Al recente VMworld 2018, VMware ha annunciato il rafforzamento della linea di prodotti attuale per la virtualizzazione e il software-defined data center, ma anche importanti impulsi verso edge computing intelligenza artificiale e Blockchain.

A presentare in Italia la strategia VMware per il prossimo futuro è stato Raffaele Gigantino, dallo scorso luglio alla guida della filiale italiana in qualità di Country Manager. Gigantino ha maturato un’esperienza di 15 anni in numerose aziende IT di successo, inclusa la responsabilità delle Solution Sales per Data e Artificial Intelligence – Cloud & Enterprise di Microsoft per l’Europa Occidentale. Il suo predecessore, Alberto Bullani, ha nel frattempo assunto il ruolo di Senior Director VMware vSAN e HCI per la Regione SEMEA.

Per Gigantino, la sfida che VMware si è posta è molto importante e di sentirne tutta la responsabilità, ma ritiene di essere arrivato “al momento giusto”, e intende porsi due obiettivi:

  • l’attenzione alle persone, che sono il fondamento di ogni successo. Nell’attrarre i talenti e riuscire a svilupparli, ingrediente fondamentale per il successo;
  • far crescere il business puntando sui clienti e sull’ecosistema dei partner, attraverso il rafforzamento della collaborazione con i system integrator e i partner, per aumentare la crescita nelle aree strategiche: modernizzazione del data center; iperconvergenza, approccio al cloud, sicurezza delle applicazioni e digital workspace.
Raffaele Gigantino Country Manager VMware Italia.

Raffaele Gigantino Country Manager
VMware Italia.

“È fondamentale aiutare i partner a spostarsi dalla parte transazionale (la singola vendita) alla parte a valore del business”, l’accompagnamento del cliente nel suo processo di trasformazione digitale. “È qualcosa che tutte le aziende stanno affrontando in modo importante. Qui la tecnologia è importante ma non basta: serve riorganizzare i processi aziendali per essere più veloci e più efficaci nel soddisfare il cliente”, afferma Gigantino, che prosegue: “Per l’Italia il momento è propizio: l’Osservatorio Cloud del Politecnico di Milano dice che il mercato cloud è cresciuto del 18%, trainato dai settori manifatturiero, banche, telco e media. Dopo la recessione che ha portato a una battuta di arresto nell’evoluzione tecnologica, c’è l’attesa di una ripresa degli investimenti, e per questo l’azienda ha molta fiducia nei risultati previsti per l’Italia”.

Nata con l’obiettivo di eliminare la distanza tra diversi sistemi operativi attraverso il suo primo prodotto, VMware Workstation, VMware ha sempre perseguito l’obiettivo di “creare ponti tra i silos delle aziende”, obiettivo sempre più importante perché mentre cinque anni fa il 90% dei pc in azienda usava Windows, nelle aziende di oggi convivono miriadi di dispositivi Windows, Android, iOS e Mac”. Con VMware NSX il “ponte” è stato esteso alle reti, ora virtualizzate. Il prossimo passo è quello di creare ponti tra diversi cloud.

“Otto anni fa in VMware è stato coniato il termine Software Defined Data center”, conclude Gigantino. Aggiungendo l’intelligenza artificiale si può arrivare al “self driving data center”, il data center a guida autonoma.

Luca Zerminiani, Director System Engineering Italy di VMware ha sottolineato che il cloud ibrido è già una realtà per molti clienti, che grazie alla virtualizzazione dello stack hanno integrato postazioni, data center, edge computing (di cui si prevede una forte crescita nei settori manifatturiero e nell’IoT in generale) e servizi di cloud provider in una infrastruttura con una gestione centrale e consistente. Il passo verso l’integrazione di più servizi cloud, se fatto a partire da questo punto di integrazione, diventa una naturale evoluzione.