“Realizziamo le fondamenta digitali per un mondo imprevedibile”. Sono queste le parole con cui il CEO Pat Gelsinger ha descritto la funzione di VMware nell’ecosistema digitale e del business nel keynote di apertura della prima edizione “digital only” del VMworld, evento che ogni anno attira decine di migliaia di persone nelle edizioni americana ed Europea.

Da qualche tempo però le “fondamenta” di cui parla Gelsinger non sono più relegate allo strato di infrastruttura, quello da cui VMware proviene con le soluzioni per virtualizzazione di server e datacenter e per costruire cloud privati e ibridi. Con acquisizioni e nuovi sviluppi, VMware sta infatti aggiungendo mattoni che si spingono sempre più fuori dal data center, con l’edge computing, e negli strati del middleware, dello sviluppo e la gestione delle applicazioni moderne basate su Kubernetes e API.

“Nell’ultimo periodo è aumentata la nostra dipendenza da app, dispositivi e cloud, e VMware è pronta a rispondere alle richieste con la propria strategia basata sull’esecuzione di ogni app, su ogni dispositivo e il supporto di ogni cloud”, prosegue Gelsinger facendo poi un’analogia tra VMware e il ruolo di unificazione che Java ha avuto negli anni Novanta con il suo paradigma “write once, run everywhere”.

Nell’epoca in cui everywhere significa sempre più spesso cloud differenti, VMware vuole essere la lingua franca che permette di spostare dati e carichi di lavoro (legacy o basati su container) tra cloud privati o di differenti provider, senza dover riscrivere applicazioni o dover avere a disposizione diversi team specializzati ciascuno su una diversa infrastruttura.

Il rischio di un approccio non organico al multi cloud, evidenziato anche dalla General Manager della Cloud Automation di VMware Purnima Padmanabhan nel keynote, è quello di rimpiombare in un’architettura informativa compartimentata in silos, rappresentati questa volta non da differenti applicativi, ma da cloud separati.

Il CEO di VMware Pat Gelsinger durante il suo keynote al VMworld.

Il CEO di VMware Pat Gelsinger durante il suo keynote al VMworld.

Il ruolo di VMware nella gestione dell’emergenza sanitaria

Migliaia di aziende in tutto il mondo sono ricorse a VMware per predisporre l’infrastruttura tecnologica e gli ambienti operativi adatti a sostenere da un lato l’enorme crescita del lavoro da remoto (con VMware Workspace One) e dei servizi digitali al pubblico (dall’ecommerce ai servizi di informazione sanitaria), e dall’altro ospedali e servizi sanitari che hanno dovuto allestire servizi per telemedicina, tracciamento e gestione di casi. “Il servizio VMware Cloud on AWS ha visto un aumento del 140% del numero di macchine virtuali e del 130% del numero di host nel periodo tra febbraio e luglio – ci dice Luca Zerminiani, Director Cloud Solutions Engineering SEMEA – con un cambiamento rispetto al passato nel tipo di servizi richiesti: non più prevalentemente cloud pubblico, ma sempre più spesso cloud ibrido, utilizzando la parte pubblica per aumentare temporaneamente la capacità di calcolo per sopperire a un veloce aumento delle richieste, che è tra le caratteristiche del cloud più utili in un momento imprevedibile come questo”.

VMworld: le principali novità

Di seguito i principali annunci e aggiornamenti trattati nel corso delle centinaia di sessioni del VMworld (moltissime disponibili anche in modalità on-demand sul sito dell’evento).

Modernizzazione delle applicazioni

VMware ha lavorato per aumentare l’integrazione delle funzionalità di Tanzu e altre acquisizioni nell’ecosistema Container e DevOps come Bitnami, Heptio, Pivotal e Wavefront con le proprie soluzioni. L’offerta è ora strutturata in quattro “Tanzu editions” (Basic, Standard, Advanced ed Enterprise) che indirizzano diverse esigenze e scenari di utilizzo.

Kubernetes è ora nativamente supportato nel control plane di VMware vSphere, offrendo la capacità di attivare container sulle risorse disponibili, con gli strumenti di gestione e automazione che in passato erano riservati alle macchine virtuali.

