La corsa ai data center richiederà investimenti per 7.000 miliardi: a chi andranno?

Secondo un nuovo report di McKinsey, entro il 2030 il mondo potrebbe dover affrontare investimenti in data center fino a 6.700 miliardi di dollari per sostenere l’aumento esponenziale della potenza computazionale richiesta dall’intelligenza artificiale. L’espansione del settore dei data center è infatti trainata dall’adozione accelerata dell’IA generativa, che da sola determinerà circa il 70% della domanda complessiva di capacità elaborativa, mentre il restante 30% sarà legato ad applicazioni IT tradizionali.
Nel dettaglio, McKinsey prevede che la capacità globale dei data center potrebbe quasi triplicare entro la fine del decennio, con l’infrastruttura necessaria esclusivamente all’IA che richiederà circa 5.200 miliardi di dollari in conto capitale. Questa proiezione si basa sull’ipotesi di una crescita fino a 156 GW di potenza IA installata, con 125 GW da aggiungere tra il 2025 e il 2030.
Il report presenta tre possibili scenari. Uno intermedio, che costituisce la base dell’analisi, prevede i già citati 125 GW e 5.200 miliardi di investimenti, mentre per quello quello accelerato la capacità IA aggiuntiva raggiungerà i 205 GW con un fabbisogno di 7.900 miliardi; quello più contenuto prevede infine 78 GW e 3.700 miliardi di dollari. Le proiezioni dipendono da due grandi fattori d’incertezza, ovvero la reale capacità delle aziende di trasformare l’IA in valore concreto per il business e l’evoluzione tecnologica, che potrebbe portare a miglioramenti drastici in termini di efficienza energetica e computazionale.
Un esempio di questi possibili salti tecnologici viene dal modello DeepSeek V3 annunciato a febbraio 2025. Questo sistema ha ridotto i costi di training di circa 18 volte e quelli di inferenza di 36 volte rispetto a GPT-4o, grazie a innovazioni nell’architettura dei modelli. Tuttavia, secondo McKinsey, il risparmio potenziale verrebbe probabilmente assorbito da un’accelerazione generale degli esperimenti e dell’addestramento nel settore, rendendo improbabile una vera riduzione della domanda complessiva di potenza computazionale.
L’analisi, pur focalizzata su tre archetipi principali di investitori (builder, energizer e sviluppatori/progettisti tecnologici), copre solo una parte del quadro complessivo. I builder, cioè i soggetti che realizzano fisicamente i data center, assorbiranno circa il 15% degli investimenti, pari a 800 miliardi di dollari. Gli energizer, responsabili della produzione e gestione dell’energia, riceveranno il 25% (1.300 miliardi), mentre la quota maggiore de 60% (3.100 miliardi) sarà riservata a chi sviluppa chip, hardware e tecnologie computazionali.
Nonostante il fabbisogno in crescita, il ritmo attuale degli investimenti risulta ancora inferiore rispetto alla domanda potenziale. Molti CEO intervistati da McKinsey hanno infatti espresso esitazioni legate alla bassa visibilità sull’evoluzione del mercato, all’incertezza sull’adozione dell’IA e alla complessità nel realizzare rapidamente infrastrutture adeguate.
Per orientare le decisioni strategiche, McKinsey propone cinque tipologie di attori nell’ecosistema della potenza AI. Oltre ai già citati builder, energizer e sviluppatori tecnologici, figurano anche gli operatori, come gli hyperscaler e le piattaforme GPU-as-a-service, e gli architetti IA, ovvero i creatori di modelli proprietari o foundation model.
McKinsey individua infine tre direttrici strategiche fondamentali per le imprese che intendono investire in questo settore:
- Comprendere e anticipare l’evoluzione della domanda con piani flessibili e scalabili
- Puntare su tecnologie a basso consumo energetico e costi contenuti
- Costruire catene di fornitura resilienti, assicurandosi l’accesso a chip, energia e componenti fondamentali per sostenere la crescita dell’intelligenza artificiale