie digitali individuate e disciplinate con uno o più decreti del Ministro della salute, adottati di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze e previo parere del Garante per la protezione dei dati personali”. Per assicurare l’evoluzione della Piattaforma nazionale – Dgc “è autorizzata la spesa di euro 3.850.000 per l’anno 2024”.

Il tema della piattaforma Dcg è legato al Fascicolo sanitario elettronico, strumento dalle grandi possibilità che ancora stenta a decollare. Il Fse è un ambito in cui sono ancora marcate le differenze regionali, manca una gestione omogenea dello strumento. Secondo i dati del monitoraggio di utilizzo per quanto riguarda gli operatori abilitati aggiornato al quarto trimestre 2023, si passa dal 100% della Lombardia all’1% delle Marche o al 10% della Basilicata.

Molti dati sono incompleti e molti differenti tra loro anche per l’alimentazione del Fascicolo da parte delle aziende sanitarie e notevoli differenze permangono anche nell’utilizzo da parte dei cittadini e dei medici delle differenti regioni. Nonostante i periodici proclami il Fse fa ancora molta fatica.

Il decreto si occupa anche dell’investimento “Verso un ospedale sicuro e sostenibile” disponendo che regioni e province autonome possono impegnare le risorse finanziarie a loro destinate ai sensi dell’articolo 20 della legge 11 marzo 1988, n. 67, integrando i progetti inseriti nei Contratti istituzionali di sviluppo (Cis) già sottoscritti. Una decisione che ha fatto scattare la protesta delle regioni che paventano il rischio di forti rallentamenti nel finanziamento a fronte di progetti già avviati.