Sostenibilità ed energia sono due temi con cui le aziende devono continuamente confrontarsi. Da un lato, la necessità di definire obiettivi a lungo termine per ridurre l’impronta ecologica e salvaguardare il futuro del nostro pianeta. Dall’altro, la situazione geopolitica che ha fatto impazzire nell’ultimo anno e mezzo il mercato dell’energia, ha portato il tema dal piano degli obiettivi ESG a quello dei risultati economici.

L’ICT ha un ruolo centrale in questa tematica, e non a caso digitalizzazione e transizione ecologica sono le prime due missioni del PNRR, e quelle con gli stanziamenti maggiori. Computerworld e CIO Italia hanno chiamato a raccolta CIO e responsabili IT di medie e grandi aziende italiane per un confronto e uno scambio tra pari sulle iniziative avviate e le sfide da affrontare.

Ecco una sintesi dei temi emersi.

La sostenibilità è un fattore di scelta negli acquisti IT

Nell’acquisto di dispositivi e apparecchiature, che siano per il data center o gli utenti finali, il consumo energetico è diventato uno dei criteri di scelta, accanto alle performance. Le aziende che hanno un unico fornitore valutano l’opzione migliore tra quelle proposte: anche un risparmio energetico di mezzo watt per alimentatore, quando si ha a che fare con migliaia di PC, diventa rilevante.

Il risparmio energetico passa anche dal ridurre al minimo dispositivi come docking station e accessori, che diventano obsoleti velocemente, e optare per soluzioni integrate.

L’importanza della progettazione

Poiché non esiste una soluzione “green” ottimale, per ottenere il miglior risparmio energetico è fondamentale definire l’ambito di applicazione e le relative specifiche. A partire dalla progettazione o dal rinnovamento del Centro di elaborazione dati (CED) che spesso, nelle pubbliche amministrazioni e nelle strutture sanitarie, si trova “nei sottoscala” o in luoghi non adatti a garantire l’efficacia del sistema di raffreddamento, il bilanciamento termico ed elettrico, la continuità.

Anche l’uso di energia da fonti rinnovabili richiede un’attenta pianificazione, per esempio per decidere in quali fasce orarie attingere a tali fonti o a quelle tradizionali, e questo aumenta la complessità.

Quando il cloud è una scelta conveniente (per l’ambiente e per le aziende)

Se per alcune aziende il cloud non è un’opzione, per altre l’aumento dei costi dell’energia è stato un driver verso il cloud, insieme alle minacce ransomware e di attacchi informatici, la protezione dai quali viene affidata ai cloud provider, e alla mancanza di competenze interne per la gestione di reti e data center.

Dal punto di vista dei fornitori di servizi cloud, “la scelta di avere un data center meno energivoro è lungimirante, perché consente di essere più competitivi sul mercato: chi ha piccoli data center e offre servizi cloud, può confrontarsi con i big player solo risparmiando il più possibile sui costi”, ha sottolineato Danilo Boffoli, Cloud Architect di Arpitel. “Un esempio sui costi dell’IT: da Roma in giù ci sono molti data center che offrono servizi cloud, la maggior parte Tier 2, solo a Cosenza c’è un Tier 4. Questo comporta un elevato tasso di emissioni di CO2”. Per questo la società sta costruendo a Bari un data center Tier 4, con l’obiettivo di ridurre i consumi energetici delle aziende pugliesi che hanno piccoli data center e  si serviranno della nuova struttura. “E’ un progetto costoso, ma contiamo di avere nel tempo un ritorno economico e di risparmio energetico”.

L’impatto del lavoro da remoto

Nel periodo del lockdown il lavoro da remoto è stata una scelta obbligata. Finita l’emergenza molte aziende hanno scelto un graduale ritorno in ufficio, mentre altre hanno fatto il salto definitivo al lavoro da remoto. È il caso di LSWR Group, editore di Computerworld e CIO Italia, che ha chiuso alcune sedi e ha convertito i tradizionali uffici in postazioni per lo smart working, con scrivanie e sale riunioni che si prenotano tramite app. “Questo comporta un notevole risparmio di energia, sia rispetto agli spazi non più utilizzati sia perché i dipendenti non devono più spostarsi verso il luogo di lavoro”, ha commentato Dario Puricelli, ICT Director di LSWR Group.

Una conseguenza della pandemia e del passaggio al lavoro da remoto è stata l’accelerazione verso il cloud. “La direzione è portare tutto su cloud, che oggi è un cloud misto, e stiamo portando i file server dalle varie sedi al nostro provider. Prima del Covid c’era il problema della connettività e di avere abbastanza banda perché tutti potessero lavorare sulla VPN. Oggi la situazione si è ribaltata perché ognuno lavora su cartelle in cloud. Lo stesso vale per i nostri server di sviluppo. I programmatori hanno un’infrastruttura che permette di tracciare qualsiasi modifica e avere un percorso guidato verso la pubblicazione del software”.

Misurare per efficientare

Puntare all’efficientamento energetico significa raccogliere dati per avere un quadro completo di consumi ed eventuali inefficienze, individuare dispositivi obsoleti e leggere le informazioni nascoste, i cosiddetti dark data, per poi prendere decisioni informate.

È l’approccio adottato da Harpa per la società Roma Servizi per la Mobilità, che aveva l’esigenza di monitorare i consumi energetici e individuare le inefficienze operative del proprio data center. “I dati acquisiti sono stati determinanti dal punto di vista strategico e operativo, perché hanno permesso di capire esattamente quali erano i punti critici da efficientare e sottoporre in approvazione gli investimenti finalizzati sia al rinnovo della struttura tecnologica sia al saving dal punto di vista energetico”, ha spiegato Francesco Amendola, CTO del Gruppo Harpa.

Il ruolo dei responsabili ICT

Un pensiero condiviso è che l’ICT è sì parte del problema dei consumi energetici, ma deve essere vista anche come strumento abilitante per fare le scelte giuste. In quest’ottica è fondamentale che il CIO sia una figura fortemente integrata nell’ambito della direzione strategica insieme a CEO, CFO e direttore tecnico: definire e raggiungere gli obiettivi aziendali, che siano di carattere tecnologico, economico o di policy di sostenibilità, passa attraverso l’informatizzazione e la cultura del dato.

L’informatica è uno strumento”, ha affermato un partecipante alla tavola rotonda, “e per farlo funzionare bene bisogna accordarlo al resto dell’orchestra”.