La volontà di Sony di spingere gli utenti aziendali a mantenere i dati su dischi ottici ha ricevuto un nuovo impulso ieri, dopo che il colosso nipponico ha acquisito una start-up legata e Facebook e specializzata proprio in storage ottico.

Guidata dall’ex dirigente della grande F Frank Frankovsky, l’azienda californiana Optical Archive svilupperà un nuovo disco ottico per il cosiddetto storage a freddo, riservato a questi dati ai quali non si accede spesso ma che sono preservati per lungo tempo come nel caso di foto e informazioni sui social media o documenti legali e normativi.

Questa mossa segna di fatto l’ingresso di Sony, che ricordiamo aver sviluppato una decina di anni fa un supporto come il Blu-ray, nel mercato dello storage per data center. Un settore in cui Sony non era mai riuscita a entrare veramente, un po’ per la limitata capacità dei Blu-ray in termini di GB, un po’ per la rapida e recente esplosione del cloud-storage.

C’è però ancora spazio per i supporti ottici quando si parla di grandi quantità di dati, tanto che molti produttori stanno cercando di convincere gli utenti aziendali ad abbandonare lo storage su nastro e su dischi rigidi per passare a quello su disco ottico, ritenuto più duraturo nel tempo e in grado di assicurare maggiore velocità nel trasferimento dati e costi minori.

Lo scorso anno Facebook ha realizzato un sistema di storage a freddo utilizzando proprio 10.000 Blu-ray

Non è un caso che Sony, Facebook, Panasonic e altri nomi importanti dell’industria tecnologica vedano ancora un futuro per supporti ottici come il Blu-ray in ambito enterprise, a differenza di quello consumer dove invece si sta assistendo a un lento declino del supporto fisico a favore dello streaming. A supporto di questa tesi c’è anche un recente rapporto di Generator Research, secondo il quale gli introiti generati dalle vendite di DVD e Blu-ray caleranno del 38% nei prossimi quattro anni.

Lo scorso anno Facebook ha realizzato un sistema di storage a freddo utilizzando proprio 10.000 Blu-ray. In questo modo si è riusciti a immagazzinare oltre un petabyte di dati con un taglio di costi del 50% e un consumo energetico minore del 80% rispetto al sistema precedente di Facebook realizzato con dischi rigidi.

Al momento non si conoscono esattamente i piani di Optical Archive all’indomani di questa acquisizione. Sicuramente gli sforzi di questa start-up saranno rivolti a realizzare dischi Blu-ray con una capacità molto maggiore degli attuali 50 GB (si parla di 300 GB), ma a quanto pare Frankovsky avrebbe in mente anche un dispositivo hardware simile a un cabinet/juke-box in grado di ospitare decine di migliaia di questi nuovi supporti, senza impattare troppo a livello di spazio all’interno di un data center.

Questi dischi inoltre non avrebbero bisogno di particolari condizioni ambientali per mantenersi intatti (temperatura, umidità, aria condizionata), come invece succede ad esempio con la tecnologia LTO (Linear Tape-Open) per lo storage su nastro.