Gli hub data center europei hanno finito l’energia disponibile: Italia e nuovi mercati favoriti

L’ascesa dell’IA e la conseguente crescita esponenziale dei data center stanno ridefinendo il panorama energetico e infrastrutturale dell’Europa. La capacità di pianificare e modernizzare le reti elettriche è diventata un fattore chiave non solo per la competitività tecnologica del continente, ma anche per la sua attrattività come hub di investimenti digitali. La recente analisi di Ember delinea uno scenario in cui la gestione strategica delle infrastrutture energetiche sarà determinante per vincere la corsa europea all’IA.
La domanda energetica dei data center: un salto senza precedenti
La crescita dei data center in Europa è trainata dalla necessità di processare enormi volumi di dati per alimentare modelli di AI sempre più sofisticati. Questi nuovi centri richiedono quantità di energia molto superiori rispetto al passato, con una domanda destinata a triplicare entro il 2030 in paesi come Svezia, Norvegia e Danimarca, e a crescere da due a tre volte in Italia, Grecia, Finlandia, Portogallo e Slovacchia entro il 2035 rispetto ai livelli attuali. Tale dinamica sta già mettendo sotto pressione le infrastrutture elettriche esistenti, evidenziando la necessità di investimenti massicci e tempestivi.
Secondo Ember, la rapidità e l’efficienza con cui i nuovi data center possono collegarsi alla rete elettrica stanno diventando il principale criterio di scelta per gli investitori. Nei tradizionali hub europei come Francoforte, Londra, Amsterdam, Parigi e Dublino, i tempi medi per ottenere una connessione variano tra i 7 e i 10 anni, con punte fino a 13 anni per alcuni progetti. Al contrario, in mercati emergenti come l’Italia, i tempi si riducono a circa tre anni, rendendo queste aree molto più attrattive per nuovi investimenti.
La conseguenza diretta è che, entro il 2035, metà della capacità europea dei data center potrebbe essere localizzata al di fuori dei grandi poli storici, con un potenziale spostamento di miliardi di euro di investimenti verso paesi meno saturi e con reti più moderne. La Francia, grazie a una rete meno congestionata, dovrebbe mantenere un ruolo centrale, mentre la Germania rischia di vedere rallentata la crescita occupazionale nonostante il contributo significativo dei data center al PIL nazionale.
Reti elettriche come leva di competitività
La capacità delle reti di accogliere nuovi carichi e di garantire connessioni rapide è ormai un asset strategico per attrarre capitali e stimolare la crescita economica. “Le reti stanno determinando la direzione degli investimenti”, sottolinea Ember, evidenziando come la pianificazione energetica non sia più una questione tecnica, ma una leva di politica industriale e di sviluppo regionale.
Questa dinamica non riguarda solo i data center, ma si estende a tutti i settori che puntano all’elettrificazione, dall’industria ai trasporti, fino alle nuove filiere dell’energia rinnovabile. La competizione tra paesi europei si giocherà sempre più sulla capacità di offrire infrastrutture energetiche efficienti, resilienti e sostenibili.
L’impennata della domanda energetica pone sfide significative anche in termini di sostenibilità. Le nuove normative europee, come la Energy Efficiency Directive, impongono ai gestori dei data center obblighi di trasparenza su consumi energetici e utilizzo di fonti rinnovabili, ma la frammentazione regolatoria e la mancanza di target vincolanti rischiano di rallentare la transizione verso un’infrastruttura realmente green.
Parallelamente, l’innovazione tecnologica offre soluzioni promettenti, dall’adozione di sistemi di raffreddamento a liquido per ridurre i consumi, all’integrazione di fonti rinnovabili e sistemi di accumulo, fino alla sperimentazione di micro-reattori modulari e celle a combustibile a idrogeno. Tuttavia, per cogliere appieno queste opportunità, sarà necessario accelerare i processi autorizzativi, investire in nuove linee di trasmissione e potenziare la formazione di tecnici specializzati.
(Immagine in apertura Shutterstock)