Networking

L’evoluzione del networking è trainata da tre tendenze: l’evoluzione delle reti 5G, la necessità di connettere data center e periferia della rete (Edge computing), la creazione di spazi di lavoro virtuali, anche grazie alle VDI. Ma è soprattutto la sicurezza l’ambito su cui si concentra una necessaria innovazione che, anche grazie all’acquisizione di Carbon Black, entra a far parte delle fondamenta dei prodotti.

Il tutto si concretizza per esempio in VMware SASE (Secure Access Service Edge), che con 2.700 nodi cloud su 130 point of presence offre la possibilità di avvicinare le applicazioni cloud agli utenti, sempre più svincolati dalle sedi centrali, garantendo sicurezza e prestazioni. L’architettura combina i gateway SD-WAN, VMware Secure Access con approccio zero trust network access (ZTNA), soluzioni di secure web gateway (SWG) e cloud security access broker (CASB) solutions, oltre all funzionalità di next generation firewall di VMware NSX Firewall.

VMware Workspace ONE Horizon e VMware Carbon Black Cloud sono state integrate in una singola soluzione VDI offrendo funzioni di rilevazione comportamentale di malware, anche fileless. E su VMware vSphere, la soluzione è integrate nei VMware Tools e non necessità quindi l’installazione separata di agenti software.

Vmware ha annunciato anche l’intenzione di introdurre un modulo Carbon Black specifico per la sicurezza dei carichi di lavoro Kubernetes.

Multi cloud

Con la recente disponibilità di Azure VMware Solution, è ora possibile avere una infrastruttura VMware distrbuita su tutti i principali cloud provider: AWS, Google Cloud, IBM Cloud, Oracle Cloud e – appunto – Azure.

Su VMware Cloud on AWS  sono state aggiunte funzionalità di Disaster Recovery as a Service on demand (VMware Cloud Disaster Recovery), il supporto a Tanzu, Transit Connect per interconnettere data center on-prem e più cloud.

VMware ha anche annunciato l’intenzione di acquisire SaltStack, che sviluppa software di automazione per reti, infrastrutture e security.

Intelligenza artificiale

Sul palco virtuale del VMworld, Gelsinger ha parlato della difficoltà delle aziende medio piccole nell’approcciarsi all’intelligenza artificiale, elemento differenziante che per il momento è disponibile solo al 10-15 percento delle aziende. Con l’intento di “democratizzare l’utilizzo della IA”, VMware e NVIDIA hanno annunciato una partnership per offrire una piattaforma aziendale integrata per l’AI e una nuova architettura per data center, cloud e edge che utilizza le data processing units NVIDIA dedicate al machine learning. Grazie alla partnership, il set di software AI disponibile sull’hub NVIDIA NGC sarà integrato in VMware vSphere, VMware Cloud Foundation e VMware Tanzu, permettendo di accelerare l’adozione dell’IA e implementare un’infrastruttura AI-ready.

Project Monterey

È questo il nome di un progetto di radicale trasformazione dell’intera VMware Cloud Foundation per supportare le tecnologie necessarie a supportare i carichi di lavoro e le moli di dati delle applicazioni moderne, sempre più cloud native, data intensive e basate su intelligenza artificiale. Applicazioni di questo tipo richiedono sempre più spesso l’utilizzo di hardware dedicato. Non solo GPU, ma anche acceleratori FPGA e SmartNIC che sgravano la CPU occupandosi di specifici compiti di storage e networking.

Sarà quindi possibile disaggregare il server e di accedere alle componenti fisiche con lo stesso framework di gestione dell’architettura,  sia essa virtualizzata o bare metal. Viene perseguita anche la visione di “sicurezza intrinseca”, perché ogni SmartNIC potrà incorporare funzioni di firewall stateful e di security.

Il progetto è frutto della collaborazione con partner come Intel, NVIDIA e Pensando Systems, mentre Dell Technologies, Hewlett Packard Enterprise e Lenovo hanno annunciato che renderanno disponibili sistemi integrati basati su Project Monterey.