L’industria dei data center è in piena espansione, spinta dai progetti di digitalizzazione che prima la pandemia e poi il PNRR hanno accelerato. In Italia il Politecnico di Milano ha censito 190 strutture di Data Center di 60 fornitori di servizi, che diventeranno oltre 200 entro 3 anni, e che già oggi generano un fatturato di quasi 3 miliardi di euro.

Un settore quindi in ottima salute, che però come tutti gli altri deve affrontare la sfida della sostenibilità ambientale, rispetto alla quale ha caratteristiche uniche, soprattutto per i forti consumi di energia e anche di acqua. Per questo l’industria dei data center è impegnata su strategie di sostenibilità già da anni, ma non in modo uniforme: se alcuni operatori sono già molto avanti, altri non hanno neanche iniziato, e il percorso è comunque lungo, complesso e articolato.

Carlos Loscalzo Schneider Electric Managed Power Services

Carlos Loscalzo, VP ITD, Schneider Electric Italy

Molti player stanno quindi proponendo servizi di supporto alle strategie di sostenibilità degli operatori di data center. Tra questi c’è Schneider Electric, la cui proposta presuppone come base di partenza un sistema di metriche standard pensate ad hoc per i data center, per misurare i progressi verso gli obiettivi di sostenibilità. Di questi temi abbiamo parlato con Carlos Loscalzo, ITD Vice President di Schneider Electric Italy.

Come nasce l’idea di Schneider di offrire servizi per la sostenibilità dei data center?

Da decenni Schneider si concentra sul settore energia, ed è un consolidato fornitore di infrastrutture per i data center, e di software e servizi per la loro progettazione, gestione e monitoraggio.

Per Schneider la sostenibilità è un tema prioritario prima di tutto come azienda. Abbiamo iniziato anni fa a impegnarci sull’obiettivo di diventare “carbon zero”, coinvolgendo anche i fornitori. Questo poi si riflette anche nella proposta di valore ai clienti, e in particolare agli operatori di data center, ai quali secondo alcune analisi si deve circa il 2% del consumo di energia mondiale, e che d’altra parte devono crescere per supportare la digitalizzazione nel mondo e in Italia.

Quali servizi proponete per la sostenibilità dei data center?

Proponiamo soluzioni che abbiamo sviluppato sulla base sia della nostra esperienza interna di decarbonizzazione, sia di quella dei progetti per i data center dei clienti. Da questo abbiamo ricavato delle best practice per i programmi di sostenibilità, e un sistema di metriche che secondo noi è indispensabile per monitorarne l’esecuzione e i progressi. Se non si misura non si può migliorare: occorre fissare dei parametri, misurarli regolarmente, confrontarli con dei benchmark, comunicare i progressi agli stakeholder e al mercato, e definire delle azioni concrete per colmare gli scostamenti.

Abbiamo quindi individuato 23 metriche (vedi in fondo all’articolo, ndr) per misurare la sostenibilità dei data center, suddivise in cinque categorie: consumo di energia, emissioni di gas a effetto serra, consumo di acqua, generazione di rifiuti, e impatti sul terreno su cui è costruito il data center e sulla biodiversità dell’ambiente in cui è inserito.

In che modo questo sistema di metriche aiuta a seguire un percorso verso la sostenibilità?

Abbiamo definito un percorso in tre fasi. La prima è quella degli operatori di data center “principianti”, che stanno iniziando il loro impegno di sostenibilità ambientale, a cui raccomandiamo di concentrarsi sulle 11 metriche che compongono le tre categorie consumi di energia, emissioni di gas serra, consumi di acqua. Poi ci sono gli operatori avanzati, che alle prime tre categorie devono aggiungere la generazione di rifiuti, per un totale di 18 metriche, e infine i leader, che devono misurare tutte le 5 categorie e le relative 23 metriche. Tutto questo – le metriche, le categorie, le tre fasi – l’abbiamo spiegato in un white paper (scaricabile qui).

Avete un team focalizzato su questi servizi?

Sì, abbiamo un team specializzato anche a livello italiano, che fa gli assessment e supporta i clienti nei programmi di misurazione e azione. Ha già iniziato a lavorare con alcune grandi aziende industriali. Per ora è composto di 4 persone, ma i nostri piani di investimento prevedono di aggiungerne altre 8.

Dal vostro punto di vista di multinazionale, qual è la situazione di sostenibilità dei data center in Italia?

I principali operatori internazionali presenti nel mercato italiano hanno già iniziato un percorso di sostenibilità ambientale, con programmi chiari e ben definiti. Poi ci sono i grandi operatori italiani, diversi dei quali stanno iniziando un percorso per definire sistemi di misurazione e azioni da fare. E poi c’è un altro gruppo di operatori locali medi e piccoli per i quali la sostenibilità non è ancora una priorità.

Per questo è fondamentale far capire che un programma di sostenibilità non è un costo o un “di più”. È invece un investimento con ritorni certi in termini di efficienza nella gestione dei data center e di attrattività verso gli investitori e i giovani talenti, nonché ovviamente di benefici per l’ambiente e la società.

Quale impatto ha la diffusione dei data center “edge” sulle strategie di sostenibilità ambientale?

Le architetture di data center sono sempre più ibride, cioè basate sia su grandi strutture regionali centrali sia su strutture più piccole e distribuite sul territorio. Dal punto di vista della sostenibilità, l’impatto più importante di questo sviluppo è l’aumento dell’emissione di gas serra. La distribuzione dei centri edge sul territorio infatti aumenta la necessità di movimentare tecnici per interventi e manutenzione, e i loro spostamenti producono gas serra. Ma la tecnologia anche in questo caso aiuta: sistemi come la nostra piattaforma EcoStruxure permettono di controllare e manutenere i data center da remoto, diminuendo la necessità di interventi di tecnici.

Schneider tabella 23 metriche sostenibilità dei data center

Fonte: Guida alle metriche di sostenibilità per i Data Center, Schneider Electric