Con Datacenter Manager, Proxmox sfida VMware nella gestione di gruppi di cluster HCI

La piattaforma di virtualizzazione open source Proxmox ha compiuto un passo importante per consolidarsi come una delle alternative più interessanti a VMware, avviando la fase di beta testing del nuovo strumento Datacenter Manager. Si tratta di una soluzione pensata per consentire la gestione centralizzata di più cluster hardware, una funzionalità essenziale per gli ambienti di grandi dimensioni.
L’offerta principale di Proxmox è il Virtual Environment (PVE), una suite di infrastruttura iperconvergente in uso su oltre 1,6 milioni di host a livello globale che consente di eseguire e gestire macchine virtuali e container. Per essere pienamente funzionanti, i cluster PVE devono contare almeno tre nodi, ma in ambienti produttivi non mancano implementazioni con decine, se non centinaia, di server. L’architettura di PVE, tuttavia, ha finora imposto un limite, dal momento che ogni cluster è rimasto un’isola a sé stante, senza un sistema di controllo unificato.
Le piattaforme concorrenti offrono da tempo strumenti per la gestione di più cluster da un’unica console, riducendo la complessità amministrativa e i costi di gestione. Con il suo Datacenter Manager, Proxmox si allinea a questo approccio introducendo un tool sviluppato con l’obiettivo di fornire una panoramica centralizzata di nodi e cluster, permettendo anche funzionalità basilari come la migrazione delle macchine virtuali senza requisiti particolari di rete tra i cluster.
Queste caratteristiche rappresentano requisiti imprescindibili per le organizzazioni che adottano infrastrutture iperconvergenti su larga scala. Centralizzare la gestione e semplificare lo spostamento dei carichi di lavoro significa infatti ridurre il lavoro degli amministratori di sistema e rendere le infrastrutture più agili ed efficienti. Secondo l’azienda, dopo l’attuale fase di beta (al momento siamo alla versione 0.9), la release stabile di Datacenter Manager sarà rilasciata entro la fine dell’anno, rendendo Proxmox ancora più competitivo e appetibile per chi cerca alternative a VMware.
Il contesto competitivo gioca infatti a favore di Proxmox. Da quando Broadcom ha acquisito VMware, la strategia commerciale sembra puntare sempre meno alle piccole e medie imprese, privilegiando invece i grandi clienti enterprise. Ciò lascia spazio a soluzioni alternative come PVE, che si dimostrano perfettamente in grado di gestire scenari meno complessi, con l’ulteriore vantaggio di essere software open source e quindi estremamente competitivi sul piano dei costi.
Non sorprende che ogni volta che si parla di alternative a VMware, Proxmox venga citato con curiosità e apprezzamento da parte della community e degli addetti ai lavori. L’introduzione del Datacenter Manager potrebbe dunque rafforzare ulteriormente questa percezione, trasformando PVE in una scelta ancora più solida per chi non può o non vuole sostenere i costi delle licenze VMware.
Gli analisti, pur riconoscendo i progressi di Proxmox, sottolineano però come lo stack tecnologico di VMware resti più maturo e ricco di funzionalità rispetto ai concorrenti. Molti utenti ammettono la superiorità tecnica di VMware, ma evidenziano anche l’insostenibilità dei costi per tutti i carichi di lavoro aziendali.
Un esempio arriva dal Gartner Symposium in Australia, dove un rappresentante di un importante retailer locale ha spiegato di aver dovuto rivedere l’intero patrimonio IT dopo un aumento del 180% dei prezzi delle soluzioni VMware. La conseguenza è stata la scelta di diversificare: parte dei carichi sarà migrata su Hyper-V, incluso nei contratti Microsoft già attivi, e su Nutanix, riducendo così la dipendenza da VMware.
In questo scenario, Proxmox si propone come un’alternativa credibile per quelle organizzazioni che cercano un bilanciamento tra costi sostenibili, flessibilità e controllo. Grazie alla natura open source, alla comunità attiva e ora anche a un’evoluzione verso la gestione multi-cluster, PVE può diventare una risposta concreta alle esigenze delle aziende che vogliono contenere la spesa senza rinunciare a un’infrastruttura virtuale affidabile.